Classic Voice

OTTANTA CINQUE CANDELINE

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Nello Santi compirà 85 anni il 22 settembre e l’Opernhaus di Zurigo lo festeggerà con un concerto speciale il 23 ottobre. Nell’occasione, Santi dirigerà nella prima parte musiche di Rossini, Verdi, Wagner e Puccini e nella seconda parte la Quarta Sinfonia di Ciaikovski­j. Anche se si parla sempre di lui come di un direttore d’opera, Santi ha lavorato con molte orchestre sinfoniche ed è stato direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica di Basilea. Solista nella prima parte del concerto sarà il soprano Adriana Marfisi, figlia del maestro. “Per la sua carriera artistica ha scelto un altro nome” sorride Santi “ma tutti sanno lo stesso che è mia figlia… E io lavoro volentieri con lei. Non abbiamo bisogno di guardarci per attaccare insieme”. altro maestro quelli in battere”.

Lei dirige opere da 65 Cos’è cambiato da allora? anni.

“Che i grandi cantanti non ci sono più, i migliori sono tutti morti. Ho diretto Gigli, Tagliabue nel Rigoletto, Corelli… Con Bergonzi e Protti c’era un’amicizia fraterna. Erano persone trasparent­i e umili davanti ai capolavori che dovevano interpreta­re. Ecco che cosa manca oggi: l’umiltà. E non ci sono più i maestri di canto. I direttori non sono in grado di insegnare e quelli che ne avrebbero la capacità non lo fanno per non passare da retrogradi”. E qui occorre aprire una parentesi, perché a questo punto il maestro Santi comincia a raccontare le stagioni liriche di Adria degli anni Trenta, con i suoi primi ascolti da bambino. Il cronista non può che restare ammirato dalla memoria prodigiosa: di ogni titolo, cita nome del direttore e di tutti i cantanti, comprimari compresi. È come se recitasse una cronologia. Così si arriva a una mitica stagione al Sociale di Rovigo, fine anni 40, quando su quel palcosceni­co si alternaron­o la Callas e la Tebaldi.

Maestro, lei da che parte stava: Callas o Tebaldi?

“Sono sempre stato un tebaldiano. Riconosco che la Callas ha avuto il merito di riportare alla luce opere dimenticat­e e ancora oggi è per questo un punto di riferiment­o. Ma che meraviglia sentire la voce della Tebaldi!”.

E la Sutherland? Che cosa successe con lei?

“Dovevamo fare La sonnambula alla Fenice. Alle prove la Sutherland cominciò a lamentarsi e a dire che i tempi non le andavano bene. Io le risposi che quelli erano i tempi giusti. Lei continuava a protestare. Allora aggiunsi: ‘Signora, se vuole, è così. Se non vuole, è così lo stesso. E per quel che mi riguarda può anche tornare in Australia a grattare la pancia ai canguri’. Se ne andò molto offesa e al suo posto arrivò Renata Scotto. Con la quale non ebbi nemmeno bisogno di provare perché, lei sì, conosceva molto bene l’opera e i tempi giusti. Il tenore era Alfredo Kraus, il basso Ivo Vinco e fu una Sonnambula bellissima”.

Perché nell’ambiente dell’opera la chiamano Papa Santi?

“Forse perché dico sì o no come papa”. il

No, perché la consideran­o infallibil­e…

“Davvero? Allora dovrei chiedere a Francesco i diritti d’autore…”.

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