PRESENZE RITUALI
Si ispirano alle culture più antiche e tribali i creati dallo scultore Matteo Pugliese.
Lui li chiama, semplicemente, Custodi. Hanno la solennità ieratica di samurai e guerrieri: sono guardiani silenziosi che racchiudono il fascino tribale di culture millenarie. Opere evocative di rituali arcani, testimoni della memoria e dell’identità di svariati Paesi del mondo. «Difendono l’etnia, la tribù, il gruppo», spiega Matteo Pugliese, che quest’anno ha arricchito la sua famosa serie di sculture – progetto a lungo termine avviato oltre 20 anni fa – con tre nuovi personaggi, depositari di tradizioni antiche di secoli. Ecco, dunque, il Custode
punico, che si rifà alla leggendaria figura di Bes, divinità egizia che si pensava scongiurasse la sfortuna, per questo raffigurata su moltissimi oggetti domestici, dai vasi per unguenti alle testiere dei letti. «Nel tempo la sua effigie fu rielaborata da varie popolazioni del Mediterraneo, tra cui romani e punici, appunto». E ancora il Custode tibetano o quello namibiano, ispirato all’heritage del popolo Himba, gruppo etnico di pastori nomadi che abita i villaggi del Kaokoland, tra le zone più affascinanti della Namibia, ai piedi dei monti Hartmann. «Sono opere che riflettono la mia fascinazione per le culture arcaiche e primitive, anche se mi piace reinventare le fonti mantenendo solo i dettagli che più mi interessano. Privilegio da sempre l’intensità emotiva della scultura piuttosto che la fedele ricostruzione storica. Spesso, la stessa pratica di modellare i volti in terracotta rivela la profonda umanità dei miei Custodi».