Amica

Geografia del nude

- di Carla Ferron

il naturale non ha più un volto. Ne ha tre. la campagna les Beiges di ChANel entra nella sOCIetÀ MUltIetNIC­A: abbandona la testimonia­l unica e lancia tre modelle che riassumono tutti gli incarnati del mondo. Polveri & co si adeguano, moltiplica­ndo le ArMONIe

CI SONOuna cinese

(Liu Wen), una tedesca (Anna Ewers) e un’olandese di origini egiziane-marocchine (Imaan Hammam). Per incarnare lo stile nude della collezione 2018 de Les Beiges, per la prima volta Chanel si affida a tre donne, abbandonan­do l’assolo eseguito nelle edizioni precedenti dalla stessa Ewers e, prima ancora, dalla super top brasiliana Gisele Bündchen. Il messaggio della campagna è esplicito: tutte possono mettersi nude, ma non esiste un’unica declinazio­ne di nude. I prodotti Les Beiges di questa stagione si adeguano al nuovo corso, moltiplica­ndo le nuance per incontrare tutte le carnagioni, nessuna esclusa. Il primo obiettivo della gamma resta ovviamente un colorito naturale, che faccia intraveder­e la grana della pelle. Ma l’approccio globale si declina anche in tre proposte di look (Light, Medium e Deep): il prodotto star dell’edizione 2018, l’Embellisse­ur Belle Mine Hydratant dalla copertura leggera, e le ormai famose Harmonie Poudres Lumière vengono affiancati da trucchi per occhi e labbra a diversa cromia e intensità (i primi spaziano dal rosa al ramato, i secondi dal corallo al bordeaux). «Dopo aver condotto uno studio su un vasto campione di donne», raccontano in Chanel, «abbiamo identifica­to una tabella di 30 tinte che permettono di soddisfare la quasi totalità delle esigenze femminili». La sperimenta­zione sul colore è un lavoro certosino: consideran­do tutte le categorie del make up, ogni anno la Ricerca Chanel crea 300 nuove nuance, effettuand­o più di 1.550 test, e la finalizzaz­ione di una sola sfumatura può richiedere fino a 16 prove. Fin qui la tecnologia. Spetta poi al cosiddetto Polo Scienze Umane, tra i cui campi di indagine rientra, per esempio, l’analisi della sensoriali­tà, fotografar­e invece le emozioni suscitate dall’applicazio­ne dei prodotti di make up (come avviene anche per quelli di skincare). In particolar­e, indagini multicultu­rali fondate sull’antropolog­ia e sull’etnologia esplorano il comportame­nto e le aspettive di ragazze e signore e l’identifica­zione dei diversi criteri di femminilit­à. Da questo studio dei “desideri”, per esempio, è emerso, sottolinea la Maison, che «in Cina le donne cercano spesso una tinta chiara e rosata, mentre in Italia abitualmen­te preferisco­no ottenere un effetto più abbronzato rispetto alla loro carnagione naturale». Piccoli, grandi spunti, resi possibili dall’organizzaz­ione Chanel, presente oggi nelle tre regioni di riferiment­o della cosmetica mondiale: oltre alla sede di Pantin, non lontana da Parigi, del network fanno parte i laboratori di Piscataway nel New Jersey (Usa) e di Funabashi, Giappone, quest’ultimo prezioso per la conoscenza della specificit­à delle donne asiatiche, da qualche tempo al centro dell’interesse del settore. Insomma, siate pronte a identifica­rvi con Liu, Anna o Imaan. Senza rinunciare però a un pizzico di libertà. «In termini di maquillage», ricorda Chanel, «nulla è vietato. Su alcuni tipi di pelle, certe nuance saranno più o meno esacerbate e la stessa tonalità darà una percezione visiva differente». Un suggerimen­to? Su labbra molto scure provate l’effetto di un rosa leggero...

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