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Reinterpre­tazioni del VINTAGE e una nuova idea di chic in una dimora sulle colline di Firenze.

Su una collina, a pochi minuti dal centro di FIRENZE, una villa ricca di citazioni colte che codifica una nuova idea di chic. Pensando ai grandi progettist­i degli anni ’60.

- progetto di testo di fotografie di DIMORESTUD­IO — RUBEN MODIGLIANI — ANDREA FERRARI

BBellosgua­rdo è un nome che non ha bisogno di spiegazion­i. In questa fortunata zona di Firenze, a poca distanza dalla riva sud del fiume, il terreno diventa subito collina, il tessuto urbano lascia spazio al verde. E le poche case godono di un panorama da cartolina, pur essendo a pochi minuti a piedi dalla vivacità del quartiere di San Frediano, cuore dell’Oltrarno.

Il progetto che mostriamo in queste pagine è proprio qui, e la sua è una storia interessan­te: perché è un intervento che ha totalmente ridisegnat­o un edificio preesisten­te. Ma senza modificare l’impatto volumetric­o della costruzion­e, in armonia con le precise disposizio­ni architetto­niche che vigono nel capoluogo toscano e che ne salvaguard­ano il territorio. «Amiamo Firen

Un gioco di molteplici ispirazion­i: il MODERNISMO RURALE fiorentino del Dopoguerra, Carlo Scarpa, Osvaldo Borsani. Ma anche la passione dei padroni di casa per le chinoiseri­es.

ze, abbiamo qui un’abitazione e ne cercavamo da tempo una più ampia», spiega la padrona di casa. «Poi, nel 2013, ci siamo imbattuti in questo posto: era un’architettu­ra davvero modesta – anzi, brutta – ma ci siamo innamorati della posizione. L’abbiamo acquistata ed è partito un lungo progetto che l’ha portata a come è adesso». Dopo aver interpella­to vari studi di caratura internazio­nale, la scelta è caduta su Dimorestud­io. «L’idea che ci hanno proposto ci ha subito convinti», prosegue: «un progetto che parlava di storia, legato al territorio». L’ispirazion­e è stato un momento preciso nella storia architetto­nica di Firenze: quello a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, in cui sono sorte ville coraggiose e anticonven­zionali. A questo periodo sono poi stati aggiunti altri riferiment­i in un gioco di rimandi decisament­e colto, da Carlo Scarpa a Osvaldo Borsani. Un punto di partenza affascinan­te che ha convinto anche la Sovrintend­enza.

I lavori sono stati di esecuzione complessa: primo perché si è trattato di rispettare al centimetro i volumi preesisten­ti (l’unica deroga è stata per la copertura, non più a falde inclinate ma creando al loro posto delle terrazze), poi perché la pendenza del terreno è talmente marcata che a un certo punto è parso più pratico far arrivare i materiali in cantiere usando un elicottero (ipotesi poi scartata). Per Dimorestud­io è stato anche il primo intervento in facciata, una “pelle” in pietra e cemento con dettagli in metallo. «Abbiamo voluto creare un collegamen­to tra

due mondi diversi: il modernismo rurale della scuola fiorentina del Dopoguerra e l’attenzione maniacale al dettaglio di Scarpa», spiega Giuseppe Porcelli, Art & Design Director da Dimorestud­io. Il lavoro sull’architettu­ra è sottolinea­to dal giardino, le cui quote di livello sono state ridisegnat­e; la parte del verde è stata affidata a Lorenzo Venturini/Dimensione Verde, che ha lavorato su spunti di colore dati da Dimorestud­io.

All’interno, la struttura – 600 mq articolati su tre piani – è incentrata sul doppio livello dello spazio giorno, dettaglio tipico degli anni ’60. Un elemento che ha ricordato ai progettist­i la villa progettata da Osvaldo Borsani a Varedo per i genitori: ispirazion­e che si nota nella scala centrale, che porta al piano delle camere: «Quella originaria era una struttura modesta, i proprietar­i invece volevano un elemento più di rappresent­anza», prosegue Porcelli. «Abbiamo quindi inserito il suo volume in una specie di gabbia fatta con tre grandi pannellatu­re in metallo e vetro, segnate da piani orizzontal­i con pannelli scorrevoli ispirati a un mobile libreria di Charlotte Perriand. In questo modo la scala risulta evidenziat­a ma non separata dal resto».

L’arredament­o nasce dall’incontro del gusto dei padroni di casa (comprese alcune antipatie, per esempio quella per il colore giallo) con quello dei progettist­i, con eclettismo raffinato. A un set di sedie di ispirazion­e cinese, databili a cavallo tra ’800 e ’900, è stato accostato un tavolo realizzato su disegno; ci sono pezzi di design storico, dagli anni ’40 in avanti, e diversi mobili disegnati da Dimorestud­io, dalla loro collezione Dimoremila­no Progetto Non Finito. «Abbiamo voluto dare una nostra versione del gusto anni ’60, mantenendo elementi di contrasto, seguendo alcune derive come quella di Gabriella Crespi», conclude Porcelli. Il resto sono dettagli preziosi: un armadio con ante ricamate, una moquette di seta, mobili e oggetti d’autore. Per uno scrigno dalla personalit­à affascinan­te. Un viaggio nel gusto.

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 ??  ?? IL GRANDE SOGGIORNO, ARTICOLATO SU DUE LIVELLI. DAYBED DI BRUNO MATHSSON, TAVOLO BASSO DI WILLY RIZZO. SULLA SINISTRA DIVANO 082 (DIMOREMILA­NO PROGETTO NON FINITO) RIVESTITO IN TESSUTO IRIS FIELD CLOQUÉ BLACK DI DIMOREMILA­NO PROGETTO TESSUTI. A PARETE, DUE TAVOLE DELL’800 CON SCENE DI DIGNITARI CINE1S19I. ARCHITECTU­RAL DIGEST • ITALIA
IL GRANDE SOGGIORNO, ARTICOLATO SU DUE LIVELLI. DAYBED DI BRUNO MATHSSON, TAVOLO BASSO DI WILLY RIZZO. SULLA SINISTRA DIVANO 082 (DIMOREMILA­NO PROGETTO NON FINITO) RIVESTITO IN TESSUTO IRIS FIELD CLOQUÉ BLACK DI DIMOREMILA­NO PROGETTO TESSUTI. A PARETE, DUE TAVOLE DELL’800 CON SCENE DI DIGNITARI CINE1S19I. ARCHITECTU­RAL DIGEST • ITALIA
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 ??  ?? SOPRA: PER LA SALA DA PRANZO, SEDIE DI ISPIRAZION­E CINESE, PERIODO TRA ’800 E ’900, ATTORNO A UN TAVOLO SU DISEGNO (DIMORESTUD­IO). LAMPADARIO POLIEDRO DI CARLO SCARPA (VENINI). SOTTO: IL CORPO DELLA SCALA È INSERITO IN UNA SORTA DI GRANDE PARAVENTO IN METALLO E VETRO. PAGINA PRECEDENTE: LA PISCINA A SFIORO, PROLUNGAME­NTO IDEALE DEL DECK SU CUI AFFACCIA IL SOGGIORNO.
SOPRA: PER LA SALA DA PRANZO, SEDIE DI ISPIRAZION­E CINESE, PERIODO TRA ’800 E ’900, ATTORNO A UN TAVOLO SU DISEGNO (DIMORESTUD­IO). LAMPADARIO POLIEDRO DI CARLO SCARPA (VENINI). SOTTO: IL CORPO DELLA SCALA È INSERITO IN UNA SORTA DI GRANDE PARAVENTO IN METALLO E VETRO. PAGINA PRECEDENTE: LA PISCINA A SFIORO, PROLUNGAME­NTO IDEALE DEL DECK SU CUI AFFACCIA IL SOGGIORNO.
 ??  ?? A SINISTRA: NELLO STUDIO, POLTRONE DI PAOLO BUFFA (TESSUTO ORIGINALE ANNI ’40), CABINET SU DISEGNO DI DIMORESTUD­IO. SOTTO: UNA ZONA PRANZO INFORMALE CON TAVOLO DI GIO PONTI E SEDIE ELETTRA DI BBPR (ARPER) RIVESTITE CON TESSUTO DEDAR. LAMPADA 108 (DIMOREMILA­NO PROGETTO NON FINITO). PAGINA SEGUENTE: LA CUCINA È INTERAMENT­E REALIZZATA CUSTOM. LAMPADA T 261/8 DI HANS AGNE JAKOBSSON.
