CASA È CHIESA
Un parco fuori, un giardino segreto dentro. Aversa, ma potrebbe essere Miami. Perché i proprietari della villa vogliono «una vita in vacanza»
Un’architettura abbandonata, a Bologna, diventa ufficio e spazio per eventi. E un posto per vivere.
Una villa su quattro livelli aperta sul verde, con piscina e spa sotterranea dove la luce arriva da un grande lucernario e da un cavedio trasformato in giardino. Spazi fluidi, poche pareti divisorie. Grandi finestre a nastro, eredità architettonica del modernismo. nei vari ambienti della casa, opere d’arte che portano colore sulle pareti e tanti pezzi di design contemporaneo.
Siamo ad Aversa, provincia di Caserta. Ma potremmo essere a Città del Capo, a Rio o a Miami. «I padroni di casa viaggiano moltissimo, e una delle prime cose che mi hanno chiesto quando abbiamo iniziato a mettere insieme le idee è stata proprio questa: volevano un modo di vivere gli spazi simile a quello di un albergo. “Una vita in vacanza”, per usare le loro parole», racconta Antonio Zagaria, autore del progetto. Il punto di partenza era una costruzione recente, con pochi vincoli strutturali: questo ha permesso di creare uno spazio, al piano terra, totalmente aperto, dove cucina, living e sala da pranzo sono senza soluzione di continuità. Anche la camera dei padroni di casa (al primo piano, come quella della figlia) è un ambiente fluido articolato in zona notte, guardaroba e sala da bagno. Le poche pareti sono mimetizzate da un paesaggio esotico stampato su carta da parati, oppure accolgono gli armadi; la sola porta è quella che separa i servizi.
Stesso concetto per il piano superiore, concepito come un appartamento – con cucina e vasca idromassaggio sul terrazzo – per il figlio. La famiglia che vive in questa casa ama ricevere, e si vede: il tavolo per i pranzi informali, prolungamento del piano di lavoro della cucina (sei metri in totale!), ospita tranquillamente dieci persone.
Anche lo spettacolare piano seminterrato è pensato per avere un’anima conviviale. Qui si trovano la piscina, lo spazio benessere (palestra, doccia emozionale e sauna), ma anche una grande cigar room con un angolo dedicato ai vini.
A ogni livello lo sguardo incontra della vegetazione, il rapporto con l’esterno è continuo. «I proprietari avevano vissuto per quindici anni in un appartamento e uno dei loro desideri più forti era quello di vedere del verde», prosegue Zagaria. «È per questo che la casa è così aperta, ho messo aperture dove possibile per avere la massima continuità tra interno ed esterno. Come nel living, dove le finestre sono a nastro, sottolineate da un mobile basso: diventa una specie di belvedere». Questo vale anche per il piano -1: il giardino segreto su cui si affaccia, ricavato scavando il terreno, ospita degli esemplari di Dicksonia, felce gigante con l’aspetto di una palma.
Per l’arredamento l’architetto ha lavorato a strettissimo contatto con i clienti: «Il rapporto con loro è stato da subito informale. Ci siamo conosciuti grazie ad amici in comune, il primo incontro è stato in un bar. È stato il modo migliore per scoprire che tipo di persone erano, quali erano le loro vere esigenze. Il progetto si è sviluppato a loro misura: abbiamo avuto un continuo scambio di idee, e anche se hanno accettato tutte le proposte che ho fatto ogni cosa è stata in realtà decisa insieme». A terra è stato posato un parquet in rovere naturale, una tonalità di legno luminosa e rilassante. Per il piano interrato invece è stato scelto un mosaico che riprende in chiave contemporanea la tradizione romana.
Nella camera-appartamento del ragazzo, infine, sono state utilizzate grandi lastre in ceramica. Gli spazi sono razionali, semplici, ben organizzati. E volutamente non affollati. Una scelta che dà risalto ai mobili, tutti scenografici e anticonvenzionali. Come i divani collocati al cuore dei due ambienti più di rappresentanza, il piano terra e quello della piscina: due elementi d’arredo oversize, asimmetrici, che con i loro elementi mobili (schienali, braccioli) invitano all’interazione e al gioco. Altri sono delle vere sculture funzionali: il grande tavolo nella sala da pranzo, un piano di cristallo dalla forma ameboide posato su un groviglio di tubolari d’acciaio; o la lampada da terra del living, strana creatura tripode che sembra di metallo fuso (entrambi disegnati da Jacopo Foggini). È un mix dove trovano posto ricordi di viaggio, pezzi di design dall’anima quasi surrealista e altri invece rassicurantemente razionali.
«La selezione degli arredi l’ho seguita personalmente», spiega l’architetto. «In tutti i miei progetti di interni cerco di mettere qualcosa di rosso: qui questo elemento è la poltrona Vermelha dei fratelli Campana, un pezzo del 1993 che è diventato un classico del design contemporaneo (è anche nella collezione del MoMA di New York, ndr). Ed è rosso anche l’interno del grande mobile contenitore sospeso della sala da pranzo, le cui ante di specchio riflettono il giardino. E che, specialmente la sera, sembra un’altra finestra. Gli interni di questa villa sono un caos ordinato, bello e comodo da vivere. Una casa che ho progettato pensando a come l’avrei voluta abitare io». Sognando una vita in vacanza.