Un MIX RIUSCITO di vintage e contemporaneo in un appartamento di Parigi.
La passione per gli oggetti dà vita a un eclettico interior nel settimo arrondissement di PARIGI. Dove arredi e collezioni raccontano la storia di un mix possibile tra vintage e contemporaneo.
LLa storia che racconta questa luminosa casa ottocentesca nel settimo arrondissement è una storia d’amore. E non solo quello tra Giuseppe Sperandio e suo marito Matteo Ausano, professionisti della comunicazione per famosi marchi di moda, ma quello che entrambi hanno per le loro famiglie d’origine e per gli oggetti, che collezionano da sempre, con un’incredibile simmetria di passioni che ha unito per esempio cloches di vetro e cornici piene di farfalle e insetti appartenenti all’uno e all’altro da prima che si conoscessero. «Nessuno di noi due è un minimalista», sottolinea Matteo Ausano, «e far entrare nei 130 metri quadrati della nostra prima casa insieme tutti gli oggetti che accumuliamo sembrava una missione impossibile». In realtà, mantenendo, grazie a un compromesso di coppia, il total white per pareti, stucchi, fregi originali e infissi («Giuseppe avrebbe preferito inserire almeno una parete colorata in ogni stanza») la somma è risultata armonica e ha senso: una wunderkammer eclettica ma non soffocante, dove anche i mobili sono perfettamente integrati grazie all’acquisizione di nuove vesti e nuove collocazioni. Un divano Roche Bobois proveniente dalla casa romana di Giuseppe Sperandio è stato rifoderato di velluto verde scuro da un tappezziere parigino, le sedie anni ’50 intorno al tavolo da pranzo Concorde di Poliform rivestite di tessuti Dedar. Perfetta, nell’insieme, la cupola
Skygarden di Flos in gesso colato lavorato e verniciato di bianco all’interno che illumina l’angolo conversazione del salotto.
Il mix di vintage e contemporaneo funziona perché segue un filo narrativo molto semplice, cioè il gusto personale dei padroni di casa: «Ci piacciono le stesse cose tanto da influenzarci a vicenda nelle scelte, siamo attratti dai mercatini delle pulci di ogni angolo del mondo, e alla fine tutto torna», spiega Sperandio. «Inoltre abbiamo madri appassionate dell’arredamento che possiedono entrambe, in campagna, un locale chiamato dal resto della famiglia “la stanza degli orrori”, in cui vengono stipati i regali ricevuti negli anni e non graditi. Per noi, ovviamente, è un bazar meraviglioso da cui attingiamo senza ritegno. Il leopardo in ceramica anni ’80 che campeggia nel nostro ingresso arriva da lì». Collocati
Il connubio di antico e moderno funziona perché segue un filo narrativo molto semplice, cioè il GUSTO
PERSONALE dei padroni di casa: «Ci piacciono le stesse cose tanto da influenzarci a vicenda nelle scelte e siamo attratti dai mercatini delle pulci di tutto il mondo».
in un contesto diverso gli oggetti conquistano una nuova vita. Le zuppiere bianche, i bicchieri o i piatti della nonna, perfino i copriletti all’uncinetto e i giocattoli di gomma fanno parte del nuovo lessico famigliare di Matteo e Giuseppe. «Arriviamo entrambi da posti piccoli, io dalla provincia di Treviso e Giuseppe da Teramo, e siamo molto legati alle nostre famiglie. La vita ci ha portati lontano, e non parlo solo della distanza geografica», dice Ausano. «Arredare l’appartamento di Parigi con queste cose è stato un modo per ricordarcene e portarci dietro le nostre origini, per ricordarle. Per noi la casa è un nido, un posto dove trovare calore e serenità. Per questo è piena di oggetti che ci piacciono e ci fanno sentire bene, senza per forza essere preziosi, né nostalgici».
L’inventario è vasto, affiancato dai pezzi acquistati durante i viaggi: quadretti e icone di madonne, coralli e conchiglie, specchi antichi, vasi, boules, che si accumulano senza che nulla, una volta entrato in casa, venga eliminato. «La rotazione è un metodo per creare scenari sempre diversi», dice Ausano. «La sala da pranzo è un po’ il cuore della nostra vita domestica, dove possiamo sbizzarrirci con la mise en place». Ma anche ciò che, sia appeso a una parete, sia appoggiato su un mobile, si sedimenta come ornamento permanente, racconta una storia, evoca un ricordo: «Le persone hanno bisogno di storie, e guardando gli oggetti della nostra casa gli amici si incuriosiscono, chiedono», dice Sperandio. «Allora io racconto, talvolta calcando anche un po’ la mano, perché credo che l’importante sia sempre dare una voce a quello che ci circonda, una voce che poi parla di noi»: una residenza di rappresentanza, nel senso più letterale ed esclusivo del termine: rappresenta sogni, passioni e ricordi di quelli che ci vivono.