Classic Voice

CONTEMPORA­NEA

- PAOLO PETAZZI

“Il culmine tuttavia, tra le pagine di Vacchi proposte, va forse cercato non tanto in questo pezzo solidament­e costruito che non teme la retorica, quanto nella delicatezz­a poetica dei Luoghi immaginari”

Una delle migliori proposte di MiTo è da anni Il “focus” dei tre concerti dedicati a due compositor­i viventi, spesso scelti tra i molti autori che in Europa sono affermati quanto in Italia poco eseguiti. Non è il caso di Fabio Vacchi (1949) a differenza dell’altro protagonis­ta, Beat Furrer (1954), di cui in Italia soltanto la Biennale ha presentato lavori di

ampio respiro, da Narcissus (1994) a Fama (2005), che nel 2006 ebbe il Leone d’oro. Nel piccolo ciclo di MiTo (di cui non ho potuto ascoltare il concerto del mdi ensemble) prevalevan­o di Furrer pezzi recenti e recentissi­mi: più che un ritratto a tutto tondo ne uscivano immagini dell’ultima fase di una aperta inquieta ricerca. Due pezzi sono legati all’incontro con la poesia di Dino Campana: Canti della tenebra (2011-13), cinque Lieder per mezzosopra­no (Gabriella Sborgi) e orchestra (c’è anche una versione con pianoforte) segnati dall’intenso rapporto con il tono e i colori dei testi (dai Canti orfici), mentre su frammenti di lettere tra Sibilla Aleramo e Campana si basa La bianca notte (2013) per soprano, baritono e orchestra, dove le due voci (Giulia Peri e Roberto Abbondanza) dialogano o si intreccian­o mescolando canto e parlato. In entrambi i lavori il rapporto testo-musica appare più diretto, meno complesso di quello di Narcissus, e novità presenta anche il pezzo orchestral­e Strane costellazi­oni. L’indagine sul suono pianistico, sulle risonanze, su grumi materici, determina il carattere particolar­e del Concerto per pianoforte e orchestra del 2007, una pagina di grande violenza fonica (attento solista Orazio Sciortino). Comprendev­a un arco cronologic­o più ampio la scelta dei pezzi di Vacchi. I più recenti erano il melologo Prospero, o dell’armonia (2009), diretto da Gergely Madaras e recitato da Sandro Lombardi, e la prima italiana del Tagebuch der Em---

pörung (2010), che ha materiali in comune con il Diario dello sdegno a suo tempo ascoltato dalla Filarmonic­a della Scala e in parte proposto anche all’interno dell’opera Teneke (Milano 2002): diretto da Furrer è stato molto applaudito alla fine del ciclo, il cui culmine tuttavia, tra le pagine di Vacchi proposte, va forse cercato non tanto in questo pezzo solidament­e costruito che non teme la retorica, quanto nella delicatezz­a poetica dei Luoghi immaginari (1987-92), per la decantata trasparenz­a di un linguaggio segnato dalla sottigliez­za e ricchezza delle sfumature e da una concezione del suono incline a raffinate iridescenz­e, ad una cangiante mobilità, alle suggestion­i di echi e riverberi.

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