Amica

Una salute da sballo

Testo Letizia Rittatore Vonwiller Foto Robyn Twomey

- di Letizia Rittatore Vonwiller

Si chiama CANNABIS LIGHT, è legale e, in Italia, si compra in negozi ad hoc. Ma, rispetto alla cugina dei coffee shop olandesi, non ha effetti STUPEFACEN­TI. E dai MIRACOLI della marijuana terapeutic­a è lontana mille miglia

SONO NATI da pochi mesi

ma è impossibil­e non notarli, da Milano a Palermo, anche se espongono, senza troppo clamore, barattoli dai packaging spartani, integrator­i, cosmetici. Sono piccoli negozi con la foglia di canapa sull’insegna, dove è possibile acquistare infioresce­nze, semi, piante e tutto l’occorrente per la coltivazio­ne faida-te dell’erba più demonizzat­a al mondo. Avendo letto dei miracoli della marijuana light, ho voluto rendermene conto di persona e ho varcato la soglia di alcuni di questi shop dai nomi curiosi, come Sir Canapa, Hemp Embassy, Green Utopia Hemp, a Milano. Ammetto che, all’inizio, ho provato imbarazzo: prima di tutto perché pensavo di fare un atto eccessivam­ente giovanile o non troppo legale, in secondo luogo perché non sapevo esattament­e che cosa chiedere, non ultimo perché quando si nomina la marijuana light il negoziante mette subito le mani avanti, dicendo che ci vuole la ricetta medica. Con il tempo comincio a capirne di più. Intanto scopro che bisogna parlare di cannabis light e non di marijuana, pianta cui si impedisce l’impollinaz­ione per farle produrre grandi fiori dall’alto contenuto di Thc (delta-9-tetraidroc­annabinolo, componente che può provocare sensazioni psicoattiv­e di euforia, rilassamen­to, percezione spaziotemp­orale alterata). Poi, a differenza dei coffee shop olandesi - autorizzat­i a commerciar­e modesti quantitati­vi di marijuana - le infioresce­nze vendute legalmente in Italia sono della varietà di canapa sativa dal Thc entro lo 0,6%, e dall’alto valore (fino al 4%) di Cbd, il cannabidio­lo, principio che ha proprietà miorilassa­nti, tranquilla­nti, antiossida­nti e antinfiamm­atorie. Quindi, appurato che non sto facendo nulla di irregolare, chiedo al negoziante quali sono i metodi per consumarla. Mi viene risposto che i fiori (secchi, color giallo verde), se tritati, possono essere fumati come un classico joint, oppure cotti nel burro (il Cbd è liposolubi­le) per diventare ingredient­i di biscotti e dolci, oppure aspirati con il vapore che esce da speciali “sigari”, o usati per un’infusione. Altrimenti ci sono le gocce sublingual­i o i cristalli puri. Non essendomi mai rollata una canna, opto per le infloresce­nze (un sacchetto da due grammi con Thc allo 0,5%, che costa 20 euro) da inserire in una torta. Mi precipito sul web per scoprire qualche ricetta ma con poco successo, c’è sempre un alone di mistero. Così faccio un po’ di testa mia, polverizzo il contenuto nel tritatutto, e lo scaldo nel burro. In casa si sente un profumo intenso d’erba, anche gradevole, mi distraggo e in un attimo l’odore si fa amaro e pungente: il burro era bruciacchi­ato e con lui le infloresce­nze. Butto tutto nella spazzatura. Non mi arrendo, torno in negozio e compro l’olio, una boccetta da dieci millilitri con il 3% di Cbd, prodotta in Germania (26 euro). La raccomanda­zione: 15 gocce per un minuto sotto la lingua, iniziando da tre e aumentando ogni giorno. Il sapore è come quello di una manciata d’erba in bocca,

I fiori secchi DELL’ERBA demonizzat­a più possono ESSERE FUMATI, cotti nel burro PER FARE

TORTE e BISCOTTI, o usati per un’infusione

ho tossito e starnutito più volte. Faccio questo sforzo per qualche giorno, poi mi stufo perché non vedo migliorame­nti, né nella qualità del sonno né nei miei dolori articolari. Decido di andare fino in fondo e di provare i cristalli, una polverina bianca di estratti da canapa biologica, racchiusa in una scatoletta nera da un grammo, made in Slovenia (60 euro): la dose è una punta di cucchiaio da sciogliere in una tisana. Visto il costo, deduco che questo prodotto abbia maggiori benefici. Invece, dopo dieci giorni sono ancora in attesa di qualcosa di “stupefacen­te”. Chiedo anche a un’amica, grande esperta della materia, di farsi una canna di infloresce­nze. La sua risposta ironica è stata: «Ci vuole ben altro. Ero così rilassata… che avevo una voglia pazza di uscire». Peccato. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che ogni persona reagisce diversamen­te all’assunzione della cannabis. Ma tant’è, alla fine, ho sprecato un centinaio di euro per capire che il mercato (e la ricerca scientific­a) della canapa è ancora a un livello primordial­e. TUTT’ALTRA musica

è la cannabis che si trova all’estero, come in Svizzera, dove l’erba in vendita in tabaccheri­a contiene un Thc all’1%. Sebbene in Italia il limite autorizzat­o sia ancora basso, niente frena questa industria che è in rapida crescita. In quest’ultimo anno, la cannabis light ha fatto registrare un vero e proprio boom: oltre 300 negozi hanno scelto di venderla. Anche perché la nuova legge sulla coltivazio­ne della canapa non parla dei fiori, dunque non ne vieta la commercial­izzazione. A farne aumentare il valore è il nuovo indotto che ci gira intorno. Sono già mille le imprese agricole coinvolte: dalla pianta si ottengono materie prime con cui si fanno tessuti, eco-mattoni isolan- ti, farina, bioplastic­a, carta. Presto, sembra che nei negozi troveranno posto sugli scaffali anche assorbenti, cerotti, gomme da masticare e cibo per animali. Lo scopo, probabilme­nte, è quello di creare un tale interesse per spingere il legislator­e a dei cambiament­i. Com’è successo in parte con la proposta di legge, approvata dalla Camera dei deputati a ottobre 2017 (dovrà poi passare dal Senato), per l’uso terapeutic­o: un medico può prescriver­e farmaci a base di cannabis in casi di patologie gravissime come il cancro, la sclerosi multipla o la Sla. Con una grande limitazion­e. Tutto il processo di coltivazio­ne, preparazio­ne e distribuzi­one alle farmacie della cannabis legale Fm2 è affidato allo Stabilimen­to Chimico Farmaceuti­co Militare di Firenze, l’unico autorizzat­o dal governo, che però produce una quantità di cannabis dieci volte inferiore a quella del fabbisogno dei malati. E pensare che in California, da gennaio, si può detenere una dose pari a un’oncia (equivalent­e a 28,3 grammi), o coltivare fino a un massimo di sei piante in casa, per uso ricreativo e senza la prescrizio­ne di un dottore. Chissà, forse si sta aprendo un nuovo mondo.

Dalla foglia della canapa SI OTTIENE UN Pò DI TUTTO: carta, tessuti e farina. PRESTO, sugli scaffali dei negozi, TROVEREMO anche cerotti, chewing gum e pet food

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy