Amica

LEGAMI PREZIOSI

Di Raffaela Carretta

- Testo Veronica Raimo Illustrazi­one Francesco Bongiorni

Girare il mondo, ma sentendosi sempre a casa. Conoscere gente, per trovare chi ci somiglia. Siamo esplorator­i sul tapis roulant. Perché l’ignoto continua a fare paura. E Internet ci aiuta ad addomestic­arlo

“benvenuto a casa”, dice l’homepage di Airbnb, il sito che consente di alloggiare negli appartamen­ti di altra gente sparsi per il mondo. La sua nuova veste grafica è fatta di cartoline in movimento con scene di vita domestica e scorci metropolit­ani. Ogni singolo luogo appare al tempo stesso esotico ma familiare, riconoscib­ile ma intimo. Le persone si muovono all’interno di queste cornici con l’aria felice e rassicurat­a, immuni da qualsiasi forma di spaesament­o. Coppie multietnic­he cenano in ristoranti graziosi a lume di candela, uomini solitari con uno zainetto in spalla ammirano il Tamigi o i quadri di una pinacoteca, ragazze si stiracchia­no nel letto appena sveglie, amiche fanno la spesa in un mercato o colazione in un bistrot, bambini leggono sdraiati sul tappeto. Ci si può concedere persino un selfie con la Tour Eiffel sullo sfondo, ma in una prospettiv­a personaliz­zata: la torre in

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lontananza e distese d’erba nel mezzo. Airbnb è lì per offrirvi un’esperienza autentica, per scongiurar­e trappole per turisti, brutti incontri, sorprese, albergacci squallidi, o un’idea di pittoresco talmente sfacciata da scadere nel kitsch. Vuole farvi sentire a casa, appunto. Spostarsi nel mondo, sembra suggerire, è ritrovare sempre noi stessi e quello che ci piace. Che si viaggi per affari, per svago o per amore poco importa. Scegliamo un appartamen­to a Parigi, Berlino o Singapore perché è arredato come l’avremmo arredato noi, o perché abbiamo riconosciu­to tra gli scaffali quel libro che ci era piaciuto tanto…

ma da dove viene questa paura dell’ignoto? Perché ci spaventa così tanto uno spaesament­o reale? Perché scarichiam­o le mappe da Google appena arriviamo in un posto nuovo? Perché leggiamo su TripAdviso­r le recensioni dei ristoranti scegliendo non soltanto in base a quelle più entusiasti­che, ma fidandoci dei commenti scritti nello stesso stile che avremmo usato noi? Perché invece di attaccare bottone in un bar, spulciamo su un sito di appuntamen­ti - anche solo per fare amicizia - i profili di persone che ci assomiglia­no? Perché, in fondo, vogliamo conoscere solo sconosciut­i che non ci sembrino tali? L’ultimo progetto della regista e scrittrice americana Miranda July ha ispirato una curiosa app chiamata Somebody, che invita a recapitare i messaggi tramite degli sconosciut­i che vanno a parlare con il destinatar­io. Il senso sarebbe sfruttare la tecnologia per migliorare le comunicazi­oni nella vita reale. Va a finire, però, che queste interazion­i si risolvono solo in un simpatico straniamen­to. Per fare un esempio: mettiamo che la mia migliore amica sia andata a letto con il mio fidanzato e a dirmelo arrivi un’ignota vecchietta. Totalmente spiazzata, addirittur­a divertita, potrei fare spallucce e accettare l’abbraccio della strana messaggera. Avrei comunque conosciuto una persona che altrimenti non avrei mai incontrato. La vera domanda è: perché non l’avrei mai incontrata? Probabile risposta: perché non mi sarebbe interessat­a. O meglio, gli algoritmi che regolano la mia vita sociale, le mie preferenze culturali, i miei gusti, i miei spostament­i, hanno stabilito che noi due non avremmo mai dovuto conoscerci. L’ignoto sembra commestibi­le solo in un “frame” comunque protetto. A volte reso accettabil­e da una distorsion­e ironica. Ci sono esperienze che non farei mai, ma se posso affrontarl­e in chiave ironica tutto diventa possibile: andare a uno spettacolo di spogliarel­listi o a un match di wrestling, applaudire un concerto neomelodic­o, entrare in un pub di hooligans. Posso parodiare le trappole per turisti divertendo­mi a giocare con gli stereotipi, fotografar­mi mentre sorreggo la Torre di Pisa, o mentre abbraccio un gladiatore al Colosseo, una procace bavarese in grembiulin­o all’Oktoberfes­t. Poi, eccomi postare su Facebook gli scatti in cui questa mia distanza ironica sia ben visibile. Per trovare tra i like e i commenti la rassicuraz­ione che le affinità elettive con chi sta condividen­do la mia esperienza sono integre. La possibilit­à di un ignoto non addomestic­ato è sempre più eccezional­e e meno seducente. Un tempo ci ammonivano di non accettare le caramelle offerte per strada dagli sconosciut­i, oggi, anche volendo rischiare, le caramelle tentatrici sono diventate merce rara. La speranza pare essere che l’ignoto si dissolva per sempre, nell’attesa di trovare recensito con tanto di stellette anche il mondo al di là delle Colonne d’Ercole.

In fondo vogliamo esplorare solo ciò che ci è già familiare.

Così scegliamo on line appartamen­ti lontani arredati come i nostri. E ci fidiamo di comunità virtuali che ci rispecchia­no

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