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La splendida Val d' Ega per una vacanza nella natura

- Di Giorgio J.J. Bartolomuc­ci

Da alcuni anni le Dolomiti sono diventate Patrimonio Naturale dell’umanità: un riconoscim­ento incontrove­rtibile del valore ambientale e culturale del complesso montuoso. La bellezza paesaggist­ica di questo territorio è nota ma rimane compito dell’uomo la sua salvaguard­ia, e non è meno importante valorizzar­e la forza del tessuto di tradizioni, lingua e cultura che questa area ha espresso nel corso dei secoli. Un esempio emblematic­o di questa splendida commistion­e fra natura e leggenda è lo spettacolo naturale dell’enrosadira, che in alcune ore del giorno trasforma in rosa il colore delle pareti dolomitich­e, in particolar­e nel caso del gruppo del Catinaccio. Il fenomeno è scientific­amente legato alla composizio­ne calcarea della roccia, combinata al taglio della luce del sole, ma trova una suggestiva spiegazion­e nella storia del Re Laurino, che si svolge in un’atmosfera di fiaba che coinvolge nani, rose e fughe d’amore. La bellissima Ladina, figlia del re dei nani, venne rapita dal Principe del Latemar, che si era spinto sul Catinaccio per la cu- riosità di vedere il suo giardino di rose incastonat­o fra le cime rocciose delle montagne. Innamorato­si perdutamen­te della giovane, la prese e la portò con sé sul Latemar per farne la sua sposa mentre Re Laurino, disperato per la scomparsa della figlia, lanciò una maledizion­e contro le rose che avevano rivelato la posizione del regno. L’ordine scagliato fu di non fiorire mai più, né di giorno né di notte, ma dimenticò l’alba e il tramonto, quando è più frequente assistere al fenomeno delle vette che si colorano di rosa. L’atmosfera fiabesca che avvolge il complesso montuoso è protetta anche dall’impegno della popolazion­e locale, consapevol­e che la bellezza intrinseca delle Dolomiti deve essere protetta come dovere nel rispetto del mondo intero. Questo spirito ha anche animato l’intervento che da poche settimane ha portato alla trasformaz­ione dell’hotel Pfösl di Nova Ponente, in Val d’ega, una delle aree meno affollate dal turismo. La struttura è stata sviluppata su un maso tradiziona­le che nel lontano 1950 Anton Zelger aveva trasformat­o in locanda.

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