Boramis•
Così cambia nome e connotati il tiramisù nell’interpretazione di uno in vena di poesia.
Gli ingredienti del tiramisù sono lavorati sia separatamente in foglie essiccate e croccanti sia nella preparazione cremosa classica nascosta dal terriccio. Questo è un tiramisù, tant’è che compare nella “bibbia” del tiramisù compilata da Clara e Gigi Padovani e pubblicata da Giunti ( Però uno si chiede come mai il dolce per eccellenza cedevole e suadente, fatto a strati in cui affondare il cucchiaio, sia diventato un mucchietto di terriccio in cui stanno piantati dei rametti stecchiti, identico a quelle tombe improvvisate in mezzo alle praterie dei film di indiani e cowboy. Ma è così che l’ha immaginato e composto Tomaž Kavˇciˇc, uno dei rappresentanti più significativi e creativi della Nuova Cucina Slovena, in un cortocircuito tra i ricordi d’infanzia, quando col nonno attraversava il confine della ex-Jugoslavia per comperare a Gorizia il mascarpone per il tiramisù della trattoria di famiglia, e l’aspetto che assume il paesaggio nella sua valle, a Vipava, allorché la bora soffia a 120 chilometri all’ora per giorni e giorni e tutto diventa secco. Un’interpretazione che cade in armonia sia nel contrasto con le pareti affrescate della sua Gostilna (locanda) Pri Lojzetu ospitata nel castello di Zemono, sia con quelle scabre dell’enoteca. Qui il tiramisù classico dorme sotto un terriccio di savoiardi, cacao in polvere e cioccolato grattugiato; l’alberello è di biscotto; le foglie sono di mascarpone, bagna e crema di caffè essiccati. Tutte scompigliate perché la bora non soffia mai nella stessa direzione. È bello stare al gioco.