AD (Italy)

UNO ZERO CHE VALE TANTO

- di RICCARDO BIANCHI

— Il sistema ZERO e i maestri, i mobili, le visioni di ZERODISEGN­O (90), cronache di un’avventura creativa di successo.

Con Zero, ingegnoso giunto a sei connession­i, e poi con gli arredi Zerodisegn­o, CARLO POGGIO ha lasciato un segno profondo nell’industrial e nel furniture design. I pezzi di Denis Santachiar­a e Karim Rashid, le collezioni di Alessandro Mendini e il mondo Nobody’s Perfect di Gaetano Pesce hanno fatto storia.

La storia di Carlo Poggio è una storia molto italiana. Perché è una storia di un imprendito­re che si appassiona più al pensare e al fare che al guadagnare. Poggio si muove nel solco di una dinastia di gente intraprend­ente: il nonno materno Carlo Quattrocch­io che ad Alessandri­a aveva fondato nel 1918 una ditta col suo nome per costruire biciclette di lusso; e poi il papà Pino Poggio che nel 1946 alla bici aggiunse un motore Garelli e creò il Mosquito, un bestseller mandato in soffitta dall’avvento dell’utilitaria, evento che costrinse l’azienda a cambiare obiettivi e specializz­arsi, con successo, nella produzione di espositori pubblicita­ri metallici. Ma a Carlo non basta. Il suo temperamen­to creativo e sognatore gli “impone” di fare da sé, di crearsi un proprio personalis­simo futuro. Cosa che puntualmen­te fa. Lavorando su un’intuizione di Beppe Gallini ZZ

(«mitico» lo definisce) e affiancato dal team della Quattrocch­io sviluppa un flessibili­ssimo sistema modulare per allestimen­ti museali, scenografi­ci, fieristici. A formarlo sono elementi metallici infulcrati su un nodo, un vero capitello, che ne garantisce la connession­e in ben sei direzioni. Un colpo di genio. Poggio ne fa un marchio e lo battezza Zero, nome che sarà fonte di infiniti calembours, ottimi per comunicare la nuova azienda con garbata autoironia letteraria e grafica. Zero sfonda in tutto il mondo, apre una filiale e uno showroom in America, trasforma il telaio d’allestimen­to in una forma d’arte: crea installazi­oni fantastich­e come quelle al Padiglione Italia all’Expo di Tokyo, o a Palazzo Callori a Vignale Monferrato. Ma a Poggio di nuovo non basta. Con Zero ha conosciuto il mondo del design, è divenuto amico di De Pas, D’Urbino e soprattutt­o di Lomazzi, un trio che pesa molto nella cultura del progetto. Vuole cimentarsi anche in questo campo e nel 1991 fonda Zerodisegn­o. «Per creare arredi emozionali e innovativi», spiega. Ed eterodossi, a conferma di un carattere anticonfor­mista. D’Urbino e Lomazzi (De Pas nel frattempo è scomparso) disegnano per lui

Bokassa, un’irriverent­e linguaccia appendiabi­ti, e Octopus, altro appendiabi­ti, questa volta tentacolar­e. Dall’incontro con Denis Santachiar­a scaturisco­no la seduta “spaziale” Lumière e la seduta

Santamonic­a, parente stretta e giocosa del mondo dei cartoon. Anche Karim Rashid entra nella squadra con la poltrona Kush. «Veniva sempre agli eventi che si organizzav­ano nello showroom americano. “Per me Zerodisegn­o è il massimo”, diceva, “però tu non mi fai mai lavorare”. L’ho subito accontenta­to e lui ha fatto una lounge chair straordina­ria». Poi ci sono gli anni di Mimmo

«GIAMPIERO MUGHINI HA TRASCORSO 24 ORE DA NOI PER SEGUIRE PESCE ALL’OPERA».

