ROSSINI CENERENTOLA
INTERPRETI C. Bartoli, J. Camarena, N. Alaimo, E. Capuano, U. Guagliardo, L. Tapia, H. Summers DIRETTORE Jean-Christophe Spinosi ENSEMBLE Matheus REGIA Damiano Michieletto TEATRO Haus für Mozart
“Ogni soluzione è intelligente e mai super ua ed emerge nella sua attualità, aiutando gli interpreti a non fingere pose scolastiche ma a costruire tutto su una studiata naturalezza”
Ereditata dalla sezione di Pentecoste del Festival di Salisburgo diretta da Cecilia Bartoli, la Cenerentola che torna ora in quella estiva era stata concepita all’interno di un concentratissimo programma dedicato al Pesarese, del quale la cantante è fra le più significative interpreti di questi anni. Con lei c’erano altre “voci” italiane di spicco della musica e della drammaturgia. Innanzitutto Damiano Michieletto, regista veneto che con- tinua ad inanellare successi, conquistando per la terza volta la platea salisburghese con una nuova produzione risultata fra i suoi spettacoli più riusciti: intelligente, emozionante, moderno e consistente nei messaggi e nella capacità di raccontare la storia con coerenza, verosimiglianza e fantasia. Lo stesso non si può dire della direzione di Spinosi e soprattutto del suo ensemble cui mancava la pregnanza strumentale necessaria. Seguendo i ritmi incalzanti e le sorprendenti invenzioni del capolavoro rossiniano, Michieletto e il suo consueto eccellente team (lo scenografo Paolo Fantin e il light designer Alessandro Carletti cui si è aggiunto il costumista meno efficace Agostino Cavalca) ha dato nuova vita ad Alidoro (un bravissimo Ugo Guagliardo per timbro e capacità attoriali), angelo custode di Ceneren-
tola, che arriva dalle nuvole in uno squallido bar in cui lei (la Bartoli, tornata nel ruolo con nuova vitalità e le consuete doti vocali) fa la cameriera, con due sorellastre sguaiate e capricciose (le ottime attrici Lynette Tapia e Hilary Summers) e Don Magnifico come gestore alticcio, manesco e rozzo (il baritono Enzo Capuano, scenicamente a suo agio ma vocalmente un po’ in affanno). Dandini e Don Ramiro si scambiano i ruoli con un abito “azzurro principe”, ma è proprio lo charme nobiliare e seducente a mancare al tenore messicano Javier Camarena, che pure domina le impervie difficoltà vocali del ruolo. Eccellente Nicola Alaimo (Dandini) voce ricca e dai toni giustamente ironici. L’Angelo-Illusionista Alidoro dà vita a cambi di scena a vista e il bar di periferia si trasforma in un locale alla moda
fra divani, scale trasparenti e acquario. Ogni soluzione è intelligente e mai super ua ed emerge nella sua attualità, aiutando gli interpreti a non fingere pose scolastiche ma a costruire tutto su una studiata naturalezza. Non mancano preziose citazioni come l’abito rosso di Cenerentola al ballo (da Ronconi per il Rof) e i movimenti del concertato del “nodo” dalle silhouete di Ponnelle ai giri di domopack con cui Alidoro avviluppa gli altri. Sul rondò finale Cenerentola distribuisce le bomboniere: guanti di gomma che tutti indossano, scendono quindi i secchi con l’acqua, Dandini e Ramiro spargono detersivo in polvere (ricordo della cenere) e una nuvola di bolle di sapone circonda la diva, realizzando il capovolgimento di status con un delicatissimo sorriso e molta ironia.