LEGAMI PREZIOSI
Di Raffaela Carretta
Girare il mondo, ma sentendosi sempre a casa. Conoscere gente, per trovare chi ci somiglia. Siamo esploratori sul tapis roulant. Perché l’ignoto continua a fare paura. E Internet ci aiuta ad addomesticarlo
“benvenuto a casa”, dice l’homepage di Airbnb, il sito che consente di alloggiare negli appartamenti di altra gente sparsi per il mondo. La sua nuova veste grafica è fatta di cartoline in movimento con scene di vita domestica e scorci metropolitani. Ogni singolo luogo appare al tempo stesso esotico ma familiare, riconoscibile ma intimo. Le persone si muovono all’interno di queste cornici con l’aria felice e rassicurata, immuni da qualsiasi forma di spaesamento. Coppie multietniche cenano in ristoranti graziosi a lume di candela, uomini solitari con uno zainetto in spalla ammirano il Tamigi o i quadri di una pinacoteca, ragazze si stiracchiano nel letto appena sveglie, amiche fanno la spesa in un mercato o colazione in un bistrot, bambini leggono sdraiati sul tappeto. Ci si può concedere persino un selfie con la Tour Eiffel sullo sfondo, ma in una prospettiva personalizzata: la torre in
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lontananza e distese d’erba nel mezzo. Airbnb è lì per offrirvi un’esperienza autentica, per scongiurare trappole per turisti, brutti incontri, sorprese, albergacci squallidi, o un’idea di pittoresco talmente sfacciata da scadere nel kitsch. Vuole farvi sentire a casa, appunto. Spostarsi nel mondo, sembra suggerire, è ritrovare sempre noi stessi e quello che ci piace. Che si viaggi per affari, per svago o per amore poco importa. Scegliamo un appartamento a Parigi, Berlino o Singapore perché è arredato come l’avremmo arredato noi, o perché abbiamo riconosciuto tra gli scaffali quel libro che ci era piaciuto tanto…
ma da dove viene questa paura dell’ignoto? Perché ci spaventa così tanto uno spaesamento reale? Perché scarichiamo le mappe da Google appena arriviamo in un posto nuovo? Perché leggiamo su TripAdvisor le recensioni dei ristoranti scegliendo non soltanto in base a quelle più entusiastiche, ma fidandoci dei commenti scritti nello stesso stile che avremmo usato noi? Perché invece di attaccare bottone in un bar, spulciamo su un sito di appuntamenti - anche solo per fare amicizia - i profili di persone che ci assomigliano? Perché, in fondo, vogliamo conoscere solo sconosciuti che non ci sembrino tali? L’ultimo progetto della regista e scrittrice americana Miranda July ha ispirato una curiosa app chiamata Somebody, che invita a recapitare i messaggi tramite degli sconosciuti che vanno a parlare con il destinatario. Il senso sarebbe sfruttare la tecnologia per migliorare le comunicazioni nella vita reale. Va a finire, però, che queste interazioni si risolvono solo in un simpatico straniamento. Per fare un esempio: mettiamo che la mia migliore amica sia andata a letto con il mio fidanzato e a dirmelo arrivi un’ignota vecchietta. Totalmente spiazzata, addirittura divertita, potrei fare spallucce e accettare l’abbraccio della strana messaggera. Avrei comunque conosciuto una persona che altrimenti non avrei mai incontrato. La vera domanda è: perché non l’avrei mai incontrata? Probabile risposta: perché non mi sarebbe interessata. O meglio, gli algoritmi che regolano la mia vita sociale, le mie preferenze culturali, i miei gusti, i miei spostamenti, hanno stabilito che noi due non avremmo mai dovuto conoscerci. L’ignoto sembra commestibile solo in un “frame” comunque protetto. A volte reso accettabile da una distorsione ironica. Ci sono esperienze che non farei mai, ma se posso affrontarle in chiave ironica tutto diventa possibile: andare a uno spettacolo di spogliarellisti o a un match di wrestling, applaudire un concerto neomelodico, entrare in un pub di hooligans. Posso parodiare le trappole per turisti divertendomi a giocare con gli stereotipi, fotografarmi mentre sorreggo la Torre di Pisa, o mentre abbraccio un gladiatore al Colosseo, una procace bavarese in grembiulino all’Oktoberfest. Poi, eccomi postare su Facebook gli scatti in cui questa mia distanza ironica sia ben visibile. Per trovare tra i like e i commenti la rassicurazione che le affinità elettive con chi sta condividendo la mia esperienza sono integre. La possibilità di un ignoto non addomesticato è sempre più eccezionale e meno seducente. Un tempo ci ammonivano di non accettare le caramelle offerte per strada dagli sconosciuti, oggi, anche volendo rischiare, le caramelle tentatrici sono diventate merce rara. La speranza pare essere che l’ignoto si dissolva per sempre, nell’attesa di trovare recensito con tanto di stellette anche il mondo al di là delle Colonne d’Ercole.
In fondo vogliamo esplorare solo ciò che ci è già familiare.
Così scegliamo on line appartamenti lontani arredati come i nostri. E ci fidiamo di comunità virtuali che ci rispecchiano