AD (Italy)

QUI NASCONO LE ROSSE

Un’onda, un nastro animato dal vento: un’epidermide di alluminio e vetro è il marchio dell’edificio che a Maranello ospita il CENTRO STILE FERRARI diretto da Flavio Manzoni. Che ce ne svela i segreti.

- Progetto di FLAVIO MANZONI, STUDIO DESIGN INTERNATIO­NAL e STUDIO PLANNING testo di RICCARDO BIANCHI — fotografie di MATTIA AQUILA

— In visita al CENTRO STILE FERRARI (87) a MARANELLO, dove vengono progettate e personaliz­zate le vetture del cavallino rampante.

Ccome un nastro che sfarfalla piegato, ammorbidit­o, modellato dal vento: una maglia metallica reticolare avvolge il Centro Stile Ferrari nel cuore dello stabilimen­to di Maranello, tra architettu­re magistrali firmate da Renzo Piano, Jean Nouvel e Massimilia­no Fuksas. In tanto consesso architetto­nico il Centro Stile fa la sua figura: solida e svolazzant­e è una costruzion­e che attira l’occhio, comunica emozione. Flavio Manzoni, che del Centro Stile è il direttore, l’ha progettata con il concorso dello studio londinese Design Internatio­nal guidato da Davide Padoa, e dello Studio Planning condotto da Stefano Neri a Bologna (più il contributo di Officina di Architettu­ra di Elena Pancaldi per l’interior design di alcuni spazi). Spiega: «Quanto la realizzazi­one materiale è stata rapida, circa un anno, tanto la gestazione del Centro Stile, inteso non solo come edificio, ma come divisione aziendale è stata lunga. Quando, nel 2010, lasciata la Volkswagen, sono entrato in Ferrari in qualità di direttore del design, il gruppo aveva un’annosa e collaudata consuetudi­ne di rivolgersi a grandi carrozzier­i e car designer come Pininfarin­a, Zagato o Bertone, per lo “stile” delle proprie vetture. Una tradizione nata con Enzo Ferrari quando il focus era tutto centrato sulle corse e internamen­te restavano poco tempo e poche energie da dedicare ad altre attività seppure importanti per la crescita dell’azienda. All’inizio c’era una certa diffidenza riguardo al mio progetto di un’unica “casa” in cui radunare le funzioni di design, la modelleria virtuale e reale in scala 1:1, la presentazi­one dei nuovi modelli e il tailor made per la personaliz­zazione delle vetture. Ma Sergio Marchionne era dalla nostra parte, anche lui convinto che design o stile significan­o molto di più che mettere un bel vestito sulla meccanica, significan­o integrare tanti reparti. Così dopo aver lavorato per un po’ da carbonari senza orari e là dove c’era uno spazio occupabile, nel 2016, visti anche i risultati positivi prodotti dall’impegno del mio team, si è deciso di dar vita a un vero Centro Stile con tanto di sede propria». La sfida era lanciata. Come è stata impostata, chiediamo? «Allo stesso modo in cui si progetta un’auto. Per concept e verifiche, utilizzand­o la matita e

«La modellazio­ne virtuale non basta, per “sentire” una Ferrari occorre

ENTRARE DENTRO il modello reale».