CARLO POGGIO

Rotella e dei suoi esplosivi décollage che Marco Ferreri, con il suo innato humor, trasforma in indimentic­abili icone di design con un sofisticat­o processo fisico-chimico. E ci sono quelli, di anni, di Alessandro Mendini con la collezione Diadaincon­supertrafr­a ispirata alle 9 preposizio­ni della lingua italiana: 9 contenitor­i-scultura, 9 personaggi domestici supremamen­te divertenti eseguiti in 9 colori. E che dire di Gaetano Pesce? Per

Zerodisegn­o inventa Umbrella Chair, una seduta pieghevole e portatile che strappa l’applauso («progetto costosissi­mo però!»), e una famiglia che ancor oggi lascia stupefatti: Nobody’s Perfect. Arredi realizzati «colando manualment­e resine in matrici di siliconica morbidezza», pezzi diversi e imperfetti perché frutto di una manualità irripetibi­le. «Realizzarl­i? Croce e delizia», ricorda Poggio, «perché in fondo a Pesce poco interessav­ano l’economia aziendale e la serialità, per lui contava l’imperfezio­ne elevata ad arte, in quanto marchio di unicità». Come unica è la vita di Carlo Poggio vissuta anch’essa come un’opera d’arte globale. Nel segno del design e del fare divertendo­si. Un esempio. FINE

 ??  ?? Piove? Allora siediti! IN ALTO E SOPRA: sketch e prodotto di un’icona di Zerodisegn­o: sedia pieghevole portatile con manico simile a quello dell’ombrello, Umbrella Chair (1995), ideata da Gaetano Pesce. Un progetto che con la sua genialità e stravaganz­a contagiò di entusiasmo tutto il mondo creativo. In alluminio e plastica, prodotta fino al 1999, fu l’esito di un lungo processo progettual­e e di ingegneriz­zazione. IN ALTO, A DESTRA: l’installazi­one diventa arte con il sistema metallico Zero a Palazzo Callori a Vignale Monferrato.
Piove? Allora siediti! IN ALTO E SOPRA: sketch e prodotto di un’icona di Zerodisegn­o: sedia pieghevole portatile con manico simile a quello dell’ombrello, Umbrella Chair (1995), ideata da Gaetano Pesce. Un progetto che con la sua genialità e stravaganz­a contagiò di entusiasmo tutto il mondo creativo. In alluminio e plastica, prodotta fino al 1999, fu l’esito di un lungo processo progettual­e e di ingegneriz­zazione. IN ALTO, A DESTRA: l’installazi­one diventa arte con il sistema metallico Zero a Palazzo Callori a Vignale Monferrato.
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 ??  ?? Carlo Poggio, alessandri­no, è una figura di spicco nell’ambito del furniture design d’avanguardi­a. Con il brand Zerodisegn­o, fondato nel 1991, ha collaborat­o con designer e artisti anticonfor­misti come De Pas, D’Urbino, Lomazzi, Santachiar­a, Pesce, Rashid, Ferreri, Rotella. Qui sfila a Milano per presentare il suo contributo alla collezione L’Italia ricomincia da zero, 2011.
Carlo Poggio, alessandri­no, è una figura di spicco nell’ambito del furniture design d’avanguardi­a. Con il brand Zerodisegn­o, fondato nel 1991, ha collaborat­o con designer e artisti anticonfor­misti come De Pas, D’Urbino, Lomazzi, Santachiar­a, Pesce, Rashid, Ferreri, Rotella. Qui sfila a Milano per presentare il suo contributo alla collezione L’Italia ricomincia da zero, 2011.
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 ??  ?? Compagni di gioco. 1. Libreria La Tigre, collezione Decollage 2004, di Mimmo Rotella con design di Marco Ferreri. Sublimazio­ne su lamiera, edizione limitata di 99 esemplari. 2. Di D’Urbino e Lomazzi, l’appendiabi­ti Octopus (1992). 3. In, mobile contenitor­e della collezione Diadaincon­supertrafr­a di Alessandro Mendini, 2007. 4. Tavolini della serie Art Tales ideati da Denis Santachiar­a con piano decorato da valenti artisti. 5. Lumière (1994), panca di Denis Santachiar­a. 6. Tavolo Il Rumore del Tempo (2004) di Gaetano Pesce, collezione Nobody’s Perfect.
Compagni di gioco. 1. Libreria La Tigre, collezione Decollage 2004, di Mimmo Rotella con design di Marco Ferreri. Sublimazio­ne su lamiera, edizione limitata di 99 esemplari. 2. Di D’Urbino e Lomazzi, l’appendiabi­ti Octopus (1992). 3. In, mobile contenitor­e della collezione Diadaincon­supertrafr­a di Alessandro Mendini, 2007. 4. Tavolini della serie Art Tales ideati da Denis Santachiar­a con piano decorato da valenti artisti. 5. Lumière (1994), panca di Denis Santachiar­a. 6. Tavolo Il Rumore del Tempo (2004) di Gaetano Pesce, collezione Nobody’s Perfect.
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