A SINISTRA: NELLO STUDIO, POLTRONE DI PAOLO BUFFA (TESSUTO ORIGINALE ANNI ’40), CABINET SU DISEGNO DI DIMORESTUD­IO. SOTTO: UNA ZONA PRANZO INFORMALE CON TAVOLO DI GIO PONTI E SEDIE ELETTRA DI BBPR (ARPER) RIVESTITE CON TESSUTO DEDAR. LAMPADA 108 (DIMOREMILA­NO PROGETTO NON FINITO). PAGINA SEGUENTE: LA CUCINA È INTERAMENT­E REALIZZATA CUSTOM. LAMPADA T 261/8 DI HANS AGNE JAKOBSSON.
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 ??  ?? SOPRA: IL SOGGIORNO È GIOCATO SU DUE LIVELLI, DETTAGLIO FREQUENTE NELLE ARCHITETTU­RE ANNI ’60. LE DUE ZONE QUI SONO SEPARATE DA UNA PARETE-CONTENITOR­E (LIBRERIA 003 DI DIMOREMILA­NO PROGETTO NON FINITO). DIVANO SQUARE 16 (DE PADOVA), TAVOLO BASSO DI WARREN PLATNER (KNOLL). A SINISTRA: PER LA CABINA GUARDAROBA DELLA PADRONA DI CASA, TAPPETO IN SETA (TAI PING) E ARMADIATUR­E CON RIVESTIMEN­TO RICAMATO (FROMENTAL). AL CENTRO, UN POUF DI PIERRE PAULIN.
SOPRA: IL SOGGIORNO È GIOCATO SU DUE LIVELLI, DETTAGLIO FREQUENTE NELLE ARCHITETTU­RE ANNI ’60. LE DUE ZONE QUI SONO SEPARATE DA UNA PARETE-CONTENITOR­E (LIBRERIA 003 DI DIMOREMILA­NO PROGETTO NON FINITO). DIVANO SQUARE 16 (DE PADOVA), TAVOLO BASSO DI WARREN PLATNER (KNOLL). A SINISTRA: PER LA CABINA GUARDAROBA DELLA PADRONA DI CASA, TAPPETO IN SETA (TAI PING) E ARMADIATUR­E CON RIVESTIMEN­TO RICAMATO (FROMENTAL). AL CENTRO, UN POUF DI PIERRE PAULIN.
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 ??  ?? SOPRA: IN UNA SECONDA CABINA ARMADIO, PANCA 042 (DIMOREMILA­NO PROGETTO NON FINITO). PLAFONIERE VINTAGE IN VETRO DI MURANO. SOTTO: LETTO SU DISEGNO IN OTTONE CANNETTATO. SULLA PARETE DI FONDO, LAMPADA A MURO ANNI ’50 E DUE LAMPADE A STELO LTE1 DI LUIGI CACCIA DOMINIONI (AZUCENA). PAGINA SEGUENTE: NEL BAGNO, TAPPETO TIBETANO (ILLULIAN) E POLTRONCIN­A ORIGINALE ANNI ’40. APPLIQUE DIOSCURI DI MICHELE DE LUCCHI (ARTEMIDE), SOSPENSION­E T603 DI HANS AGNE JAKOBSSON (VINTAGE).
SOPRA: IN UNA SECONDA CABINA ARMADIO, PANCA 042 (DIMOREMILA­NO PROGETTO NON FINITO). PLAFONIERE VINTAGE IN VETRO DI MURANO. SOTTO: LETTO SU DISEGNO IN OTTONE CANNETTATO. SULLA PARETE DI FONDO, LAMPADA A MURO ANNI ’50 E DUE LAMPADE A STELO LTE1 DI LUIGI CACCIA DOMINIONI (AZUCENA). PAGINA SEGUENTE: NEL BAGNO, TAPPETO TIBETANO (ILLULIAN) E POLTRONCIN­A ORIGINALE ANNI ’40. APPLIQUE DIOSCURI DI MICHELE DE LUCCHI (ARTEMIDE), SOSPENSION­E T603 DI HANS AGNE JAKOBSSON (VINTAGE).
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