la modellazio­ne. Da principio si pensava a un’architettu­ra industrial­e dalla struttura fluida, dinamica, che evocasse la velocità. Ma, ragionando, ci siamo resi conto che una soluzione del genere creava una forma non in sintonia con le funzioni che l’edificio doveva svolgere. Per il modo di pensare di Ferrari un controsens­o giacché per noi la forma è il plus creativo della funzionali­tà, non un suo intralcio. E poi c’era anche una questione di tempi e di costi. Così abbiamo optato per un nucleo razionalis­ta, semplice, sviluppato su quattro livelli, e un’epidermide che trasmettes­se uno slancio vitale, un’emozione legata all’idea di movimento». Il nastro insomma. A ispirarne l’aspetto è stato un flusso di sagome delle carrozzeri­e Ferrari che, osserva Davide Padoa a cui si deve il progetto, appaiono come «accelerazi­oni che creano una intersezio­ne dinamica di superfici piane e curve». A formarla è una composizio­ne di pannelli triangolar­i di alluminio stirato dorato e vetro chiaro appesi a una struttura metallica: staccati l’uno dall’altro di pochi centimetri danno il senso di un esploso frizzato in quell’istante. Un’immagine che esprime, meglio di mille parole e film, lo scatto, la velocità, il cinetismo, l’eleganza mai fine a se stessa del mondo del Cavallino Rampante. D’altro canto questa pelle non è meramente decorativa: serve, dice Flavio Manzoni «a proteggere il nostro lavoro dal sole e da sguardi indiscreti. Il complesso dopo un anno di vita si sta rivelando perfettame­nte coerente con le attività che vi si svolgono. Ogni funzione ha il suo spazio, e tutte sono tra loro interconne­sse. Al livello -1 c’è il «garage» dei modelli. Al piano terra, la reception e la modelleria: dal clay modelling alle resine, impiegando speciali, avanzatiss­ime frese Cnc. Al primo piano si trovano gli uffici e il grande open space dove lavorano designer e dei modellator­i virtuali per creare le Rosse del futuro. All’ultimo livello ecco la grande sala presentazi­oni con un megascherm­o da un milione di pixel, collegata a una terrazza dove vengono mostrate le vetture alla luce naturale. E poi la zona tailor made in cui gli stylist Ferrari guidano il cliente a scegliere colori, pelli e accessori per la loro personalis­sima Ferrari avendo sempre cura che i valori estetici del marchio non vengano traditi; e ancora gli atelier e ancora gli Atelier che offrono una vasta gamma di personaliz­zazion. Insomma il Centro Stile è a sua volta “stile”. Al massimo livello, of course, siamo in Ferrari.

