Amica

Così è l’amore (a Calcutta)

Un delitto, un capitano inglese e una splendida anglo-indiana nell’impero britannico degli Anni 20

- di Alessandro Marzo Magno Abir Mukherjee L’uomo di Calcutta Sem, pp. 352, € 17,00 libro, € 7,99 e-book

Metti un ufficiale di polizia britannico che ha perso tutto: gli amici nelle trincee della Somme, la moglie a causa dell’influenza spagnola, e trasferisc­ilo nella Calcutta del 1919. Ecco l’ambientazi­one del libro, scritto da uno scozzese di origine indiana che a 15 anni ha letto Gorky Park di Martin Cruz Smith ed è rimasto folgorato dal thriller. Non solo, Abir Mukherjee si è messo a studiare l’India di quegli anni, un periodo oscuro, trascurato, quando Calcutta (oggi Kolkata) soffriva per aver perso il rango di capitale del viceregno, il Raj, dopo che le era stata preferita Delhi. La ricostruzi­one degli ambienti anglo-britannici è magistrale, con 150mila europei oppressi dal caldo che opprimono 300 milioni di indiani, e questi ultimi divisi tra chi aspira all’indipenden­za e chi cerca di servire al meglio la propria patria, come il sergente laureato in giurisprud­enza a Cambridge, che parla inglese meglio degli inglesi. Il protagonis­ta è il capitano Sam Wyndham, fuggito in India per scappare da se stesso e da ricordi terribili, che peraltro cerca di allontanar­e con un intenso ricorso all’oppio. Appena arrivato, gli capita di indagare su un delitto di alto rango: un funzionari­o britannico di prima grandezza è rinvenuto morto in una zona malfamata, con un biglietto in bocca che intima agli inglesi di andarsene. Così lui, piccolo borghese, costretto a entrare in polizia perché non in grado di proseguire gli studi, si ritrova a entrare e uscire dai palazzi del Raj, dai club per gentiluomi­ni che cercano di replicare i modi e gli usi della madrepatri­a, dalle prigioni e dai bordelli. L’autore crea una serie di quadri ben tratteggia­ti, che descrivono un’India ormai perduta, ma che pochi hanno

“Avevo conosciuto Annie Grant. In un certo senso era il progresso più grande da quando avevo lasciato Londra. (...) Pochi secondi dopo udii la sua voce e provai una felicità irrazional­e”

voglia di rievocare perché ricorda tempi non gloriosi. Non a caso, Mukherjee cita il massacro di Amritsar, “un evento mostruoso” a parere del futuro premier Winston Churchill: nell’aprile 1919 l’esercito britannico aprì il fuoco sulla folla e fece 379 vittime. Il braccio destro del capitano Wyndham è il sergente “Surrender-not” (che non si arrende mai) Banerjee, così chiamato perché il suo vero nome, Surendrana­th, risulta troppo ostico da pronunciar­e. La protagonis­ta femminile, Annie Grant, è una splendida anglo-indiana, che vive con disagio il fatto di essere una mezzosangu­e: inglese per gli indiani, indiana per gli inglesi, e quindi respinta da tutti. Quando leggerete questo libro vi innamorere­te dell’uomo, il capitano Wyndham, di Calcutta, nonché della scrittura ironica e asciutta di Mukherjee. L’amore sarà corrispost­o: la casa editrice Sem tradurrà anche gli altri suoi due libri, che hanno già avuto grande successo.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy