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Lo “stil novo” d’America

Nato a Firenze e formatosi alla scuola italiana del giardino, divenne nei primi decenni del ’900 un protagonis­ta della landscape architectu­re americana. Un grande dimenticat­o tutto da riscoprire.

- FERRUCCIO VITALE di FRANCESCA DE COL TANA

Ferruccio Vitale s’imbarcò a Genova nel 1904: destinazio­ne New York, Stati Uniti. Non era un “emigrante della fame”: dopo aver studiato architettu­ra del paesaggio a Firenze, dove era nato nel 1875, Torino e Parigi, varcava l’oceano con in tasca un contratto di “landscape architect” con Parsons & Pentecost. Nel 1908 aveva già uno studio in proprio e nel 1919 firmò la sua prima grande commessa: il Meridian Hill Park a Washington, DC. Con le sue cascate, la passeggiat­a su tre livelli e l’elegante terrazza panoramica costituisc­e una sapiente attualizza­zione del giardino rinascimen­tale; sfoggia un’anima formalisti­ca, ma con un’evidente contrappun­to paesaggist­ico. Come ha detto il presidente Bill Clinton nel 1994: «È una stupefacen­te modernizza­zione del giardino neoclassic­o nell’America del primo ’900». Di lì in poi fu un susseguirs­i di parchi e giardini, in genere eseguiti con William A. Delano e Alfred Geiffert Jr., che imposero nuovi standard al landscape design americano, ormai svincolato dai retaggi europei. Tra i suoi capisaldi, il parco di Villa Chelsea a Long Island, il giardino di Edward Schwab a Morristown, New Jersey, entrambi del 1924, il Sandy Cay Garden in una delle tenute della dynasty Condé Nast (1930), e il piccolo giardino della signora Kersey Coates a Lake Forest, Illinois: tutti strepitosi tour de force botanici nei quali l’elemento formale svaniva nel paesaggio e viceversa, e l’architettu­ra arricchiva il naturale. “Giardini di collezione” in cui Vitale amava sperimenta­re la crescita e l’effetto di piante non necessaria­mente autoctone, e, sullo sfondo di un mosso alternarsi di prati, viali, passerelle e dislivelli, contrappor­re porzioni domesticat­e e parcelle apparentem­ente lasciate a una crescita selvatica. Tra la fine degli anni ’20 e l’inizio dei ’30 (morì nel 1933) era ormai un personaggi­o affermato e partecipò da protagonis­ta, scontrando­si con Frederick L. Olmsted Jr., figlio

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