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 ??  ?? SOPRA: IL CENTRO STILE FERRARI, NEL CUORE DELLO STABILIMEN­TO FERRARI DI MARANELLO, SI DISTINGUE PER LA SCULTOREA FACCIATA “DOPPIA PELLE”, CHE UTILIZZA OLTRE 3.000 ELEMENTI TRIANGOLAR­I IN VETRO E ALLUMINIO DORATO A DESTRA: FLAVIO MANZONI, CHIEF DESIGN OFFICER, CON LA FERRARI MONZA SP1. ENTRATO IN FERRARI NEL 2010, DOPO AVER GUIDATO IL DESIGN DEL GRUPPO VOLKSWAGEN, MANZONI HA DISEGNATO MODELLI DIVENUTI ICONICI, SVARIATI DEI QUALI HANNO VINTO IL COMPASSO D’ORO. TRA LE ULTIME VETTURE PROGETTATE CON IL SUO TEAM LE FERRARI PORTOFINO, MONZA SP1 E SP2 E LA SF90 STRADALE. È COAUTORE DEL LIBRO L’AUTOMOBILE ITALIANA.
SOPRA: IL CENTRO STILE FERRARI, NEL CUORE DELLO STABILIMEN­TO FERRARI DI MARANELLO, SI DISTINGUE PER LA SCULTOREA FACCIATA “DOPPIA PELLE”, CHE UTILIZZA OLTRE 3.000 ELEMENTI TRIANGOLAR­I IN VETRO E ALLUMINIO DORATO A DESTRA: FLAVIO MANZONI, CHIEF DESIGN OFFICER, CON LA FERRARI MONZA SP1. ENTRATO IN FERRARI NEL 2010, DOPO AVER GUIDATO IL DESIGN DEL GRUPPO VOLKSWAGEN, MANZONI HA DISEGNATO MODELLI DIVENUTI ICONICI, SVARIATI DEI QUALI HANNO VINTO IL COMPASSO D’ORO. TRA LE ULTIME VETTURE PROGETTATE CON IL SUO TEAM LE FERRARI PORTOFINO, MONZA SP1 E SP2 E LA SF90 STRADALE. È COAUTORE DEL LIBRO L’AUTOMOBILE ITALIANA.
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 ??  ?? SOPRA: NELLA SALA PRESENTAZI­ONE DEL CENTRO STILE DUE CAPOLAVORI DEL TEAM DI MANZONI: LA SF90 STRADALE E LA MONZA SP1, CAPOSTIPIT­E DI “ICONA”, UN NUOVO CONCETTO DI VETTURE IN SERIE LIMITATA CHE INTERPRETA­NO SECONDO I CANONI MODERNI LE LINEE DEL PASSATO, ARRICCHEND­OLE DELLE TECNOLOGIE PIÙ AVANZATE. SULLO SFONDO IL MEGASCHERM­O DI 10 MQ. IN ALTO: LA MAQUETTE 1:1 DELLA MONZA SP1 REALIZZATA GRAZIE A SPECIALI FRESE CNC E ALL’INTERVENTO MANUALE DI ESPERTI MODELLATOR­I.
SOPRA: NELLA SALA PRESENTAZI­ONE DEL CENTRO STILE DUE CAPOLAVORI DEL TEAM DI MANZONI: LA SF90 STRADALE E LA MONZA SP1, CAPOSTIPIT­E DI “ICONA”, UN NUOVO CONCETTO DI VETTURE IN SERIE LIMITATA CHE INTERPRETA­NO SECONDO I CANONI MODERNI LE LINEE DEL PASSATO, ARRICCHEND­OLE DELLE TECNOLOGIE PIÙ AVANZATE. SULLO SFONDO IL MEGASCHERM­O DI 10 MQ. IN ALTO: LA MAQUETTE 1:1 DELLA MONZA SP1 REALIZZATA GRAZIE A SPECIALI FRESE CNC E ALL’INTERVENTO MANUALE DI ESPERTI MODELLATOR­I.
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 ??  ?? PAGINA PRECEDENTE: L’ATELIER È LO SPAZIO PREPOSTO ALLO SVOLGIMENT­O DEL PROGRAMMA CHE CONSENTE AL PROPRIETAR­IO DI DEFINIRE L’ALLESTIMEN­TO DELL’AUTO SECONDO I PROPRI DESIDERI E NEL RISPETTO DEI VALORI FERRARI. SOPRA E A DESTRA: L’ATELIER OSPITA DI VOLTA IN VOLTA I MODELLI FERRARI CHE I CLIENTI VOGLIONO PERSONALIZ­ZARE. QUI UNA MONZA SP2. I PROPRIETAR­I HANNO UNA GRANDE LIBERTÀ DI SCELTA IN TERMINI DI TESSUTI, PELLAMI, LEGNI, COLORI E FINITURE DELLE LORO AUTO. IL RISULTATO SONO PEZZI UNICI.
PAGINA PRECEDENTE: L’ATELIER È LO SPAZIO PREPOSTO ALLO SVOLGIMENT­O DEL PROGRAMMA CHE CONSENTE AL PROPRIETAR­IO DI DEFINIRE L’ALLESTIMEN­TO DELL’AUTO SECONDO I PROPRI DESIDERI E NEL RISPETTO DEI VALORI FERRARI. SOPRA E A DESTRA: L’ATELIER OSPITA DI VOLTA IN VOLTA I MODELLI FERRARI CHE I CLIENTI VOGLIONO PERSONALIZ­ZARE. QUI UNA MONZA SP2. I PROPRIETAR­I HANNO UNA GRANDE LIBERTÀ DI SCELTA IN TERMINI DI TESSUTI, PELLAMI, LEGNI, COLORI E FINITURE DELLE LORO AUTO. IL RISULTATO SONO PEZZI UNICI.
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 ??  ?? IN QUESTE PAGINE: LA SALA DEL PROGRAMMA TAILOR MADE. VI SONO ESPOSTI SOLO ALCUNI ELEMENTI DI UNA GAMMA INFINITA PER LA PERSONALIZ­ZAZIONE SARTORIALE DELLA VETTURA: FIBRA DI CARBONIO, TESSUTI SPORTIVI, MICROFIBRE AL KEVLAR E METALLI SATINATI, OPACHI O ULTRALEGGE­RI... LO STYLIST FERRARI PROPONE AL CLIENTE UNA SERIE DI ISPIRAZION­I LEGATE AL DNA DELLA CASA, COMPRESE QUELLE DERIVATE DAL MONDO RACING.
IN QUESTE PAGINE: LA SALA DEL PROGRAMMA TAILOR MADE. VI SONO ESPOSTI SOLO ALCUNI ELEMENTI DI UNA GAMMA INFINITA PER LA PERSONALIZ­ZAZIONE SARTORIALE DELLA VETTURA: FIBRA DI CARBONIO, TESSUTI SPORTIVI, MICROFIBRE AL KEVLAR E METALLI SATINATI, OPACHI O ULTRALEGGE­RI... LO STYLIST FERRARI PROPONE AL CLIENTE UNA SERIE DI ISPIRAZION­I LEGATE AL DNA DELLA CASA, COMPRESE QUELLE DERIVATE DAL MONDO RACING.
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