SOTTO IL TETTO
Una casa del 1650, legno d’epoca e pietra locale: l’archetipo della montagna rivive a CELERINA in versione moderna, grazie a un progetto che ridisegna il passato.
In un’antica dimora di CELERINA prende vita un proficuo dialogo di stile tra passato e presente.
AAl principio fu la Berkel. Non una qualunque, ma l’edizione celebrativa BK P15 con piedistallo Tribute, copia dell’affettatrice degli anni ’20, piazzata in mezzo al grande living per creare una “zona aperitivo”, sottolineata dalla presenza di una panca Molletta di Riva 1920. La Berkel esprime, con la sua visibilità, una dignità d’arredo funzionale (viene usata con regolarità per affettare bresaola, carne salata, salumi) oltre che di elemento decorativo. Intorno, il guscio di legno che lo studio di architettura Michele Zago ha ideato per ristrutturare l’appartamento all’ultimo piano di una chesa, una tipica casa engadinese del 1650 a Celerina. Punto
di partenza, uno spazio vuoto da riempire, secondo l’indicazione dei proprietari Ω una giovane coppia svizzera con quattro figli dai 10 ai 19 anni Ω con elementi che evocassero immediatamente il territorio di appartenenza, ma che non indugiassero minimamente nel folklore decorativo. Niente “effetto stube”, insomma, nonostante l’uso diffuso del legno e della pietra di Vals, con le tipiche venature verdastre. «L’obiettivo dei clienti era principalmente quello di conservare il tetto spiovente originale e di averne in qualche modo un “riflesso” nel pavimento», spiega Michele Zago. «Abbiamo quindi recuperato le travi antiche del sottotetto, alcune delle quali non erano altro che tronchi grezzi con tanto di rami, e posato in terra le assi in legno massello di un vicino edificio rurale della stessa epoca della chesa, ma in rovina». Per fare ordine nella divisione degli spazi, è stata eliminata la profusione di piccoli ambienti tipici delle case antiche per ricavare dalla pianta di 300 metri quadrati un grande living con cucina a vista e 5 camere da letto con tre sale da bagno (tutte provviste di box doccia con sistema Spa Ω cromoterapia,
getti idromassaggio, vapore Ω di Gessi).
Un corridoio centrale divide gli spazi ribadendo il concetto della conservazione del passato attraverso un ripensamento moderno: da un lato una grande boiserie ricorda il genius loci, dall’altro la parete intonacata di bianco alleggerisce e proietta la casa nel contemporaneo, rivisitando gli archetipi della montagna. «Con l’aiuto di un fabbro e di un falegname locali abbiamo ridisegnato con forme moderne e un design più accattivante i dettagli degli arredi, dalle maniglie ai cardini delle porte», spiega Zago. «Attingendo a vecchi cataloghi anni ’60 e ’70 e a pubblicazioni sull’Engadina, abbiamo trovato gli elementi estetici che facevano al nostro caso e li abbiamo fatti realizzare artigianalmente, modernizzandoli. Risultato: tutto ciò che ci si aspetterebbe in una casa di montagna come questa c’è, dagli appendiabiti alle maniglie, ha tratti più essenziali».
Anche gli arredi rispondono alla stessa essenzialità: grande l’utilizzo di mobili Riva 1920 della collezione, con in più due tavoli custom in preziosissimo legno kauri che occupano lo spazio del living e della zona pranzo con una presenza scultorea.
E poi poltroncine Utrecht di Cassina e divano Groundpiece di Flexform, ed elementi illuminanti di Viabizzuno. «Abbiamo inserito anche un sistema di illuminazione Led a pavimento, che diffonde una luce morbida e dà la sensazione che il tetto si sollevi», racconta l’architetto. La cucina, a vista, si erge come un masso erratico nello spazio del living: la penisola è un blocco di pietra di Vals (comprese le ante, rivestite con lastre di 6 mm di spessore) per ribadire la natura rilassata della casa e dei suoi abitanti, che concepiscono questo spazio sotto un tetto antico come un luogo di condivisione e di convivialità.