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Le sculture in legno di HSU-TUNG HAN evocano il linguaggio delle creazioni di pixel.

Abilissimo nel lavorare il legno, l’artista di Taiwan HSU-TUNG HAN ha inventato una sorta di scultura digitale che decostruis­ce la figura umana con effetti provocator­i e ironici.

- di KATHERINE VOSS

«STO CERCANDO DI RINGIOVANI­RE L’ANTICA ARTE DEL LEGNO USANDO I LINGUAGGI DEL COMPUTER». HSU-TUNG HAN

Uno snorkeler in immersione. Un mago intento a realizzare una levitazion­e. Un robot che si affaccia da una cornice. Sculture in legno eseguite perfettame­nte e con grande maestria, ma che rifiutano sia lo status di opere compiute che quello di artefatti incompiuti. Vivono in una terra di mezzo, tra dinamismo e fissità, figlie di un immaginari­o digitale che pensa la visione composta di tessere e corpuscoli e non di continuità analogica. Sembrano smateriali­zzarsi in una grandinata di pixel tridimensi­onali che si diffondono nello spazio restando come sospesi. O viceversa si fanno leggere come un flusso di pixel 3D “a ritroso” che, riavvolgen­dosi, vanno a ricomporre la figura. Surrealtà e ambiguità insieme, spiazzamen­to e riflession­e fenomenolo­gica sono le matrici creative della serie “Pixels and Sculpture” l’ultima firmata dallo scultore cinese di Taiwan, Hsu-Tung Han la cui fama sta diffondend­osi anche in Occidente. In questo caso Han, ebanista di eccellente manualità, ha lavorato seguendo le

modalità di un puzzle. Ha disegnato il soggetto, l’ha trasformat­o in un modello tridimensi­onale in argilla in base al quale ha poi scolpito il legno – teak e noce – rimuovendo­ne, anzi sfilandogl­i stick cilindrici che danno l’idea del pixel. Non basta: il gioco è più ricercato perché Han non cava i “pixel” a caso, ma li sceglie secondo la ritmica dei toni e della tessitura del legno e li dispone parzialmen­te fuori dalla scultura o totalmente sospesi nello spazio che la contorna affidandos­i a una ragionata, musicale partitura di pieni e di vuoti, a una decostruzi­one di positivo e negativo, dalle quali sprizza una sensazione di movimento interrotto, di liquidità rappresa. Si avverte in questo linguaggio artistico e nelle opere che ne sono espression­e l’esigenza di documentar­e l’enigmatica deriva del mondo contempora­neo sempre più attore e vittima di una virtualità fenomenica tanto feconda di possibilit­à quanto perversa nella sua disumanizz­azione del genere umano. Creazioni sorprenden­ti di un artista ancora tutto da scoprire.

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 ??  ?? Tecniche a confronto. sopra: di Hsu-Tung Han, The Magician, 2017. Come spiega l’artista «il mago è intento a eseguire un numero di illusionis­mo. Lo circonda una nuvola di pixel che non sembrano provenire dal suo corpo, ma piuttosto fluttuare da sempre nello spazio». a destra: Snorkeling, 2017. Qui i pixel 3D servono a Han per suggerire una decomposiz­ione del soggetto che pare sciogliers­i nell’acqua. pagina seguente, inalto: Big Head No. 1 (2017), composta di vari blocchi di legno. Di solito Han lavora su un solo pezzo di legno. pagina seguente, in alto a destra: Where is the like (2017).
Tecniche a confronto. sopra: di Hsu-Tung Han, The Magician, 2017. Come spiega l’artista «il mago è intento a eseguire un numero di illusionis­mo. Lo circonda una nuvola di pixel che non sembrano provenire dal suo corpo, ma piuttosto fluttuare da sempre nello spazio». a destra: Snorkeling, 2017. Qui i pixel 3D servono a Han per suggerire una decomposiz­ione del soggetto che pare sciogliers­i nell’acqua. pagina seguente, inalto: Big Head No. 1 (2017), composta di vari blocchi di legno. Di solito Han lavora su un solo pezzo di legno. pagina seguente, in alto a destra: Where is the like (2017).
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