VEDUTE SUL TEMPIO
Simmetria, nitidi assi prospettici, ordine e un senso di armonia: sono le caratteristiche di questa casa affacciata su un angolo romantico e insolito di ROMA, tra il Tevere e la maggiore sinagoga della metropoli.
— Un delicato senso di armonia caratterizza gli ambienti di un appartamento affacciato sulla più grande sinagoga di ROMA.
un’ambientazione dal forte retaggio storico non può non influenzare il progetto, ne diventa parte intrinseca. È il pensiero con cui l’architetto romano Stefano Dorata introduce questo suo nuovo intervento nella Città Eterna. Sito e paesaggio sono in effetti di grande impatto evocativo: l’appartamento si specchia sul Tempio Maggiore, la grande sinagoga costruita ai primi del Novecento a tu per tu col Tevere su un progetto di Vincenzo Costa e Osvaldo Armanni che sfoggiava un eclettismo storicista dall’impronta assiro-babilonese. Oltre questo poderoso landmark che la Comunità Ebraica volle fosse visibile da ogni punto panoramico della città, la vista inquadra il piano fluire del fiume e la mossa architettura dell’Isola Tiberina. Uno spettacolo. «Non potevo non tenerne conto», dice Dorata, «il Tempio, con la sua favolosa ornamentazione liberty, e l’Isola sono il valore aggiunto decorativo della casa. Ogni finestra ne porta un “pezzo” dentro gli ambienti, è un po’ come avere tra le pareti domestiche le vetrate di Cesare Picchiarini o i dipinti di Domenico Bruschi e Annibale Brugnoli che decorano la sinagoga. Senza che però occupino spazio!».
L’appartamento è di proprietà di una coppia di giovani imprenditori. Si sviluppa su 200 metri quadrati e ha un’atmosfera tutta sua, tersa, solare, molto romana nel morbido distendersi di luci e ombre e nell’interazione tra interno ed esterno. «Lo stato di fatto», racconta Dorata, «non era certo ottimale e l’organizzazione planimetrica era del tutto incongrua rispetto alle esigenze di oggi e, soprattutto, dei committenti. Così con loro e il mio team ci siamo detti che l’abitazione andava ristrutturata radicalmente, cosa che abbiamo fatto lasciandoci in parte guidare dalle necessità distributive e dalle intuizioni anche estetiche dei proprietari. Il tutto però rispettando i caratteri architettonici originari del luogo. Mettere insieme tutti questi fattori è stato un sottile gioco di equilibri».
Il problema su cui dapprincipio ci si è focalizzati è stato l’irregolarità planimetrica degli ambienti. «Non si avvertiva un ordine», confida Dorata, «non c’era un filo logico nella disposizione degli ambienti, sembravano impaginati in modo fortuito secondo percorsi che massimizzavano la fatica anziché diminuirla. Il primo intento del progetto è stato dunque trovare una chiave per riordinare le cose». In tale operazione l’architetto romano si è rifatto ai codici consolidati del proprio linguaggio creativo, a quel senso di classicità quasi matematica, a quel nitido glamour che informa ogni suo lavoro fin dagli inizi rendendolo, in un certo senso, unico nel mondo dell’interior design italiano, come ha di recente notato sul prestigioso London Magazine Martin Waller, patron del brand Andrew Martin. In particolare, per riportare una sensazione di coerenza spaziale e percettiva all’interno della casa,
sono stati definiti ed enfatizzati alcuni assi prospettici e alcune simmetrie creando delle sequenze di elementi architettonici, per esempio, quella soggiorno-sala da pranzo che ha come “fuochi” contrapposti, ciascuno a dominare un locale, due grandi camini in travertino realizzati ad hoc. O quella in cui l’atrio diventa il nodo al quale si raccordano quattro porte e due lunghi corridoi sormontati da un “cielo” voltato che ne aumenta, per usare una metafora fotografica, la profondità di campo. O, ancora, quella della camera da letto padronale ove letto, divano, finestre e porte generano una rilassante simmetria cruciforme. Dice Dorata: «Tale ricorso intensivo all’effetto prospettico e simmetrico produce una sorta di ritmicità visiva esaltata dall’introduzione di cornici in gesso per dar vita a riquadri e specchiature similboiserie su pareti e soffitti».
L’arredamento combina pezzi vintage e mobili e accessori disegnati su misura dall’architetto che è anche valente furniture designer con uno stile suo in cui metafisica e déco trovano una sintesi suggestiva: anch’esso è impostato su una metrica molto armonica e ritmata che si manifesta in composizioni “chiuse” di due o quattro arredi, poltrone, divani, tavoli e tavolini, madie, artefatti pittorici e sculturali, posizionati faccia a faccia oppure in sequenza lineare: esemplare di questa impostazione è la camera da letto. Nei vari locali il bianco è il colore dominante, reso più nitido e incisivo, in termini di luminosità, dai pavimenti rivestiti con un’essenza calda e focata, e dalla cura con cui Dorata, come è sua abitudine, ha impostato i flussi luminosi, quelli naturali e quelli attivati dalle luci artificiali. Il risultato? Il candore che amplifica la percezione dello spazio, il perfetto bilanciamento delle proporzioni, la rilassata spaziatura degli arredi, a loro volta caratterizzati da stilemi sommessi, comunicano una piacevole sensazione di pace di spirito insolita se paragonata all’agitazione della Capitale.