ATTRAVERSO LA STORIA
A Lucca, un antico palazzo costruito sulle MURA ROMANE della città. Diventato una casa 100% contemporanea grazie a un intervento pieno di rispetto.
Un antico palazzo di LUCCA è rivitalizzato da un progetto dal gusto contemporaneo.
Gli spazi dell’edificio sono stati RIDISEGNATI. Ma con mano leggerissima, senza alterare la pianta originaria.
Uno dei più straordinari miracoli italiani lo abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. È la compresenza, in uno stesso luogo, di secoli di storia. Che sono ancora lì con tracce alle volte monumentali, più di frequente piccole o ancora più spesso nascoste. E danno un senso speciale a tutto, una specie di quarta dimensione che ci permette di vedere indietro nel tempo. Così può accadere che, lavorando al consolidamento di un edificio cinque-seicentesco, a Lucca, gli operatori trovino importanti testimonianze di epoca romana. La casa è quella di queste pagine, ricavata ai primi due piani di palazzo Boccella. Siamo davanti alla chiesa di Santa Maria Forisportam, nel cuore antico della città, un gioiello dalla facciata in marmo e mattoni. Il palazzo nel tempo si era lentamente lesionato verso l’angolo della piazza, un lavoro di consolidamento era indispensabile. «Sapevamo che l’edificio era sul tracciato delle mura romane: avevamo seguito la ristrutturazione di un palazzo sull’altro lato della strada e avevamo trovato molte tracce antiche», racconta Elvio Cecchini, che con Angela Chiantelli ha firmato il progetto. «Ma qui è bastato scavare un po , nell’intento di trovare la quota originale del piano seminterrato, per capire di essere proprio sotto il livello stradale e ci siamo
resi conto di essere in corrispondenza della porta orientale del decumanus maximus della città romana, pavimentato a grandi basoli di pietra». Sono emersi grandi blocchi di calcare bianco, che costituiscono i resti delle mura, oltre a reperti di rilievo, come una fiasca di bronzo (oggi esposta al Museo nazionale di Villa Guinigi) e molti oggetti in legno ancora ben conservati per la presenza costante dell’acqua di falda, oggi messa a regime grazie a pompe a immersione. «È stato un ritrovamento importante per la città e molto emozionante: il cantiere si è riempito di studiosi, che lavoravano fianco a fianco con le maestranze. E oggi i padroni di casa hanno un sito archeologico personale, a cui si accede dal cortile: non è da tutti», prosegue Cecchini. I tempi del cantiere si sono così allungati fino a due anni e mezzo. Ma ne è valsa la pena. L’edificio non era vincolato, e questo ha permesso di eliminare molte superfetazioni che ne avevano sporcato il disegno. «Il cortile, per esempio, era stato in parte coperto e alcuni elementi architettonici risultavano totalmente nascosti», aggiunge Angela Chiantelli. Sono riapparsi così un pozzo, una colonna in marmo con capitello tardo medievale sulla quale insistono, gli archi che sostengono il passaggio tra parte nobile e zona di servizio del palazzo.
Gli spazi sono stati ridisegnati ma con mano leggerissima, senza alterare la pianta originaria. Gli interventi volti a portare i comfort moderni sono invisibili: pavimenti radianti che d’estate possono rinfrescare gli ambienti, bocchette discrete per la deumidificazione. Nelle sale del primo piano è stato recuperato, dove possibile, l’apparato decorativo creato nell’Ottocento; i pavimenti sono stati realizzati in seminato che ne riprende i colori. La casa, di 540 metri quadrati sui due livelli, ha cinque camere da letto, ognuna con bagno. Quella padronale, nell’angolo più bello del primo piano (sullo spigolo del palazzo, con tre finestre), ha un bagno-guardaroba realizzato in una sala adiacente: le due funzioni sono separate da un divisorio-contenitore che non arriva al soffitto e dove una porta integrata mette in comunicazione le due parti della stanza, senza così alterare la spazialità originaria del volume e conservando l’unitarietà della decorazione pittorica, che affiora anche sulle pareti. L’arredamento è un progetto tuttora in progress. In queste immagini si notano moltissimi pezzi d’autore prodotti da Edra, la cui sede è a neanche 40 chilometri da qui: raccontano una storia di amicizia, quella tra i padroni di casa e la famiglia Mazzei, proprietaria dell’azienda. Anche a livello di finiture la scelta è stata quella di seguire le personalità e i gusti dei membri della famiglia. Così, per esempio, i bagni dei ragazzi hanno un’immagine minimalista e molto contemporanea, mentre quelli dei genitori e della figlia sono più vicini a linee tradizionali. «I clienti non devono subire le scelte dell’architetto: in fondo sono loro che devono vivere lo spazio. Questo è stato un progetto complesso e condiviso passo dopo passo con la committenza», spiega Cecchini. «La distribuzione degli spazi è stata suggerita da noi, ma tutto è stato deciso insieme a loro. A partire da tutto il lavoro di demolizione, che è stato un atto coraggioso e che ha permesso di mettere in valore il cortile. Un lavoro molto complesso che però non ha dato origine a dissapori: la prova è che siamo tuttora amici», conclude. Con un tocco di ironia totalmente toscano.