QUI NASCONO LE ROSSE
Un’onda, un nastro animato dal vento: un’epidermide di alluminio e vetro è il marchio dell’edificio che a Maranello ospita il CENTRO STILE FERRARI diretto da Flavio Manzoni. Che ce ne svela i segreti.
— In visita al CENTRO STILE FERRARI (87) a MARANELLO, dove vengono progettate e personalizzate le vetture del cavallino rampante.
Ccome un nastro che sfarfalla piegato, ammorbidito, modellato dal vento: una maglia metallica reticolare avvolge il Centro Stile Ferrari nel cuore dello stabilimento di Maranello, tra architetture magistrali firmate da Renzo Piano, Jean Nouvel e Massimiliano Fuksas. In tanto consesso architettonico il Centro Stile fa la sua figura: solida e svolazzante è una costruzione che attira l’occhio, comunica emozione. Flavio Manzoni, che del Centro Stile è il direttore, l’ha progettata con il concorso dello studio londinese Design International guidato da Davide Padoa, e dello Studio Planning condotto da Stefano Neri a Bologna (più il contributo di Officina di Architettura di Elena Pancaldi per l’interior design di alcuni spazi). Spiega: «Quanto la realizzazione materiale è stata rapida, circa un anno, tanto la gestazione del Centro Stile, inteso non solo come edificio, ma come divisione aziendale è stata lunga. Quando, nel 2010, lasciata la Volkswagen, sono entrato in Ferrari in qualità di direttore del design, il gruppo aveva un’annosa e collaudata consuetudine di rivolgersi a grandi carrozzieri e car designer come Pininfarina, Zagato o Bertone, per lo “stile” delle proprie vetture. Una tradizione nata con Enzo Ferrari quando il focus era tutto centrato sulle corse e internamente restavano poco tempo e poche energie da dedicare ad altre attività seppure importanti per la crescita dell’azienda. All’inizio c’era una certa diffidenza riguardo al mio progetto di un’unica “casa” in cui radunare le funzioni di design, la modelleria virtuale e reale in scala 1:1, la presentazione dei nuovi modelli e il tailor made per la personalizzazione delle vetture. Ma Sergio Marchionne era dalla nostra parte, anche lui convinto che design o stile significano molto di più che mettere un bel vestito sulla meccanica, significano integrare tanti reparti. Così dopo aver lavorato per un po’ da carbonari senza orari e là dove c’era uno spazio occupabile, nel 2016, visti anche i risultati positivi prodotti dall’impegno del mio team, si è deciso di dar vita a un vero Centro Stile con tanto di sede propria». La sfida era lanciata. Come è stata impostata, chiediamo? «Allo stesso modo in cui si progetta un’auto. Per concept e verifiche, utilizzando la matita e
«La modellazione virtuale non basta, per “sentire” una Ferrari occorre
ENTRARE DENTRO il modello reale».
la modellazione. Da principio si pensava a un’architettura industriale dalla struttura fluida, dinamica, che evocasse la velocità. Ma, ragionando, ci siamo resi conto che una soluzione del genere creava una forma non in sintonia con le funzioni che l’edificio doveva svolgere. Per il modo di pensare di Ferrari un controsenso giacché per noi la forma è il plus creativo della funzionalità, non un suo intralcio. E poi c’era anche una questione di tempi e di costi. Così abbiamo optato per un nucleo razionalista, semplice, sviluppato su quattro livelli, e un’epidermide che trasmettesse uno slancio vitale, un’emozione legata all’idea di movimento». Il nastro insomma. A ispirarne l’aspetto è stato un flusso di sagome delle carrozzerie Ferrari che, osserva Davide Padoa a cui si deve il progetto, appaiono come «accelerazioni che creano una intersezione dinamica di superfici piane e curve». A formarla è una composizione di pannelli triangolari di alluminio stirato dorato e vetro chiaro appesi a una struttura metallica: staccati l’uno dall’altro di pochi centimetri danno il senso di un esploso frizzato in quell’istante. Un’immagine che esprime, meglio di mille parole e film, lo scatto, la velocità, il cinetismo, l’eleganza mai fine a se stessa del mondo del Cavallino Rampante. D’altro canto questa pelle non è meramente decorativa: serve, dice Flavio Manzoni «a proteggere il nostro lavoro dal sole e da sguardi indiscreti. Il complesso dopo un anno di vita si sta rivelando perfettamente coerente con le attività che vi si svolgono. Ogni funzione ha il suo spazio, e tutte sono tra loro interconnesse. Al livello -1 c’è il «garage» dei modelli. Al piano terra, la reception e la modelleria: dal clay modelling alle resine, impiegando speciali, avanzatissime frese Cnc. Al primo piano si trovano gli uffici e il grande open space dove lavorano designer e dei modellatori virtuali per creare le Rosse del futuro. All’ultimo livello ecco la grande sala presentazioni con un megaschermo da un milione di pixel, collegata a una terrazza dove vengono mostrate le vetture alla luce naturale. E poi la zona tailor made in cui gli stylist Ferrari guidano il cliente a scegliere colori, pelli e accessori per la loro personalissima Ferrari avendo sempre cura che i valori estetici del marchio non vengano traditi; e ancora gli atelier e ancora gli Atelier che offrono una vasta gamma di personalizzazion. Insomma il Centro Stile è a sua volta “stile”. Al massimo livello, of course, siamo in Ferrari.