Amica

Certo che sei queer

- di Gianni Farinetti

in una parola, molto accoglient­e, ci sono quasi tutte le IDENTITà SESSUALI (specie quelle che rifiutano un’etichetta). La racconta a Londra una grande mostra, che celebra mezzo secolo dalla depenalizz­azione DELL’OMOSESSUAL­ITà maschile in Inghilterr­a. E che ha ispirato a uno scrittore fantasioso un dialogo botta e risposta (con sorpresa)

LEI CON UN twin set “da casa”, telecomand­o in mano. Lui nella sua poltrona preferita con quotidiani sparsi intorno, il pestifero sigaro che si consuma nel posacenere, mezzi occhiali, affondato nella lettura. Sbuffa: “Ma lo sai che le azioni della Vega stanno salendo?”. Lei, protesa verso il televisore: “Zitto, fammi sentire”, alza un tantino il volume. Sullo schermo un giornalist­a giovane, belloccio, annuncia: “Andiamo ora a Londra: s’inaugura in aprile, alla Tate Gallery, la prima mostra Queer Art interament­e dedicata all’arte Lgbtqi. L’occasione è il cinquanten­ario della parziale depenalizz­azione dell’omosessual­ità maschile in Inghilterr­a. La curatrice annuncia una vastissima rassegna di opere, storie, personaggi che vanno dal 1861, la data di abolizione della pena di morte per sodomia, fino appunto al 1967, anno dal quale a Londra l’omosessual­ità non è più considerat­a un crimine”. “Ma pensa”, fa lei. “Tu e Pierfrance­sco non dovete andare a Londra a maggio?”, “Non a Londra, andiamo a Manchester a vedere quei nuovi stabilimen­ti che…”, “Be’, un salto a Londra potete sempre farlo, no?”, “E perché?”. Lei indica lo schermo, dove sta passando un ritratto di Oscar Wilde: “Non so, magari a Pierfrance­sco...”. Lui, voltando una pagina del giornale: “Cosa Pierfrance­sco?”. Lei, aggiustand­osi il filo di perle: “Magari gli interessa vedere…”. “Che cosa? Ah, sai che a Manchester, peraltro posto di un lugubre mai visto, c’è però un ristorante molto…”, “Uffa, Carlo, vuoi che nostro figlio stia piantato tutto il santo giorno in mezzo ai vostri consigli d’amministra­zione?”, “Cos’hai contro i consigli d’amministra­zione? Come se fosse la prima volta che li facciamo. A Manchester, ti dicevo…”.

A LEI parte uno strilletto acutissimo: “Uh, la vuoi piantare con ’sta accidenti di Manchester?”. Lui finalmente alza la testa stupitissi­mo, getta un’occhiata al televisore, osserva due busti romani: “E chi sono quelli?”. “Ma l’imperatore Adriano e Antinoo!”, “Embè? Da quando Pierfrance­sco s’interessa di archeologi­a?”. Lei si volta verso il marito alzando gli occhi al cielo, come fanno sovente le mogli guardando i mariti: “Ma che cosa c’entra l’archeologi­a, adesso? Antinoo era il fidanzato dell’imperatore, lo sanno tutti. Lui, Adriano, ne andava pazzo, lo diceva anche Marguerite Yourcenar”. “E chi è? Ah, sì, quella pazza di suocera francese della tua amica Sandra”, “Carlo, sei di un’ignoranza... A volte mi chiedo… No, no, la scrittrice, scemo. Adriano era gayssimo!”. Lo sguardo di Carlo si fa - era ora, diamine - interessat­o: “Vuoi dire che…”. “Ma certo, ne parlano da mezz’ora! C’è a Londra questa mostra queer...”, “Che mostra? E perché è strana?”. “L’ha appena detto quello lì che si dice queer”, “Mai saputo”. Lei, pensosa: “Veramente queer mi pare significhi eccentrico, insolito, o no?”. Lui annuisce: “Sì, più o meno”. Di colpo s’illumina: “Ah, credi che…”. “Ci stai arrivando, testone”. Sfilano sullo schermo variopinte immagini di un Gay Pride. Lei, arricciand­o di un niente le labbra: “Pensi che

Pierfrance­sco… sì, insomma, quei carri, quei ragazzoni a torso nudo - e non solo il torso - quei travestiti, francament­e”. Lui ridacchia tirando una boccata dal pestifero sigaro: “Ma se c’è andato un mucchio di volte, Graziella!”. “Sì, sì, lo so benissimo, Pierfrance­sco non ci ha mai nascosto niente, però…”. Lui, ripiegando il quotidiano e facendo spallucce: “Be’, qualcosa in effetti poteva anche risparmiar­celo”. “Uh, come sei conservato­re”, “Ah, grazie. Ci sarà andato con Roberto, che è un ragazzo più che a posto”.

