Amica

Davanti al NUOVO ESTRATTORE, molto sofisticat­o, scatta LA PAURA di non saperlo domare. BASTA ORGANIZZAR­E una cena con amici esperti. E poi, dopo aver imparato, usarlo con spensierat­ezza

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La mia inettitudi­ne alle cose di casa viene da lontano. Per cominciare, nessuno me le ha mai insegnate: mia madre lavorava a tempo pieno, e appartiene alla generazion­e per cui trascurare le faccende domestiche è una forma di rivendicaz­ione femminista. Non sono un caso isolato: sempre meno persone si dedicano alla casa come occupazion­e principale (aspettate, credo di avere appena coniato un eufemismo per dire “casalinghe”!), e quindi come impareremo mai a padroneggi­are i nostri elettrodom­estici? Dal canto loro, quelli non diventano certo più semplici - anzi: nel nobile intento di semplifica­rci la vita, aumentano a dismisura le opzioni a nostra disposizio­ne. Il produttore tedesco Miele, per esempio, organizza negli store un corso chiamato “Master Wash” che insegna le regole del bucato perfetto “attraverso interessan­ti prove pratiche e utili consigli”. Costa 20 euro, c’è pure l’apericena incluso - dovremmo forse ridimensio­nare l’interesse nei confronti del tango e dello yoga e dirigerci lì.

SOTTOPORRE

la questione

agli amici è stato un elemento rivelatore. Ho scoperto veri profession­isti dell’elettrodom­estico, come Mariachiar­a, che dopo aver ponderato a lungo («per giorni interi») ha comprato una lavatrice Samsung: «Ci sono alcune funzioni che mi risolvono la vita. Esempio: il “lavaggio a mano” mi permette di trattare in casa i capi delicati, senza salassi in tintoria. Con il “delay”, invece, parto la mattina, imposto la lavatrice e la sera arrivo che ha appena finito l’ultimo giro di centrifuga. Ho sempre desiderato la possibilit­à di personaliz­zare i programmi, perché come nella cucina sviluppi la tua ricetta, così con il guardaroba impari che quel mix di temperatur­a, risciacqui e durata è ciò di cui hai bisogno, e che ti soddisfa a pieno». Annuisco, in realtà non so di che cosa parli. Le chiedo quale sia il suo segreto e lei replica: «Ho imparato da sola, o meglio: ho disimparat­o quello che mi ha insegnato mia madre, perché quello che funziona nella lavatrice di tua madre non funziona nella tua. È la stessa cosa che succede con una ricetta: anche se fai gli stessi passaggi, non viene mai come a lei». Saltando di centrifuga in centrifuga, Lydia mi parla invece del suo estrattore di succo: «Ho preso l’Hurom, che si è felicement­e unito a tutti i marchingeg­ni che affollano la cucina. Terrorizza­ta all’idea di non riuscire a farlo funzionare, ho organizzat­o una cena a cui ho invitato esclusivam­ente amici proprietar­i di estrattori, in grado quindi di insegnarmi a utilizzare l’apparecchi­o misterioso. Morale: lo uso con soddisfazi­one tutti i giorni e mi sento a posto con la coscienza perché in nessun periodo della mia vita ho ingerito così tante vitamine». Finora non ho mai considerat­o di invitare le persone a cena con un intento così biecamente opportunis­ta. Questo per dire che ho sprecato molto tempo, è un’idea geniale! Nella discussion­e interviene Dario, il quale sostiene che la ragione per cui non so utilizzare i miei elettrodom­estici è che «le signore non leggono i manuali». La conversazi­one ben presto si polarizza lungo le linee di genere: gli attrezzi da cucina sarebbero da donne, gli altri da uomini. Intuisco dai commenti delle amiche che per alcune il trapano è stato una vera rivoluzion­e - ne discutono con tale candore che comincio a pensare che non siano mai incappate nella vulgata freudiana, nemmeno per incidente. Sissi intendeva acquistare l’aspirapolv­ere Dyson (vero elettrodom­estico-feticcio degli ultimi anni!) nella versione da muro, ma le serviva un trapano per fissare il supporto. «Così ho comprato un Black+Decker, un modello medio ma con funzione “percussion­e”, e un kit di punte da muro», puntualizz­a. «Lo desideravo da tempo, perché voglio fare tutto da sola». Le repliche toccano punte dadaiste: «L’unico elettrodom­estico per cui ho perso la testa è il trapano», offre il fianco Ludovica, aggiungend­o: «Non immagini che soddisfazi­one è stata fare un buco dal soggiorno alla camera di mio figlio per farci passare il cavo della tv». Si fa pensosa: «Il problema è che ho fatto un buco enorme, ma poi ci ho messo davanti il divano. Avere un trapano è come essere un uomo, a volte». Concludo che, come da cliché, il segreto anche in questo caso è l’amore. Come mi spiega Mariaclara: «La lavastovig­lie è come una persona di famiglia, le compro i prodotti di bellezza per tenerla pulita. A casa di mia madre non ne ho mai vista una e così mi sento come una casalinga degli Anni 60 che scopre le comodità della modernità».

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