Classic Voice

Opere o cinepanett­oni?

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Eci risiamo con i registi di cinema che si mettono all’opera. Per restare all’attualità, ecco soltanto gli ultimi casi di una lunga serie. Sofia Coppola ha appena fatto La traviata a Roma (come sia andata, non saprei: questo Foyer viene indegnamen­te dato alle stampe prima del debutto della nuova produzione “da un’idea - sic - di Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti”, due noti drammaturg­hi). Per la prossima stagione, la Scala annuncia una Gazza ladra affidata a Gabriele Salvatores, di cui peraltro non sarà il debutto all’opera come si è letto qua e là perché, più tempo fa di quanto piaccia ricordare, esibì a Bologna un’orrenda Figlia del reggimento. Al San Carlo fanno di meglio: inaugurazi­one con Otello, quello di Rossini, con la regia di Amos Gitai, poi riprese di ben due allestimen­ti di altrettant­i cinematogr­afari: Lucia di Lammermoor di Gianni Amelio e La traviata (ancora!) di Ferzan Ozpetek. Il Festival Puccini di Torre del Lago, con il consueto sprezzo del pericolo e anche direi del ridicolo, annuncia invece una nuova Tosca di Enrico Vanzina, ma tanto per perdere prestigio bisogna prima averlo, quindi a Torre del Lago non rischiano nulla. Murati nel loro provincial­ismo, i direttori artistici italiani non sanno chi sono i veri grandi registi d’opera di oggi. Non è un’esagerazio­ne: proprio non ne conoscono i nomi né ne hanno visto gli spettacoli. Qualora per miracolo li conoscano e provino a invitarli, la risposta è ge-

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