Classic Voice

DALBAVIE CHARLOTTE SALOMON

- PAOLO PETAZZI

INTERPRETI J. Wokalek, M. Crebassa, A. Morel, F. Antoun DIRETTORE Marc-André Dalbavie REGIA Luc Bondy ORCHESTRA Mozarteumo­rchester Salzburg TEATRO Felsenreit­schule

“La finezza della scrittura orchestral­e e la ricchezza dei colori rivelano, come sempre in Dalbavie, l’importanza del rapporto con Messiaen, Grisey e gli ‘spettrali’ francesi, in un linguaggio piacevole e alieno da scelte radicali”

Charlotte Salomon, la novità presentata al Festival di Salisburgo il 28 luglio 2014, è la seconda opera di MarcAndré Dalbavie (1961) dopo

Gesualdo (Zurigo 2010), e si basa su Leben? oder Theater? (Vita? o teatro?) di Charlotte Salomon (Berlino 1917-Auschwitz nel 1943), un libro formato da centinaia di gouaches accompagna­ti da brevi testi di diversa lunghezza e collocazio­ne variabile in rapporto alle immagini (che talvolta si intreccian­o con le parole). Questa narrazione compiuta attraverso immagini e parole è frutto di una esplosione creativa di circa un anno e mezzo (1939-40) a Villefranc­he-surMer, dove la giovane autrice si era rifugiata con i nonni dopo la “notte dei cristalli”, quando era chiaro che non ci poteva essere più posto per gli ebrei nella Germania nazista. In Francia si sposò e fu arrestata; ma prima di essere deportata aveva consegnato tutto il suo lavoro a un medico francese.

Leben? oder Theater? è storia di famiglia e autobiogra­fia in terza persona (la protagonis­ta è chiamata Charlotte Kann e altri nomi sono mutati), e racconta tra realtà e fantasia una formazione e una ricerca che portano alla scelta di dedicarsi all’arte, anche come reazione alla consapevol­ezza di portare in sé un potenziale destino di suicida: l’esplosione creativa del 1939-40 seguì al suicidio della nonna e all’aver appreso che la madre e altre donne nella famiglia di Charlotte si erano uccise. In questa narrazione le persecuzio­ni naziste hanno uno spazio significat­ivo, ma limitato (nel libro come nell’opera). I gouaches rivelano l’in uenza di Munch e degli espression­isti della Brücke, unita a un personale carattere

naïf. Gli aspetti davvero singolari del libro di Charlotte Salomon si ri ettono fedelmente nell’opera di Dalbavie, concepita come prosecuzio­ne scenico-musicale ed efficace percorso all’interno di Leben?

oder Theater?, i cui testi sono spesso usati nel libretto (di Barbara Honigmann con interventi di Dalbavie e Bondy),

e da cui provengono anche molte immagini dello spettacolo (proiettate sulla lunga serie di fondali bianchi che nascondono le celebri arcate dei palchi della Felsenreit­schule). Il libro è definito dall’autrice “ein Singespiel” (sic), perché la narrazione fa continuo riferiment­o a musiche che dovrebbero accompagna­rla, quelle interpreta­te dalla seconda moglie del padre di Charlotte, una affermata cantante (Paula Lindberg Salomon) che le fece da mamma (come la habanera della Carmen) e quelle che dovrebbero essere musiche di scena (come la canzone della corona nuziale del Freischütz, citata più volte anche con funzione ironica). Dalbavie accetta la sfida di integrare pagine diverse, note e ben riconoscib­ili, all’interno della propria musica e supera la prova con misurata eleganza, controllan­do accortamen­te il dosaggio delle citazioni semplici, o di quelle che affiorano tra echi, trasformaz­ioni, riverberaz­ioni. La finezza della scrittura orchestral­e e la ricchezza dei colori rivelano, come sempre in Dalbavie, l’importanza del rapporto con Messiaen, Grisey e gli “spettrali” francesi, in un linguaggio piacevole e alieno da scelte radicali. Il testo è in francese, la essibile vocalità si può spesso ricondurre alla tradizione di Debussy; nella musica si integra bene una importante parte recitata, quella dell’attrice Johanna Wokalek che impersona Charlotte Salomon e ha un ruolo di narratrice (a Salisburgo in tedesco), mentre il suo doppio, la Charlotte Kann del libro, è il mezzosopra­no Marianne Crebassa. Tutto funziona in questo intelligen­te omaggio a Charlotte Salomon, che si ispira al suo lavoro negli aspetti insoliti della drammaturg­ia e non evita il rischio di un certo decorativi­smo. Benissimo funzionava­no la direzione di Dalbavie, la regia di Luc Bondy e tutti gli interpreti: tra gli altri il mezzosopra­no Anaïk Morel è la matrigna, il tenore Frédéric Antoun è il suo amante (e primo amore di Charlotte), Vincent Le Texier e Cornelia Kallisch i nonni.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy