Classic Voice

Il rocamboles­co arrivo in Italia con l’Orient Express. La porta in faccia a Karajan, la causa vinta contro la Scala, Domingo arrivato in Italia grazie a lei. Raina Kabaivansk­a compie 80 anni regalando un baule colmo di ricordi

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Quando fu Floria Tosca per l’ultima delle sue oltre 400 immedesima­zioni, nel 2002 a Parma, l’indomani della recita il quotidiano locale scrisse: “Ci scusiamo con i lettori se il giornale è uscito in ritardo: la colpa è degli spettatori del Regio che non finivano più di applaudire…” . Raina Kabaivansk­a, 80 anni da primadonna di gran classe, si racconta partendo da un’altra Tosca, una delle prime. “Era il 1964, tournée della Scala al Bolshoi. Alla fine dell’opera, una valanga di applausi: il pubblico mi lancia fiori e perfino caramelle. Sale sul palco il direttore d’orchestra, Francesco Molinari Pradelli, e, prendendom­i la mano per rispondere agli applausi, mi guarda cattivo: ‘Però la Nilsson è tutta un’altra cosa’…”. Sorride, Raina Kabaivansk­a, mentre rievoca con divertita ironia il lontano episodio. E, per non lasciare equivoci, si affretta a precisare: “Poco gentile, Molinari Pradelli, ma grande musicista e bacchetta eccezional­e”.

Come cominciò, signora?

“Mia madre, donna razionale che insegnava fisica, mi ha inculcato un senso di disciplina che mi porto ancora addosso. Una cosa molto noiosa, a dire il vero. Ero ragazzina, mi mise davanti a un pianoforte e dovetti imparare a suonare. Poi ho scoperto il canto e ho deluso i miei genitori dicendo che avrei voluto fare la cantante”.

Nel 1958 venne in Italia per studiare.

“Al conservato­rio di Sofia ero la prima della classe. Vinsi una borsa di studio per un corso al Bolshoi, ma andai dal boss locale, quello che decideva tutto, e gli dissi che preferivo l’Italia perché volevo studiare nel paese del bel canto. Fui accontenta­ta e qualche giorno dopo partii per Milano con l’Orient Express, che era un treno orribile, altro che velluti e fascino come vediamo nei film. Partii con quattro valigie piene di riserve alimentari: salumi, formaggi, conserve, zuppe in scatole… Una comica. La propaganda comunista ci diceva che all’Ovest c’era la fame!”.

Come arrivò alla Scala?

“Feci un concorso. In giuria c’era il maestro Votto, che si alzò e davanti a tutti disse: ‘Questa ragazza domani canta alla Scala’. Mi fece imparare in quattro giorni la parte di Agnese nella Beatrice di Tenda. Con l’incoscienz­a della giovinezza, mi buttai. Ma alla prova generale arrivai in ritardo. C’era sciopero dei mezzi pubblici e non concepivo l’idea che si potesse prendere un taxi, perciò partii a piedi dalla pensione in cui vivevo. In teatro erano tutti infuriati, ma fui perdonata”.

Com’era quella Scala?

“Apriva le porte ai giovani e aveva un

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