Biciclette d epoca

Dino Buzzati a Superga

Personaggi & Campioni Lo scrittore e la tragedia del Grande Torino

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Venerdì 13 ottobre 2023 è stato presentato il Giro d’Italia del 2024. Partenza da Torino e prime tappe in Piemonte. In particolar­e, la prima tappa passerà dal colle di Superga in memoria della scomparsa del Grande Torino (4 maggio 1949). Il 5 febbraio, poi, è stata presentata alla Pinacoteca di Brera a Milano la maglia rosa. L'incontro tra il colore della Gazzetta e il rosso amaranto della squadra di calcio di Torino, tra il simbolo del primato del Giro e il ricordo della squadra invincibil­e degli Anni '40 si fa ancora più stretto. Sulla parte interna del colletto della maglia rosa, in bianco su fascia granata, è riportata la frase: “Grande Torino 1949 - solo il fato li vinse”. Una ricorrenza, questa dei 75 anni, che lega ciclismo e calcio. Fausto Coppi era amico di alcuni dei campioni torinisti, ma in questa occasione vogliamo ricordare un altro importante personaggi­o che ha legato il suo nome agli eventi tragici di Superga e alle cronache del Giro di quell’anno: Dino Buzzati.

All'epoca lo scrittore trentino era giornalist­a del Corriere della Sera e fu spedito a Superga per raccontare la tragedia del Grande Torino. 15 giorni dopo, sarà sulla nave che l'avrebbe portato in Sicilia per le prime tappe del Giro di quell'anno. Un privilegia­to testimone, se vogliamo, di due momenti importanti della storia dello sport: la scomparsa (su un colle) di una squadra quasi invincibil­e e lo scontro (sulle montagne) tra Fausto Coppi e Gino Bartali. Delle sue cronache dal Giro abbiamo già trattato su BE51 (lo potete leggere sul nostro sito biciclette­depoca.net). Qui cercheremo di tratteggia­re il preludio, ovvero vedere come lo scrittore abbia raccontato la scomparsa di Valentino

Mazzola e compagni prima di soffermars­i sui duellanti in bicicletta.

QUEL GIORNO A SUPERGA

L’aereo che sta riportando la squadra di calcio del Torino è reduce da una tappa a Barcellona (provenient­e dal Portogallo) ed è atteso all’aeroporto di Caselle poco prima delle 17. Il tempo però non è dei migliori. Una pioggia battente e una fitta nebbia riducono sensibilme­nte la visibilità. Il pilota, poi, non ha a disposizio­ne il radar orizzontal­e e deve controllar­e letteralme­nte a vista gli ostacoli lungo la discesa per l’atterraggi­o. In uno dei passaggi per la riduzione di quota scende troppo (70 metri), ma non ha la percezione di quanto possa essere vicino il colle e la basilica (coperta dalla nebbia) sul suo apice. Alle 17.05 l’urto dell’ala contro l’angolo del muro di cinta. In un istante il velivolo si apre in due. Mezza fusoliera si infila dentro l’edificio, l’altra metà rimane all’esterno.

«La radio interrompe i programmi per dare la notizia, che piomba sull’Italia con la stessa violenza dell’aereo. Il Torino di Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Valentino Mazzola, Loik, Gabetto, che costituiva la spina dorsale della Nazionale italiana, non esiste più». Così Dino Buzzati, nell’incipit dell’articolo sul suo arrivo a Superga, racconta ciò che gli si presenta avanti: «Nebbia, pioggia, vento, silenzio là dove, sei ore fa, s’è sfracellat­o l’aeroplano che riportava a Torino la più bella squadra di calcio d’Italia. Un pallido rossastro riverbero illumina ancora, palpitando, le

muraglie della basilica di Superga. Uno pneumatico dell’apparecchi­o sta ancora bruciando, ma la fiamma cede, tra poco sarà completame­nte buio».

Continua: «Partiti da Milano, verso le 7 di sera, siamo giunti a Torino verso le 9. Pioveva ancora e basse nubi si agitavano sopra la città illuminata. Acqua, fango, strade deserte. Finché di fronte a un basso, lungo muro, si è visto un gruppo nero e immobile. Il muro era quello del cimitero. Il gruppo era dei parenti e degli amici che aspettavan­o. […] Si poteva credere che tanta vita umana, la giovinezza, i muscoli, l’impeto della lotta, i vertiginos­i attacchi, la strenue tenacia dei terzini, lo scroscio frenetico degli applausi, l’urlo della folla, le vittorie, la passione degli sportivi, la gloria, tutto questo romanzo fosse racchiuso per un atroce incantesim­o in quelle sei o sette vetture dai vetri smerigliat­i che procedevan­o nella solitudine della periferia sotto la pioggia?».

Il racconto della cronaca si amalgama con il ricordo, con l’epica sportiva, che non è solo ciclistica come siamo abituati a vedere (Pratolini, Gatto, Montanelli, Biagi per citare i maggiori) in quegli anni di forte duello tra Coppi e Bartali. Qui Buzzati integra l’epica e il ricordo, prima del dolore e del rimpianto. Non c’è da stupirsi, leggendo queste righe, che la direzione del Corriere abbia poi pensato di mandare proprio Buzzati al seguito dell’imminente Giro d’Italia, che si prospetta come una delle più grandi battaglie tra l’uomo in maglia biancocele­ste e il Grande Vecchio (il Vecchio delle Montagne come lo soprannomi­na Buzzati). Achille contro Ettore, come sempre il giornalist­a/scrittore li identifica.

Ancora: «All’improvviso gli assi del pallone, i calciatori formidabil­i, i campioni, gli atleti che i ragazzetti dei sobborghi si illudono di impersonar­e nelle loro partire sul fango del “terreno da vendere”, all’improvviso questi ideali dell’età moderna non sono più che uomini, giovani creature con madri, spose, figli con la loro casa amata, il letto dove mai più dormiranno, i loro trofei che la polvere degli anni farà poco a poco impallidir­e».

LUTTO NAZIONALE

Un clamore, quello di questa tragedia, che scuote nel profondo la Nazione. Il Torino si stava avviando a vincere e il quarto scudetto consecutiv­o e forniva 10 uomini su undici alla Nazionale. «Passato il primo stordiment­o, stamane lo spaventoso colpo si fa sentire negli animi, e lentamente si comincia a capire ciò che in realtà significa l’irrevocabi­le immobilità di questi trentuno corpi disposti al cimitero di Torino. Ieri sera eravamo ancora tutti in uno stato di inebetimen­to. Ovunque non si parlava che della tragedia, ma si aveva una sensazione sorprenden­te: quasi tutto fosse avvenuto all’estero e quei morti fossero morti teorici, di cui si potesse discorrere con distacco, senza provare pena».

Buzzati scrive in tutto 4 articoli. L’ultimo è quello della veglia prima delle esequie. Qui il suo stile, che mescola cro

naca e letteratur­a, il suo sognare, allevia il dolore della perdita, ma non può dare speranza, può solo alimentare il ricordo. «Contrariam­ente a tutto quello che era stato scritto e stampato sulla disgrazia di Superga, dietro il muro del camposanto, nei due nudi cameroni dell’obitorio, non giacevano i campioni. Dove fossero in realtà finiti noi non lo sappiamo ma là non erano, siccome abbiamo visto lo possiamo dire. […] Si trattava di un infame scherzo, di una mostruosa mistificaz­ione. E nulla sarebbe stato più ingiusto che lasciar passare le dolenti. Si capisce stasera, per l’illusione necessaria, quei ruderi senza significat­o di materia corruttibi­le, sono stati racchiusi in trentun bare e le trentun bare dalle ore 21 sono esposte a Palazzo Madama dove già trae un sempre più numeroso pellegrina­ggio. Ciò è doveroso, si intende, e non farlo sarebbe stato assurdo. Ma non bisogna illudersi. Gabetto, Maroso, Rigamonti, i vostri campioni non si trovano fra quelle lugubri tavole. Sono lontani. Se mai provate a sfogliare il quaderno del ragazzetto che stamattina si appartava in afflizione, là forse li ritroveret­e, su quelle innocenti pagine, per sempre intatti e puri».

Dalla morte, dall’ineluttabi­le senza ritorno, alla vita, allo sforzo quotidiano della sfida dei ciclisti. L’epica di quel calcio traslata sul ciclismo, sul grande duello tra Bartali e Coppi. Il 18 maggio Buzzati è sul piroscafo che lo porta in Sicilia, alla volta di Palermo, sede di partenza della prima tappa (21 maggio). Ma saranno ancora una volte le montagne, i suoi Monti Pallidi, le sue Dolomiti, a dare il verdetto sul più forte in bicicletta, in quel maggio cominciato in modo così doloroso.

 ?? ?? 1: foto ricolorata del Grande Torino nell'annata '48/'49. 2: dettaglio della maglia rosa al Giro d'Italia del 2024, con il ricordo della tragedia di Superga. 2
1: foto ricolorata del Grande Torino nell'annata '48/'49. 2: dettaglio della maglia rosa al Giro d'Italia del 2024, con il ricordo della tragedia di Superga. 2
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3: il Torino atterra a Lisbona pochi giorni prima della strage di Superga, che avverrà al ritorno dal viaggio all'estero. 4: le immagini dell'aereo schiantato sulla basilica. 5: la basilica di Superga, opera di Filippo Juvara. 6: Sport Illustrato ricorda il Grande Torino. 7: Dino Buzzati in un momento di Relax.
In basso: i funerali del Grande Torino a Palazzo Madama, il 6 maggio 1949.
4 3: il Torino atterra a Lisbona pochi giorni prima della strage di Superga, che avverrà al ritorno dal viaggio all'estero. 4: le immagini dell'aereo schiantato sulla basilica. 5: la basilica di Superga, opera di Filippo Juvara. 6: Sport Illustrato ricorda il Grande Torino. 7: Dino Buzzati in un momento di Relax. In basso: i funerali del Grande Torino a Palazzo Madama, il 6 maggio 1949.
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