TRA I RIFLESSI DELLA STORIA
SONIA S. BRAGA
Prima di tutti i designer che nel ’900 si misurarono con la nobile arte del vetro, ci fu lui, un artista: Vittorio Zecchin (Murano, 1878-1947). Quando nel 1921 viene fondata l’azienda V.S.M. Cappellin Venini & C., di cui è direttore artistico, intraprende una nuova sfida: attualizzare la produzione vetraria muranese, che entra a pieno titolo nella storia del design. Come disegnatore si rifà all’estetica “classica” della vetraria rinascimentale, essenziale nella linea e priva di ornamento. Un passato che rivisita con una sensibilità coloristica di matrice pittorica: questa è l’originalità di Zecchin. Di classico nelle sue creazioni ci sono i modelli, spesso ispirati ai dipinti dei maestri del ’500 – Holbein, Veronese, Tintoretto –, e la tecnica, vetro soffiato leggerissimo. Progetta coppe, vasi, alzate e compostiere, in cui la semplicità del disegno esalta le qualità della materia: purezza, luminosità, leggerezza. “Vittorio Zecchin: i vetri trasparenti per Cappellin e Venini” (Le stanze del Vetro, Fondazione Giorgio Cini, Venezia, fino al 7/1), a cura di Marino Barovier, riassume in 250 oggetti sei anni di carriera (1921-1926) che hanno segnato la nascita del vetro