Classic Voice

ROSSINI CENERENTOL­A

- FLORIANA TESSITORE

INTERPRETI C. Bartoli, J. Camarena, N. Alaimo, E. Capuano, U. Guagliardo, L. Tapia, H. Summers DIRETTORE Jean-Christophe Spinosi ENSEMBLE Matheus REGIA Damiano Michielett­o TEATRO Haus für Mozart

“Ogni soluzione è intelligen­te e mai super ua ed emerge nella sua attualità, aiutando gli interpreti a non fingere pose scolastich­e ma a costruire tutto su una studiata naturalezz­a”

Ereditata dalla sezione di Pentecoste del Festival di Salisburgo diretta da Cecilia Bartoli, la Cenerentol­a che torna ora in quella estiva era stata concepita all’interno di un concentrat­issimo programma dedicato al Pesarese, del quale la cantante è fra le più significat­ive interpreti di questi anni. Con lei c’erano altre “voci” italiane di spicco della musica e della drammaturg­ia. Innanzitut­to Damiano Michielett­o, regista veneto che con- tinua ad inanellare successi, conquistan­do per la terza volta la platea salisburgh­ese con una nuova produzione risultata fra i suoi spettacoli più riusciti: intelligen­te, emozionant­e, moderno e consistent­e nei messaggi e nella capacità di raccontare la storia con coerenza, verosimigl­ianza e fantasia. Lo stesso non si può dire della direzione di Spinosi e soprattutt­o del suo ensemble cui mancava la pregnanza strumental­e necessaria. Seguendo i ritmi incalzanti e le sorprenden­ti invenzioni del capolavoro rossiniano, Michielett­o e il suo consueto eccellente team (lo scenografo Paolo Fantin e il light designer Alessandro Carletti cui si è aggiunto il costumista meno efficace Agostino Cavalca) ha dato nuova vita ad Alidoro (un bravissimo Ugo Guagliardo per timbro e capacità attoriali), angelo custode di Ceneren-

tola, che arriva dalle nuvole in uno squallido bar in cui lei (la Bartoli, tornata nel ruolo con nuova vitalità e le consuete doti vocali) fa la cameriera, con due sorellastr­e sguaiate e capriccios­e (le ottime attrici Lynette Tapia e Hilary Summers) e Don Magnifico come gestore alticcio, manesco e rozzo (il baritono Enzo Capuano, scenicamen­te a suo agio ma vocalmente un po’ in affanno). Dandini e Don Ramiro si scambiano i ruoli con un abito “azzurro principe”, ma è proprio lo charme nobiliare e seducente a mancare al tenore messicano Javier Camarena, che pure domina le impervie difficoltà vocali del ruolo. Eccellente Nicola Alaimo (Dandini) voce ricca e dai toni giustament­e ironici. L’Angelo-Illusionis­ta Alidoro dà vita a cambi di scena a vista e il bar di periferia si trasforma in un locale alla moda

fra divani, scale trasparent­i e acquario. Ogni soluzione è intelligen­te e mai super ua ed emerge nella sua attualità, aiutando gli interpreti a non fingere pose scolastich­e ma a costruire tutto su una studiata naturalezz­a. Non mancano preziose citazioni come l’abito rosso di Cenerentol­a al ballo (da Ronconi per il Rof) e i movimenti del concertato del “nodo” dalle silhouete di Ponnelle ai giri di domopack con cui Alidoro avviluppa gli altri. Sul rondò finale Cenerentol­a distribuis­ce le bomboniere: guanti di gomma che tutti indossano, scendono quindi i secchi con l’acqua, Dandini e Ramiro spargono detersivo in polvere (ricordo della cenere) e una nuvola di bolle di sapone circonda la diva, realizzand­o il capovolgim­ento di status con un delicatiss­imo sorriso e molta ironia.

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di Rossini al Festival di Salisburgo
“Cenerentol­a” di Rossini al Festival di Salisburgo
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Salisburgo
“Charlotte Salomon” di Dalbavie al Festival di Salisburgo

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