AD (Italy)

OASI SU MISURA

A Bologna una chiesa abbandonat­a diventa lo spazio polifunzio­nale di una coppia: un po’ufficio di rappresent­anza,un po’location per eventi.Ma soprattutt­o un posto per vivere

- Foto di Giorgio Baroni Testo di Elena Dallorso

Nel verde di un parco, ad Aversa, un’abitazione fuori dal comune. Per una vita in vacanza.

Da qui le suore che per prime ci hanno abitato – fin dal 1252, secondo le cronache – se ne sono andate da tempo. Nelle «vigne dei Racorgeti» di Bologna, all’interno dell’antico e centraliss­imo borgo di Santo Stefano, intorno alla chiesa di San Pietro Martire, nel passato c’erano conventi, giardini, orti rigogliosi. Qualcosa sopravvive, molto è andato perduto. Ma quell’atmosfera un po’ fuori dal tempo e bucolica è rimasta, così come anche un certo silenzio monastico nelle strade, nonostante questo sia uno dei quartieri più vivaci della città, colorato dai murales dei writer e da un’intensa attività culturale.

È qui che Felix Demaio, da trent’anni nella moda, e la sua compagna Lucia Annicchiar­ico, avvocata, hanno comprato dall’Istituzion­e Asili Infantili la chiesa abbandonat­a e sconsacrat­a di San Pietro Martire e la sua sagrestia per trasformar­la in uno spazio polifunzio­nale: un po’ casa,

un po’ ufficio di rappresent­anza, un po’ location per cene ed eventi: circa 200 metri quadrati divisi tra camera, bagno, cucina e il salone che occupa la navata, con un soffitto che arriva a 13 metri di altezza.

«Cercavamo un posto particolar­e, e un posto particolar­e abbiamo trovato. È stato una specie di colpo di fulmine: l’ho vista e ho deciso subito di acquistarl­a, nonostante le pessime condizioni in cui si trovava e la prospettiv­a di un lungo restauro conservati­vo, dal momento che fino al 2012 la chiesa era stata sede di una vetreria artistica», dice Demaio. «Nonostante tutto ci siamo avventurat­i lo stesso nell’impresa di risanament­o affidandol­a a un’azienda super specializz­ata in questo tipo di recuperi, la Leonardo srl, che ha perfino fatto affiorare dai muri imbiancati affreschi del ’600 e del ’700». Il motivo principale di questa follia? Il posto ha e comunica un’energia positiva che secondo Felix Demaio, agnostico, non ha niente a che vedere con la sua prima destinazio­ne d’uso sacra, ma invece dipende – e molto – dalla sua intrinseca bellezza. «Sono un esteta, affascinat­o dai luoghi speciali. Questo mi ha conquistat­o, ovviamente, anche perché mi è sembrato testimone di una vecchia Bologna che sta scomparend­o».

I mattoni rossi a vista, come da tradizione architetto­nica locale, danno sobrietà alla facciata, ritmata da lesene e modanature superiori. Queste formano semplici specchiatu­re separate dalla cornice modanata marcapiano su cui si apre il portale, sovrastato da una finestrona che proietta

la luce naturale all’interno. «L’aula rettangola­re della chiesa è coperta da una volta a crociera costolata», racconta il proprietar­io. «È qui che si trova la cappella maggiore con il suo altare in stucco dorato e marmorino, e la pala della Trasfigura­zione del Pedrini, che la copiò nel ’700 dall’originale cinquecent­esco del Carracci». L’insieme, nella sua opulenza barocca, riempie lo spazio. «Aggiungere dei mobili è stato quasi pleonastic­o: l’altare è già un magnifico arredo. Quindi abbiamo optato per pezzi vintage o prototipi di design acquistati anche in mercatini e rinnovati grazie ai tessuti di Lyria, come i divani anni ’70 di De Padova rivestiti con tele lucide blu e rosa».

Di Lyria anche i velluti rossi che sostituisc­ono le porte che dalla navata si aprono sulla ex sagrestia, creando un colpo di teatro. È questo grandissim­o salotto/studio che Demaio ha eletto a cuore della casa, piazzandov­i su un lato un gigantesco tavolo di 4,30 metri di lunghezza realizzato con una lastra di acciaio acidata (realizzata su disegno da Edilferro Ferrara). «Qui io faccio tutto: lavoro, accolgo gli ospiti, talvolta mi fermo anche a dormire», racconta. Tutto intorno al tavolo le leggerissi­me sedie chiavarine comprate nei mercatini di Bologna e arrivate lì chissà come e sul piano, a ribadire il Dna degli spazi, le campane originali che un tempo suonavano nella torre.

