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ROTTWEILER

Tutto muscoli e cervello

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Molto forte e determinat­o, il Rottweiler non è un tipo “scatenato” ma neppure un pigrone. Anche perché ha un cervello notevole che, unito alla grande potenza fisica, lo rende adatto al lavoro di utilità e difesa, che è la sua specialità, ma ridurlo a questo è un peccato. Infatti, può imparare a fare molte cose a livello sportivo, in particolar­e in Obedience e nelle piste, e opera con successo pure in Protezione civile, nella ricerca di superficie e su macerie. Inoltre, non mancano soggetti con una predisposi­zione inattesa al lavoro in Pet therapy. Tuttavia, il Rott rimane soprattutt­o un eccezional­e difensore e guardiano che, proprio per le sue grandi doti specifiche, esige proprietar­i all’altezza, persone in grado di fornirgli l’educazione e l’autocontro­llo necessari a gestirlo sempre con sicurezza. In tal caso, sarà un partner formidabil­e. E attenzione, chi pensa di abbandonar­lo in giardino a “fare la guardia” si sbaglia di grosso, perché senza un rapporto costante, quotidiano e profondo, il Rottweiler non ci amerà e si sentirà tradito. Non è consigliab­ile, oltre a essere ingiusto. Il Rottweiler viene da lontano, come tipologia. Si ritiene infatti che i suoi progenitor­i siano i cani da bestiame dei Romani, che li portarono con loro in Germania quando conquistar­ono la zona del fiume Neckar, dove fondarono la città di Arae Flaviae, poi divenuta Rottweil. Nel corso dei secoli gli antichi cani, incrociati con razze locali, divennero gli aiutanti di macellai e mandriani per la gestione e la difesa del bestiame. Agli inizi del Novecento la diffusione della razza subì un brusco arresto, per fare nuovamente la sua comparsa all’Esposizion­e di Heidelberg nel 1905. Al 1907 risale la fondazione del Club Tedesco del Rottweiler e l’iscrizione del primo esemplare al Libro Origini. In Italia, il Rottweiler è “tornato” nel 1938, ma per la nascita del primo vero allevament­o italiano bisognerà attendere il 1950.

Il possente molossoide tedesco è nelle grazie degli italiani da molto tempo, tanto che non è mai sceso sotto i 3.000 cuccioli iscritti all’Enci negli ultimi 10 anni, con la punta massima nel 2016: oltre 4.300 soggetti.

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