Nella capitale francese, lo studio del designer è ospitato in un’ex FABBRICA DI SPECCHI.
Una vecchia fabbrica di specchi a PARIGI ospita lo studio del designer, che si divide tra la capitale e la Provenza. Un luogo dove si pensa (molto), si lavora e si gioca.
Jean-Marie Massaud, classe 1966, oltre a essere uno dei più noti designer contemporanei francesi è un uomo del Sud: è nato a Tolosa e da nove anni vive in Provenza, a Saint-Paul-de-Vence. Nel mezzo però c’è stata una lunga parentesi parigina che non è ancora del tutto chiusa: nella capitale infatti ha tuttora il suo studio, ricavato in un ex laboratorio ottocentesco nel ventesimo arrondissement. Lo spazio è all’interno di un bel palazzo haussmanniano, nascosto dalla strada da un largo portone in legno. Una volta entrati sembra di essere tra passato e futuro: vecchi muri in mattoni, pavimento in larghe doghe di legno, una grande tettoia in ferro e vetro (di cui Massaud va molto fiero, e scopriremo presto il perché) a cui è appesa una strana nuvola verde. Un esterno arredato come se fosse un interno, con un lungo tavolo e sedie.
«Siamo in un quartiere popolare, qui c’era una fabbrica di specchi. Per me è una posizione molto comoda: siamo vicini agli aeroporti, e il mio pied-à-terre parigino non è lontano», spiega Massaud. «La struttura che sorregge la copertura della
corte è stata progettata da Gustave Eiffel, quello della Torre. E questo spazio esterno ma protetto funziona perfettamente come estensione dello studio: ci facciamo spesso riunioni, e ci veniamo anche per prendere una boccata d’aria nel corso della giornata. Anche d’inverno, grazie ai riscaldatori che abbiamo installato».
Come succede spesso, Massaud ha scoperto questo posto tramite un’agenzia immobiliare. In seguito ha scoperto che in realtà conosceva già i proprietari, e la trattativa è stata ancora più veloce. Una volta entrato, ha effettuato qualche lavoro per aggiornare lo spazio alle sue esigenze lavorative ed estetiche. È stato creato un soppalco per sfruttare al meglio la grande altezza dei soffitti (il livello superiore ha il tetto spiovente, come una mansarda); la corte è stata restaurata, pavimentata, arredata. E resa più verde con tante piante collocate in vasconi lineari. Ne è venuto fuori un atelier contemporaneo di poco più di 400 metri quadrati (corte compresa), a misura del pensiero lavorativo di Massaud: «Le giornate in studio non devono essere troppo pesanti, è impossibile essere concentrati tutto il tempo».
Prototipi e modelli in scala 1:1 sospesi a mezz’aria, NUVOLE VERDI (sono sculture vegetali), oggetti allineati sui tanti scaffali, studi di forme e materiali. E, in un angolo, il modello di un veicolo fantascientifico: progetto ideato da Massaud quando era ancora studente.
Per questo in mezzo ai tavoli e ai computer ci sono anche un calcio-balilla e un tavolo da ping pong. Qui tutto è poco formale: la sala riunioni, al piano seminterrato, è accanto al laboratorio dove vengono realizzati i modelli: uno spazio affascinante pieno di mille cose, dalle stampanti 3D a mille tipi di carta e cartone (quello che Massaud definisce «bricolage simple»). «Mi piace lavorare qui, ci sono luce e calma, la densità urbana non è eccessiva. Ha tutto il fascino di Parigi ma senza lo stress», prosegue.
L’interno dello studio è organizzato in modo informale, come in un grande laboratorio. Tutto parla del lavoro di Massaud: i prototipi e i modelli in scala 1:1 sospesi a mezz’aria, le grandi “nuvole” verdi (Green Colony, sculture vegetali del 2005), le foto alle pareti che compongono moodboard per oggetti o architetture, gli oggetti allineati sui tanti scaffali, i premi e i riconoscimenti ricevuti. Ci sono gli studi di forme e materiali per gli articoli per la tavola Silver Time, disegnata per Christofle; sempre a proposito di tavola, ma di altro genere, una teca protegge il set di servizio – piatti e posate – sviluppato per la classe La Première di Air France. In un angolo, tra riviste e classificatori, si nota il modello di un veicolo che sembra la carlinga di un aereo montata su ruote: è il progetto di fine corso che Massaud ha presentato da studente della scuola ENSCI-Les Ateliers. «È stato il mio primo progetto professionale, un esercizio che anni dopo si è trasformato in esperienza professionale con Yamaha Offshore, un sottomarino di nuova concezione con nuovi brevetti», dice il progettista.
Forse è anche in reazione a questo formidabile caleidoscopio di idee che Massaud usa spesso il bianco. Per vestirsi e per i suoi oggetti. Una scelta che lui spiega così: «Il bianco, nella luce, è la somma di tutti i colori. Ed è quello che incarna al meglio la mia ricerca di leggerezza, soprattutto quando questa diventa materia. Cerco di lavorare sul visibile e sull’invisibile, di andare oltre gli standard industriali, per liberare la vita quotidiana dalle contingenze materiali. Un oggetto mi interessa soprattutto per come e quanto riesce a migliorare l’esperienza di vita di una persona. È questo il vero centro del mio pensiero. L’oggetto, così, diventa parte del paesaggio in cui questa vita si svolge». Che poi è l’idea alla base di questo spazio dove si condividono idee, sogni, energie. E partite a calcio-balilla.