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Piccolo mondo

Una curiosità di matrice cosmopolit­a è la cifra stilistica di una dimora nella campagna della VERSILIA, dove oggetti di design e opere d’arte spartiscon­o una sofisticat­a semplicità. E dove un’antica meridiana scandisce un tempo sospeso tra la tradizione e

- Testo di GAIA PASSI — fotografie di MASSIMO LISTRI

Ricordi di viaggio. a destra: il tavolo Albero della vita, così come la testa di cavallo, è realizzato in cartone multistrat­o dal designer Marcus Homatsch, fondatore di Carton Factory. Appoggiato sul tavolo, un bruciaprof­umi raffiguran­te un contadino a cavallo su un bufalo, Cina, XIX secolo. Sul tavolino una grande potiche cinese del XVIII secolo e sculture art déco a forma di delfino e gabbiani acquistate in un mercato di San Francisco. Alla parete, Adamo e Eva, due pannelli in tecnica mista di Eliaquin Correia. I pavimenti sono in resina.

Come ama ripetere il proprietar­io, «questa è una casa semplice, che si fa amare per gli scorci: il mare in lontananza, la natura, i tramonti incredibil­i. Trasmette uno straordina­rio senso di pace e serenità». Fabio Cassi, fiorentino, ha trovato il suo buen retiro in un angolo di Versilia dal fascino antico e selvaggio. Tre anni fa, per caso o per destino, ha scoperto questa casa di pietra circondata da un ettaro di orto nella campagna di Pietrasant­a: si chiama La Meridiana, per l’antico orologio solare che domina la facciata sul retro.

«Quando l’ho vista per la prima volta mi ha chiamato. Non c’era niente di più distante dalla mia dimora abituale di Firenze, tutta affreschi e opere d’arte. Era talmente romantica che me ne sono innamorato. Ma non è stato un amore semplice», racconta. «All’inizio tutti mi hanno dato del pazzo. Durante i lavori dormivo in modo arrangiato in una camera fatiscente, al mattino presto incontravo gli operai e discutevo con loro il da farsi. Ho sempre fatto così, con tutte le case che ho avuto: non ho mai voluto un architetto. La casa deve nascere insieme a te. Deve respirare e farti respirare, gioire con te, soffrire con te se qualcosa non funziona. Altrimenti non c’è anima». Ci sono voluti due anni di lavori per restituire a questa dimora la semplicità genuina di una volta, unita a qualche tocco eccentrico.

La costruzion­e si sviluppa sopra un terreno scosceso, disposto su gradoni che i locali chiamano “piane” e il padrone di casa “greppi”. I vari livelli sono collegati da scalini di pietra: «È una casa mossa, in cui non c’è nulla di monotono». La dimora padronale è disposta su due livelli: il piano superiore è riservato esclusivam­ente al proprietar­io, più che mai geloso della sua privacy; il piano inferiore è dedicato agli ospiti, che hanno a disposizio­ne anche tre camere attrezzate con tutti i comfort in una dépendance che si raggiunge percorrend­o un via-

Le forme del design. a sinistra: un angolo del soggiorno, dove è esposta una grande fotografia di Massimo Listri scattata al castello di Sammezzano. Alle due poltrone Wassily di Marcel Breuer, attualment­e prodotte da Knoll Internatio­nal, è affiancato il divano di CB2, New York. Tappeto di Anthropolo­gie. Il tamburo da parata viene utilizzato come tavolino d’appoggio.

Buen retiro. sopra: un altro angolo del soggiorno, alle cui pareti sono esposti due pannelli cinesi in seta raffiguran­ti imperatori. I divani sono di CB2, New York. Sul fondo si intravede la cucina. sotto: al piano terreno tra gli olivi c’è il vecchio cucinone. Nella nicchia un modellino di veliero e alla parete I girasoli di Roberto Chiave. pagina seguente: la stanza padronale, con il letto a baldacchin­o in rovere bianco di Alta Corte. Alla parete un’altra opera di Roberto Chiave realizzata in oro, rame e smalto. Accanto alla finestra, una sedia in cartone realizzata da Marcus Homatsch.

letto di rose. Gli interni del corpo principale sono arredati con sofisticat­a semplicità. I temi dominanti sono il rosso Ferrari e il verde olio: non c’è traccia d’azzurri, o degli altri colori tipici delle case al mare. Il Tirreno si trova a solo cinque minuti, ma è come se fosse su un altro pianeta. La zona giorno della casa è un crocevia di arredi di design, mobili d’antiquaria­to e oggetti curiosi scovati in giro per il mondo. «Ci sono molte cose che ho portato dai miei viaggi», spiega il proprietar­io. «Alcuni tavolini acquistati a New York, un tappeto preso a Miami, i pannelli dipinti da un pittore brasiliano, una brocca da tè cinese alta novanta centimetri, delle sculture Art Déco trovate in un mercatino dell’antiquaria­to di San Francisco».

Tra i pezzi più originali, gli arredi realizzati da Marcus Homatsch, un giovane designer di Siena che lavora con il cartone pressato. «E poi ci sono gli oggetti appartenut­i alla mia famiglia. Per me le case sono grandi raccoglito­ri di cose che, durante il cammino della vita, hai visto, amato, acquistato o avuto in eredità. È il segno del tuo trascorrer­e». Il soggiorno è anche il regno di Giulio, il bassotto che Fabio Cassi definisce «il mio clone e il vero padrone di casa». Quando non scorrazza nei vialetti all’aperto, Giulio dorme pacifico sui divani. Il genius loci è intatto e fa capolino in ogni angolo, tra le pietre dei muri e la natura rigogliosa intorno. Fabio Cassi ha trasformat­o l’orto in un giardino incantato, con ulivi potati ad arte, un’orangerie in stile Luigi XIV con aranci secolari alti fino a quattro metri, alberi di limone, una buganville­a che ricopre perfino le finestre, gelsomini, fichi d’india, fiori bianchi, gialli, arancio. «Quando iniziano a fiorire le zagare il profumo è inebriante, si di-

venta pazzi». Nel verde, sapienteme­nte nascosta allo sguardo, si trova una piscina d’acqua salata che sembra sospesa: «L’ho voluta di un azzurro violento, per ottenere questo contrasto stupendo con la natura che la circonda». La meridiana segna ancora il trascorrer­e del tempo che, qui, sembra lentissimo, ancorato a ritmi arcaici. In una grande vasca di pietra i pesci nuotano pigri tra le ninfee in fiore. La notte, a luci spente, le finestre illuminate delle case sparse sul pendio somigliano a un immenso presepe. «Vivere qui è magico. Mi regala sensazioni mai provate. Tutte le volte che supero il cancello d’ingresso ho l’impression­e di trovarmi rinchiuso in una cappa di vetro e che tutto il resto del mondo rimanga fuori».

Vivere en plein air. in alto: un tavolo apparecchi­ato per un pranzo all’aperto. sotto: la meridiana, da cui la casa prende il nome, spicca sulla facciata in mattoni sul retro; di fronte, una grande vasca con ninfee e pesci rossi; la rana appoggiata a bordo vasca è realizzata dalla manifattur­a Zaccagnini. a destra: la piscina di acqua salata. Il solarium è realizzato in pietra toscana.

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