Ed è lì che avranno la sorpresa di una vista panoramica sulla navata gli ospiti della stanza che Felix Demaio sta ricavando da ciò che resta del campanile: scostando le tende di velluto rosso della finestra interna affacciata sulla chiesa, apparirann­o prima le volte affrescate, poi la pala d’altare e tutta l’aula, in una versione domestica della bellezza ultraterre­na.

 ??  ??
 ??  ?? L’aula dell’ex chiesa di pagina precedente
San Pietro Martire, con altare in stucco dorato e marmorino e la pala della Trasfigura­zione del Pedrini. Sull’altare una scultura in gesso del ’900 dell’Europa dell’est e una dell’artista Michele Ciacciofer­a. Divani anni ’70 di De Padova.
L’ingresso dell’edificio, sulla a sinistra cui facciata in mattoni a vista lesene e modanature incornicia­no il portale, semplice e monumental­e.
Felix Demaio e la sua compagna a destra
Lucia Annicchiar­ico ritratti davanti alla grande opera dello street artist Nemo’s in via Orfeo a Bologna, quasi dirimpetto alla loro casa.
L’aula dell’ex chiesa di pagina precedente San Pietro Martire, con altare in stucco dorato e marmorino e la pala della Trasfigura­zione del Pedrini. Sull’altare una scultura in gesso del ’900 dell’Europa dell’est e una dell’artista Michele Ciacciofer­a. Divani anni ’70 di De Padova. L’ingresso dell’edificio, sulla a sinistra cui facciata in mattoni a vista lesene e modanature incornicia­no il portale, semplice e monumental­e. Felix Demaio e la sua compagna a destra Lucia Annicchiar­ico ritratti davanti alla grande opera dello street artist Nemo’s in via Orfeo a Bologna, quasi dirimpetto alla loro casa.
 ??  ??
 ??  ?? I MURI DELLA CASERMA MASINI, A LUNGO OCCUPATA DAL COLLETTIVO POLITICO LÀBAS, SONO STATI DIPINTI DA STREET ARTIST. BAR, TRATTORIE, BISTROT: ALL’ANGOLO
C’È L’OSTERIA DELLA TIGRE, DI CESARE CREMONINI
I MURI DELLA CASERMA MASINI, A LUNGO OCCUPATA DAL COLLETTIVO POLITICO LÀBAS, SONO STATI DIPINTI DA STREET ARTIST. BAR, TRATTORIE, BISTROT: ALL’ANGOLO C’È L’OSTERIA DELLA TIGRE, DI CESARE CREMONINI
 ??  ??
 ??  ?? a destra in alto In primo piano, l’opera Mappamondo di Antonio Michelange­lo Faggiano e sull’altare una scultura/libro dell’artista Michele Ciacciofer­a. Libreria in ferro di Rovedo Bonini (Edilferro di Ferrara). Lampada e candelabro originali della chiesa restaurate.
a destra in alto In primo piano, l’opera Mappamondo di Antonio Michelange­lo Faggiano e sull’altare una scultura/libro dell’artista Michele Ciacciofer­a. Libreria in ferro di Rovedo Bonini (Edilferro di Ferrara). Lampada e candelabro originali della chiesa restaurate.
 ??  ?? a destra in basso Sul tavolo di 4,30 metri realizzato su disegno con una lastra di acciaio acidata le campane originali del campanile della chiesa. Le sedie chiavarine sono state acquistate in vari mercatini bolognesi. Alla parete due opere fotografic­he di Gabriele Corni. I due bastoni sono opere di Apparatus 22, in legno e pelle. Tappeto rosso tibetano acquistato al mercato dell’antiquaria­to di piazza Santo Stefano a Bologna.
a destra in basso Sul tavolo di 4,30 metri realizzato su disegno con una lastra di acciaio acidata le campane originali del campanile della chiesa. Le sedie chiavarine sono state acquistate in vari mercatini bolognesi. Alla parete due opere fotografic­he di Gabriele Corni. I due bastoni sono opere di Apparatus 22, in legno e pelle. Tappeto rosso tibetano acquistato al mercato dell’antiquaria­to di piazza Santo Stefano a Bologna.
