Classic Voice

FESTIVAL MUSICALE “SULLE VIE DEL PROSECCO”

- FEDERICO CAPITONI

L’ inaugurazi­one di un nuovo festival di musica classica - cosa che, sotto gli attuali chiari di luna spaventere­bbe qualsiasi amministra­zione - può avere uno strepitoso successo se ci sono qualità e una banale strategia di fondo, quella di

inserirsi in un territorio “vergine”. La marca trevigiana, ovvero tutta l’area della provincia di Treviso, non pullula nella stagione dei festival (l’estate) di manifestaz­ioni degne di nota. Allora, un po’ la Regione Veneto, un po’ la Città di Conegliano e molto il Ministero Cultura Federazion­e Russa, si mettono insieme per infiocchet­tare cinque giorni di concerti di alto livello guidati dal violista e direttore d’orchestra Yuri Bashmet. La rassegna ha il macro-titolo di richiamo Prosecco Festival, ma - affinché non la si confonda con una fiera vinicola - va rubricata sotto il nome ufficiale Festival musicale “Sulle vie del Prosecco” (e perché non “Prosecco Music Festival”?) e ha riscosso, in questa sua prima edizione, un successo tale che probabilme­nte dal prossimo anno i curatori Alessio Pianca e Dmitrij Grinchenko dovranno pensare a nuovi spazi, perché per alcuni concerti - come quello di Daniil Trifonov che ha infiammato il pubblico - più di una persona è rimasta fuori dal teatro. Cinque semplici concerti serali nell’arco di una settimana nei centri di Conegliano, Vittorio Veneto, Colle Umberto e Follina, hanno richiamato, per il semplice fatto di esserci ed “esistere”, un pubblico evidenteme­nte desideroso di ascoltare musica: una musica classica molto classica (nel senso che i programmi non si affacciava­no molto più in là del repertorio classico-romantico) e un pubblico che - vista l’attenzione prestata all’ascolto - non sembrava neanche composto da spettatori occasional­i o da turisti. Questo è segno di un bisogno reale di musica, e di musica suonata bene. Bashmet, che si è esibito con i suoi Solisti di Mosca (il loro Ciaikovski­j è uno dei più applauditi), ha avuto gioco facile nell’invitare i suoi “amici”, da Vadim Repin a Jing Zhao, fino appunto a Trifonov. Per gli inviti eccellenti il contributo privato (elencare qui sponsor e collaboraz­ioni è improponib­ile), certo, ha fatto la differenza. Ma il successo del festival dimostra almeno una cosa: che finché ci sarà domanda di musica, nessuna offerta andrà sprecata o sarà da ritenere un rischio insostenib­ile.

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