VERDI AIDA
INTERPRETI F. Cedolins, S. Ganassi, S. Escobar, E. Fabbian DIRETTRICE Julia Jones REGIA Francesco Micheli TEATRO Sferisterio “Lo scenografo Edoardo Sanchi ha occupato il palcoscenico con un enorme computer portatile, spalancato, che nel finale si chiuderà su Aida e Radames, con efficace effetto tomba”
Tre titoloni ( Aida, Tosca, Traviata), a Macerata, per onorare la 50a stagione. Platee gremite e incassi pieni, ovvio. D’altra parte, spe- rimentare non è la missione dello Sferisterio. In più, ha funzionato il richiamo di tre donne sul podio, accompagnate da un rumoroso battage, anche in virtù delle opere in programma e del sottotitolo (“L’opera è donna”) di quest’edizione, trattandosi di tre eroine dagli amori infelici. Altra annotazione: Francesco Micheli, direttore artistico di Macerata Opera Festival, quale regista di quest’Aida, coprodotta con il Comunale di Bologna, ha ingaggiato se stesso. In ciò, raccogliendo in parte il deplorevole costume introdottovi a tappeto da Pier Luigi Pizzi, che negli anni del suo mandato ha assunto, lui e un suo famulo, tutte le messe in scena delle opere da lui stesso programmate. Non proprio un bell’agire. Puntualizzato quest’aspetto, va sottolineato che Micheli ha concepito una regia multimediale e hi- tech, dal profilo coerente e ben congegnato. Opzione coraggiosa, incisiva per presa e personalità. Lo scenografo Edoardo Sanchi ha occupato il palcoscenico con un enorme computer portatile, spalancato, che nel finale si chiuderà su Aida e Radames, con efficace effetto tomba. Sulla superficie del portatile, accessibile anche da botole, sono collocate azioni e personaggi principali. Una trasposizione tecnologica nella quale Ramfis, il gran sacerdote, dotato di un suo portatile, agisce da blogger che espone il divenire della vicenda ai coristi, provvisti a loro volta di un tablet ciascuno. Intanto, sul muro di fondo scorrono, oltre al testo, geroglifici dal Libro dei Morti, e gli originali disegni di Francesca Ballarini, giovanissima designer, reclutata due anni fa come grafica del Festival tramite un bando pubblico. Tutto funziona, anche nel sostituire le solite danze dei moretti con un mimo-mummia, mentre sulla marcia trionfale la raffinata soluzione affidata alla compagnia Artemis Danza, con il movimento di mimi- robot- manichini, soppianta felicemente ogni parvenza di corteo. Sul podio, la britannica Julia Jones governa con autorevole sicurezza ogni snodo drammatico. Una lettura che sceglie di non esaltare i clangori, ma piuttosto di disegnare con finezza i momenti intimi e psicologici; e conduce con gusto consapevolmente misurato l’Orchestra Filarmonica Marchigiana, e il Coro Vincenzo Bellini preparato da Carlo Morganti. Eccellenti Fiorenza Cedolins, convincente Aida, e Sonia Ganassi, insinuante perfida Amneris. Appena sufficiente il Radamès di Sergio Escobar, del quale lasciano perplessi linea stilistica e scelte di gusto, oltre alle difficoltà sugli acuti. Elia Fabbian è un Amonasro inizialmente un po’ rude, che via via migliora, mentre Giacomo Prestia dà a Ramfis la sua vocalità esperta e appropriatamente gestita.