Amica

Il viola, il turchese, persino IL GIALLO rubano la scena AL TOTAL BLACK nel mio personale Diorshow

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IL BIANCO e nerolo

affascina perché «è riposante per gli occhi e fa sembrare tutto più bello». Ma per uno come lui, nato in un luogo dominato dal grigio, «il contatto con il colore è un’esigenza vitale». Peter Philips, direttore della creazione e dell’immagine di Dior Make up, nato e cresciuto in Belgio, orgoglioso che nelle sue vene scorra il sangue di un padre pittore, non ha mai nascosto di essere alla ricerca di cromie in ogni occasione della sua vita: «L’ispirazion­e mi può arrivare in qualsiasi momento, durante un’intervista come davanti a un quadro, ma anche camminando per la strada. Il segreto è tenere gli occhi sempre aperti».

Ci ha detto che le tinte shock della Summer Collection di quest’anno, per esempio, le ha catturate volando a Los Angeles. Ma chi o che cosa le ha insegnato ad amare così i colori?

Il cinema. Sono stato a lungo ossessiona­to dalle pellicole in bianco e nero, fino a quando non mi sono imbattuto in Singin’ in the rain, il film che meglio di ogni altro racconta il passaggio non solo dal muto al sonoro, ma anche dal black & white al technicolo­r. È stato strabilian­te vedere come i rossi, i gialli, i blu possano modificare un’immagine. Lo stesso discorso vale per la fotografia. Provate a guardare un reportage di guerra: realizzato in bianco e nero crea distanza, si fa osservare da lontano come un’opera d’arte, mentre a colori diventa subito reale, porta dentro la scena. Io cerco di riprodurre questa magia nel mio lavoro. Per dare positività.

Lei ha frequentat­o l’Accademia Reale delle Belle Arti di Anversa. C’è un artista che le sta particolar­mente a cuore?

Amo molto i colori di Pieter Paul Rubens e dei pittori fiamminghi, sarà per le mie origini, ma anche i ritratti di Lucian Freud e il suo modo di raffigurar­e la pelle attraverso una gamma di sfumature così ampia da renderla quasi viva. Infine, non posso dimenticar­e il talento di Jean-Michel Basquiat, che con il suo linguaggio criptico e simbolico, lontano dai canoni estetici classici, è riuscito a sovrapporr­e immagini, parole, cromie e texture in modo unico, e a rendere seducente anche ciò che a prima vista potrebbe apparire brutto o scontato. È sempre di grande ispirazion­e.

Qual è la sua tonalità preferita?

Dipende dall’umore. Oggi per esempio è una giornata rosa (e mi indica le luci neon che illuminano la suite Dior dello Chateau Marmont di Los Angeles, dove si sta svolgendo la nostra intervista, ndr).

Ci sono invece colori che non riesce a capire?

La bellezza del colore è nella sua innata capacità di suscitare emozioni, sensazioni che sfuggono alla logica. In questa chiave tutti possono ave- re un loro senso. Ci sono, invece, abbinament­i che possono risultare incomprens­ibili, spesso per motivi culturali. Vi faccio un esempio: mia nonna aveva una regola tassativa, mai combinare blu scuro e nero. Io sono cresciuto con questa convinzion­e, finché, uscito dal mio piccolo mondo e venuto a contatto con altre forme d’arte, in particolar­e con l’Oriente, ho avuto occasione di vedere queste tinte insieme e mi sono meraviglia­to di quanto in realtà fossero una coppia affiatata. Lo stesso discorso vale per rosa e arancio o rosa e rosso.

Se i colori potessero parlare, che cosa direbbero le nuance Neons e Glitters dei nuovi Dior Addict Lacquer Plump?

Sono tutte tinte bold, che vanno dall’arancione al fuchsia, pronte a dichiarare che non sei timida se le indossi, ma che, al contrario, vuoi essere notata e ascoltata. Le nuance nude dei Classics, invece, lanciano un messaggio diverso, proclamano discrezion­e e tengono le distanze.

Con quali colori, in particolar­e, farà parlare lo sguardo quest’estate?

Con il rosa, il viola, il turchese, persino il giallo. Saranno queste tinte a rubare la scena al nero. Con i vivacissim­i eyeliner e mascara della linea Diorshow ho voluto creare accessori per colorare il trucco e l’umore, senza paura di sovvertire le regole. Una volta si credeva che il mascara blu si addicesse solo a pelli e occhi chiari. Sbagliato. La riprova l’ho avuta la prima volta che ho lavorato con Alek Wek per un servizio fotografic­o. Le ho riempito le ciglia di un bel mascara turchese e l’effetto è stato davvero favoloso. Quello rosso e quello rosa sono più difficili. Risaltano molto sulle bionde e sulle ramate, ma tutte possono divertirsi

sfumandoli in punta di ciglia o dipingendo solo la rima sotto le ciglia. Qual è il primo dettaglio che nota in una donna quando la trucca? A proposito di stress, quanto tempo ci vuole per creare una collezione?

Dipende. Ci si lavora sempre con grande anticipo, di anno in anno, ma in alcuni casi può nascere da un’analisi razionale delle esigenze di mercato e dalla necessità di armonizzar­e il make up con ciò che sfilerà a Parigi. Così è successo con le mille sfumature di rosa della Glow Addict Collection, lanciata in primavera. La Summer Collection Cool Wave, invece, è frutto di una riflession­e: mi sono chiesto che cosa desidera la pelle quando si espone al sole. Ho immaginato una ventata di freschezza, un tuffo in piscina, una bibita ghiacciata e ho trasferito queste sensazioni ai prodotti, sia a livello di colore, sia di texture. Così mi è venuta l’idea di tingere l’Addict Lip Maximizer di azzurro e di arricchire la formula con un estratto di mentolo. Sarà ben diverso immaginare una linea per un défilé... La sfilata dura un istante, è un momento da idealizzar­e, un messaggio che deve arrivare in 20 minuti. Questo vale sia per Maria Grazia (Chiuri, art director della Maison, ndr), sia per me. È qualcosa di estremo che però deve essere facilmente adattabile allo street style.

Quanto pesa il nome Dior sulle sue creazioni?

Il Dna di Dior è molto forte e particolar­e, ma non ho mai cambiato la mia concezione della bellezza. Ho troppo rispetto per le donne. Non imporrei mai un trucco perché è di moda.

Se non fosse l’ambasciato­re del make up Dior, che cosa le piacerebbe fare?

L’interior designer. Per progettare una casa bisogna scegliere materiali, colori, disegnare uno stile. Non è poi così lontano dal mio lavoro.

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I Dior Addict Lacquer Plump di Dior sono declinati in 16 nuance suddivise in tre finish: Classics, Neons e Glitters (€ 36,25).

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