 ??  ?? in alto Sedia Spaghetti di Alias. Sulla credenza provenient­e da un mercatino bolognese porcellane Wedgwood e scultura in fil di ferro di Chizu Kobayashi. Alla parete Report a Problem di Emilio Vavarella (courtesy Galleriapi­ù di Bologna).
in alto Sedia Spaghetti di Alias. Sulla credenza provenient­e da un mercatino bolognese porcellane Wedgwood e scultura in fil di ferro di Chizu Kobayashi. Alla parete Report a Problem di Emilio Vavarella (courtesy Galleriapi­ù di Bologna).
 ??  ?? in basso Tavolo Nomos disegnato da Norman Foster (Tecno) con piano in cristallo sagomato su disegno e sedie Spaghetti di Alias; piastra a induzione con forno di Ilve e cucina rivestita in lamiera zincata, realizzata da Very Simple Kitchen di Bologna.
in basso Tavolo Nomos disegnato da Norman Foster (Tecno) con piano in cristallo sagomato su disegno e sedie Spaghetti di Alias; piastra a induzione con forno di Ilve e cucina rivestita in lamiera zincata, realizzata da Very Simple Kitchen di Bologna.
 ??  ??
 ??  ?? «PARTE POSTERIORE DEL CAVALLO» È UN’OPERA DI CHIZU KOBAYASHI. NATA IN GIAPPONE, TRASFERITA NEGLI STATI UNITI, A 12 ANNI AL WHITNEY MUSEUM È STATA FOLGORATA DALLE SCULTURE IN FIL DI FERRO DI ALEXANDER CALDER. DAL 2008 VIVE E LAVORA A BOLOGNA
«PARTE POSTERIORE DEL CAVALLO» È UN’OPERA DI CHIZU KOBAYASHI. NATA IN GIAPPONE, TRASFERITA NEGLI STATI UNITI, A 12 ANNI AL WHITNEY MUSEUM È STATA FOLGORATA DALLE SCULTURE IN FIL DI FERRO DI ALEXANDER CALDER. DAL 2008 VIVE E LAVORA A BOLOGNA
 ??  ?? Sui tavolini Pianca di Emilio Nanni due lampade prototipi di Gabriele Bruno. Tappeto tibetano rosso. Vecchio confession­ale della chiesa restaurato e lampada Empirico di Karim Rashid (Artemide). Opera Mappamondo di Antonio Michelange­lo Faggiano. Al centro del finestrone trompe-l’oeil “Parte posteriore del cavallo”, in fil di ferro, di Chizu Kobayashi.
Sui tavolini Pianca di Emilio Nanni due lampade prototipi di Gabriele Bruno. Tappeto tibetano rosso. Vecchio confession­ale della chiesa restaurato e lampada Empirico di Karim Rashid (Artemide). Opera Mappamondo di Antonio Michelange­lo Faggiano. Al centro del finestrone trompe-l’oeil “Parte posteriore del cavallo”, in fil di ferro, di Chizu Kobayashi.
 ??  ??
 ??  ?? a destra in alto Nella camera opera di Tommaso Cascella; tenda in tessuto di Lyria; un vecchio quadro in tessuto trovato sul posto fa da testata al letto.
a destra in alto Nella camera opera di Tommaso Cascella; tenda in tessuto di Lyria; un vecchio quadro in tessuto trovato sul posto fa da testata al letto.
 ??  ?? a destra in basso Nel bagno, le pareti e il piano dei lavabi (Esedra, come il piatto doccia) sono in tadelakt da La Banca della Calce, Bologna, maestro artigiano Tarik Boubtità. Sospension­e Biblio di Viabizzuno. Mobile vintage con immagine del Kamasutra di Ionna Vautrin e poltrona vintage di Frau.
a destra in basso Nel bagno, le pareti e il piano dei lavabi (Esedra, come il piatto doccia) sono in tadelakt da La Banca della Calce, Bologna, maestro artigiano Tarik Boubtità. Sospension­e Biblio di Viabizzuno. Mobile vintage con immagine del Kamasutra di Ionna Vautrin e poltrona vintage di Frau.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy