Chiesa del Santo Volto 2
Il mondo è come l’occhio: il mare è il bianco, la terra è l’iride, Gerusalemme è la pupilla e l’immagine in essa riflessa è il tempio». Questo antico detto giudaico illustra in modo nitido e simbolico la funzione nel tempio secondo un’intuizione che è primordiale e universale. Due sono le idee che sottendono all’immagine. La prima è quella di “centro” che il luogo sacro deve rappresentare: l’orizzonte esteriore, con la sua frammentazione e con le sue tensioni, converge e si placa in un’area che per la sua purezza deve incarnare il senso, il cuore, l’ordine dell’essere intero. Nel tempio, dunque, si “con-centra” la molteplicità della realtà e della vita che trova in esso pace e armonia: si pensi solo alla planimetria di certe città a radiali connesse al “sole” ideale rappresentato dalla cattedrale posta nel cardine centrale urbano (Milano ne è un esempio evidente col Duomo, come New York è la testimonianza di una diversa visione, più dispersa e babelica). Dal tempio, poi, si “de-centra” un respiro di vita, di santità, di illuminazione che dovrebbe trasfigurare il quotidiano e la mappa generale della città. È a questo punto che entra in scena il secondo tema sotteso al detto giudaico che abbiamo evocato: il tempio è l’immagine che la pupilla riflette e rivela. Esso è quindi - attraverso la luce e i colori - un segno di bellezza. In questo senso un’architettura sacra, che non sappia usare in modo “splendido” il linguaggio della luce attraverso le finestre e le vetrate e che non sia portatrice di armonia, decade automaticamente dalla sua funzione, diventa “profana” e “profanata”. È