SOTTO IL CONO
Tra gli ulivi della campagna di OSTUNI va in scena una rilettura raffinata e contemporanea di antichi trulli. A idearla e realizzarla con passione una interior stylist che scrive di architettura e di design.
A OSTUNI, una rilettura contemporanea della fisionomia dei classici trulli pugliesi.
Il vecchio e il nuovo. sopra: l’aia conserva gli originari pavimenti in pietra calcarea. Una lamina di ferro giallo, su disegno dell’interior stylist Sonia Cocozza, riveste gli antichi gradini in pietra. sotto: l’isola centrale della cucina, disegnata per Sonia e Paolo dall’amico architetto Giuliano Andrea dell’Uva. Sgabelli Donut di Alessandra Baldereschi per Mogg, lampadario su disegno. pagina seguente: è dell’artista napoletano Umberto Pintore la scritta al neon che, enfatizzando la circolarità del living, recita un detto popolare pugliese. Tavolini Iso A e Iso B di Petite Friture.
Un incontro fortuito e fatale. Sonia Cocozza e Paolo Verde, lei giornalista di architettura e design, lui imprenditore, definiscono così il loro primo contatto con la Val d’Itria, uno dei più straordinari territori della Puglia. Da subito hanno accarezzato l’idea di acquistare una casa in quella contrada: il bianco abbagliante dei suoi borghi, gli ineffabili trulli, le dolci colline, l’aria secca e fresca proveniente dai Balcani, li hanno decisi. Ora si trattava di trovare il luogo e la costruzione dei loro sogni. E, come talvolta accade, è stata la casa a sceglierli. Un piccolo insieme di trulli arroccati su una collina ombreggiata dalle folte chiome di un uliveto. Sullo sfondo fichi d’India e lunghi filari di vite: sembrava che attendessero solo loro per iniziare una seconda vita. Ma c’era molto da lavorare per trasformare il complesso nel rifugio estivo dall’aura magica che la coppia si era immaginata. Le caratteristiche coperture a cono originarie chiedevano un attento restauro: smontati e risanati, gli elementi costitutivi sono stati poi ricomposti come in una costruzione Lego. E a questi “coni” altri se ne sono aggiunti, realizzati seguendo le antiche procedure. Rispettare e integrare il complesso rurale per Sonia significava creare una sintesi tra l’eredità culturale del luogo e la sua
personale visione dell’abitare. Uno dei criteri che l’hanno guidata è stato avere tutti gli ambienti in aperto dialogo con la natura, un altro la semplicità, un terzo l’impiego di materiali e tecniche della tradizione locale (il rapporto con le maestranze del posto non è stato sempre facile) e infine una voglia di sperimentare aggiungendo tocchi glamour alle soluzioni progettuali.
«Con questi trulli», spiega Sonia, «ho potuto liberare la mia vena di interior stylist. Ho concepito gli ambienti come spazi della spontaneità. I trulli sono il risultato di un’architettura della necessità, minimali e insieme ricchi di potenzialità e suggestioni. L’ascolto del luogo ha rappresentato la chiave interpretativa del mio procedere. Ogni stanza ha una storia da raccontare. Le camere da letto sono state concepite come fogli bianchi da scrivere e reinventare». La forma circolare del trullo ha dettato le regole funzionali ed estetiche degli ambienti, in particolare delle stanze. Il segno architettonico c’è ma è morbido, sommesso, come le forme della natura. Ovunque s’intravedono scelte materiche che richiamano ed esaltano l’architettura spontanea del trullo. Alla chianca (la tipica pietra calcarea pugliese) originale del pavimento dell’alcova si affiancano i rivestimenti cementizi. Il ferro laccato, sottile come una lama, veste, tratteggia, taglia e intaglia ora le scale esterne della vecchia alcova, ora i camini e le nicchie in muratura, ora gli imbotti delle porte finestre, ora le armadiature a scomparsa. Gli arredi si inseriscono armoniosamente, senza invadenza pur essendo per lo più orientati al design e all’artigianato di ricerca. Una scritta al neon in dialetto pugliese evoca una volta di più le radici del luogo. Nella stessa direzione si muovono anche “le farfalle”, un’installazione dell’artista-architetto Camilla Castaldo da un idea di Sonia. Che dice: «Volevo che l’anima pugliese emergesse a chiare lettere in tutto il complesso. All’interno sentivo di esserci riuscita, la sistemazione degli esterni chiedeva invece nuova linfa. Un intervento che unisse valori paesaggistici, storia e cultura del territorio». Con lo Studio Talent di Ostuni è così nato il progetto del verde che incornicia l’andamento tradizionale dei coni interrotto a sorpresa da un monolite in calce bianca. Interno ed esterno fluiscono l’uno nell’altro mantenendo ciascuno la propria identità. Si familiarizza con i trulli scoprendoli a poco a poco, in un lento percorso di conoscenza che inizia già dall’aia dove le costruzioni stupiscono e affascinano con il bianco luccicante delle murature. In questo spazio in cui il vento mescola i profumi autoctoni del mirto e del rosmarino, del lentisco e della menta, della lavanda, della ginestra e del carrubo, sono i muretti a secco, frutto di un’antica sapienza costruttiva, a delineare le varie aree en plein air. I gradini ricavati dai massi di roccia calcarea conducono alla zona per il pranzo contigua alla piscina. La quale reclama un tuffo per immergersi contemporaneamente nell’acqua e pure nel paesaggio circostante, giacché la superficie specchiante, che ne intesta una estremità, cattura e moltiplica il verde in una dimensione spazio-tempo che si prolunga all’infinito.
«La percezione dello spazio e il gioco delle prospettive cominciano già dall’aia, dove i trulli col loro bianco abbacinante iniziano a mostrarsi».