Modernismo libero
A centovent’anni dalla nascita, ALVAR AALTO si conferma figura sempre più centrale nella storia della cultura del progetto del XX secolo. Innovative e svincolate dai rigori precettistici del Moderno, le sue architetture e i suoi arredi sono capisaldi di u
La personalità di Alvar Aalto (1898-1976) emerge con sempre maggiore vigore nel panorama dell’architettura del Novecento in tutta la sua genialità. Non sottoscrisse mai atti di fede, non aderì a nessuna chiesa del Moderno e in tal modo si sottrasse alle rigidità, agli schematismi e alle ideologie che ne sono parte. In un Paese marginale con una forte tradizione indigena legata al secolare artigianato del legno e a un intenso rapporto con la natura, Aalto compì il miracolo di far convivere mondi che sarebbero potuti apparire inconciliabili. Le avanguardie si premurarono di fare terra bruciata: si disposero antagonisticamente nei confronti dell’ambiente naturale e della storia. Aalto dialoga invece con i maestri del classicismo nordico con pacatezza, disegna come respira, con la prodigiosa scioltezza di chi non ha ricette, ma deve assecondare con i suoi edifici la gibbosità di un terreno o il declinare di una collina. Fu pittore, Alvar Aalto, di singolare freschezza. Nella mia giovinezza ho più volte attraversato la Finlandia alla ricerca delle sue architetture: trascorsi un agosto a disegnare nell’atelier di Helsinki e l’ho visto al tavolo di lavoro: in una mano un rotolo di carta mozzarella, con l’altra disegnava con una spessa mina grassa. Progressivamente si formava un lungo pentagramma che i collaboratori più fidati erano capaci di decifrare. Con Wright contrasse un debito, largamente onorato. Già nella biblioteca di Viipuri (1927-35), attualmente
in Russia, nel Sanatorio di Paimio (1929-33), in villa Mairea (1937-39), Aalto seppe leggere a modo suo i principi della funzionalità e dell’efficienza tecnologica: piante libere, scansioni degli spazi interni fluide e linee ondivaghe, modulazione di legni che si flettono come le betulle sotto il peso della neve o il soffiare del vento. La mostra, appena conclusa, “Alvar Aalto architetto e designer” alla Cité de l’architecture & du patrimoine a Parigi in collaborazione con il Vitra Design Museum presentava 150 opere (modelli, disegni, progetti, fotografie, oggetti). Alla Maison Carrée vicino a Parigi, costruita in due fasi (1956-9 e 1961-3), era dedicato uno spazio particolare essendo l’unica opera costruita in Francia, a parte il Padiglione finlandese all’Esposizione internazionale di Parigi del 1937. In mezzo secolo di attività attinse con intelligenza e sensibilità anche all’arte, a Léger, Arp, Calder o Moholy-Nagy. Il legno nelle sue mani diviene un foglio di carta e i suoi oggetti nascono dalla passione per la natura e per l’arte: dalla sedia per Paimio alla poltrona con spalliera, 1932, realizzate con essenze diverse di legno curvato. Aalto si avvale anche di metallo e vetro per lumi o oggetti. La sua opera nel dopoguerra diede un contributo decisivo per superare la crisi “precettistica” che attanagliava il Moderno. Negli Stati Uniti i dormitori del Mit a Boston (1946-49) sono una sfida di straordinaria forza creativa.