Je suis jolie
Il SAVOIR-FAIRE di IERI incontra le aspirazioni femminili di OGGI: nasce un PROFUMO-MANIFESTO
•e n’est qu’un début, continuons le combat. 1.100 fragranze dopo, una MAISON CHE HA QUASI 190 ANNI lancia l’eau de parfum con cui vuole conquistare il mondo. Con l’aiuto di una certa Angelina e le note battagliere di un maître parfumeur che si schiera dalla parte delle donne “armato” di LAVANDA, GELSOMINO, SANDALO e (ovviamente) VANIGLIA
«SARÀ il successo
del secolo». Alla presentazione della fragranza femminile Mon Guerlain si scherza, ma neanche troppo. Per il lancio del nuovo jus - alla prova un orientale fresco - il brand francese, parfumeur dal 1828, circa 1.100 creazioni olfattive all’attivo, non ha risparmiato inventiva e investimenti. «Vogliamo alzare la voce nel segmento che rappresenta il nostro Dna. E lo facciamo», conferma Enrico Sorenti, direttore generale di Guerlain Italia, «proponendo una fragranzamanifesto della nostra marca, che nasce dalla tradizione, ma al tempo stesso rappresenta anche un momento di discontinuità». Obiettivo, raggiungere una posizione davvero global. Racconta Sorenti: «Oggi siamo leader in Francia e siamo già presenti in 80 Paesi, ma con quote rilevanti solo in 5-6. Con Mon Guerlain vogliamo conquistare la top 5 mondiale». Grazie anche all’aiuto di una testimonial d’eccezione, l’attrice forse più famosa di oggi, Angelina Jolie, contattata nel dicembre 2015, mentre stava girando come regista il lungometraggio sul genocidio cambogiano First They Killed
My Father. Un po’ musa, un po’ ambasciatrice, Angelina è l’icona global per eccellenza. Nel ritratto in bianco e nero scattato dal fotografo di moda Tom Munro, il taglio delle sue labbra e dei suoi occhi è inconfondibile, universalmente riconoscibile. Nel film girato in Provenza in collaborazione con Terrence Malick è indiscutibilmente lei a pronunciare in un soffio il nome altrettanto internazionale del profumo, Mon Guerlain, immaginato come una carezza sulla pelle, un tattoo in più, questo però più intimo e invisibile. La testimonial Jolie risponde, poi, anche a un’altra scelta di campo della Casa francese. Manifesto del brand (non a caso una presentazione internazionale alla stampa è avvenuta a Orphin, il posto da cui escono tutti i profumi Guerlain e dove sono conservate essenze che hanno più di 100 anni), la fragranza vuole essere, nelle intenzioni di chi l’ha creata, anche un nuovo «manifesto della femminilità». Quella più impegnata e combattiva. Dice il maître parfumeur Thierry Wasser: «Non è poi da così tanto tempo che le donne votano o gestiscono in autonomia i loro soldi. La loro guerra non è certo finita, la lotta continua».
CHE RUOLO può ritagliarsi
un profumo in questa storia di emancipazione? «Una donna che si sente bella, combatte meglio», è la risposta di Wasser. E pensare ancora una volta alla Jolie è inevitabile. Resta da scoprire come il quinto parfumeur di casa Guerlain sia riuscito a realizzare in note il ritratto di questa donna volitiva. Mon Guerlain, racconta lui stesso, è stato costruito in tre anni intorno a quattro ingredienti emblematici. Il ritratto inizia con la lavanda: «Tradizionalmente vissuta in profumeria come un’essenza maschile, usata come nota di testa, sprigiona freschezza» sottolinea Wasser. In particolare, nell’eau de parfum è presente la lavanda Carla, che cresce a 1.300 metri in Provenza. «Per esprimere l’empatia e la generosità delle donne», continua il Naso, «ho scelto invece il gelsomino Sambac, un fiore minuscolo che infonde calore. Mentre il profumo deriva la sua struttura dal sandalo australiano». Che conferisce la forza necessaria al progetto. «Il ritratto si completa», conclude Wasser, «con la vaniglia di Tahiti, un feticcio per Guerlain da Shalimar in poi. È il fondo, l’istinto materno, la memoria».