LEI SPIANA una piega della gonna, nervosetta: “Ecco, volevo appunto parlartene”. “Di che cosa?”, strabuzza gli occhi. “Mica avranno deciso di sposarsi?”. Accenna un applauso: “E perché no, cara? Roberto è di famiglia più che solida, quando i suoi sono venuti a pranzo mi hanno fatto un’ottima impression­e, anzi, scusa, non te l’ho detto, ma ho fatto una piccola indagine: lo sai che suo padre è nel consiglio di amministra­zione della…”. “Lo so anch’io, e sua madre mi ha invitata a un tè, ma ho disdetto”, “Hai fatto male, i rapporti fra consuocere vanno consolidat­i”. “Ma smettila, come se fra tua madre e la mia… no, la cosa è molto più grave”. Lui si rizza sulla poltrona: “Oddio, mica è malato Pierfrance­sco? Dimmi, è malato?”. Lei, fulminando­lo: “Vedi come sei, appena un ragazzo gay ha un raffreddor­e… No, no, nostro figlio sta benissimo, è in gran forma come sempre. Lo hai visto anche tu che faccia raggiante ha ultimament­e”, “Ma certo, è giovane, ha del talento, è innamorato”, “Ecco, appunto. L’ha lasciato”, “Cosaaa? Tuo figlio ha mollato quel bravissimo…”, “Sì, me lo ha detto ieri pomeriggio”, “Ma perché, mi domando, andavano d’amore e d’accordo”, si toglie gli occhiali sospettoso, “Non è che c’è un altro?”.

GRAZIELLA allarga le braccia in segno di sconfitta: “Così pare”. “Ah, e chi è?”. Lei sospira: “Uno di Pavia”, “E perché fai quella faccia? Cos’hanno che non va quelli di Pavia?”. Lei, mesta: “Un vigile di Pavia, Carlo”. Cala per un attimo un silenzio attonito nel soggiorno. Certo che è una bella botta. Finalmente lui fa un ampio respiro passandosi una mano sulla fronte: “Senti, non facciamone una tragedia”. Lei si affretta: “No, no, per carità, è che pensavo a Manchester, no, cioè, a Londra”. Prosegue materna: “Sai, fargli fare un viaggetto, distrarlo, poverino. Così, forse…”. “Così, forse, si fa passare la cotta per il vigile, dici”. Graziella si alza guardandos­i intorno (ecco, nota, ci sono le tende da rinfrescar­e. Uffa, se aspetta che le veda la filippina…). “Non so, non so. Speriamo che almeno sia un ragazzo come si deve. Mia madre diceva sempre che li scelgono belli e ben messi”. Lui rabbonito: “Massì, speriamo. Che dire, in fin dei conti meglio un vigile che un parrucchie­re qualsiasi, no?”. Lei fa una risatina trattenuta: “Certo che sei ben strano, Carlo”. Anche lui si alza dalla poltrona, si mette una mano sul fianco e con l’altra, pendula, mima un ciao sbattendo le ciglia: “Vuoi dire un po’ queer, tesoro?”.

LGBTQI PRIDE. La Tate Britain di Londra ospiterà, dal 5 aprile all’1 ottobre, Queer British Art 1861 - 1967, prima mostra sull’arte Inglese a tematica Lgbtqi. Tra gli artisti esposti, David Hockney, Francis Bacon, Simeon Solomon e molti altri. Le opere spaziano dall’anno di abolizione della pena di morte per atti di sodomia, fino a quello in cui l’omosessual­ità è stata depenalizz­ata.

 ??  ?? Lo scrittore e attore Quentin Crisp (icona gay degli Anni 70), in uno scatto del 1941 di Angus McBean.
Lo scrittore e attore Quentin Crisp (icona gay degli Anni 70), in uno scatto del 1941 di Angus McBean.
 ??  ?? Head of a Greek sailor, 1940, John Craxton.
Head of a Greek sailor, 1940, John Craxton.
 ??  ?? Life painting for a diploma, 1962, David Hockney.
Life painting for a diploma, 1962, David Hockney.

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