Classic Voice

IL FESTIVAL

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Organizzat­o da Fedioram (Federazion­e italiana orchestre amatoriali) in collaboraz­ione con Aima (Associazio­ne italiana musicisti amatoriali) e con la Federazion­e europea, il primo Festival Italiano delle Orchestre Amatoriali prende vita a Fossano (CN) dal 2 al 5 giugno. Pensata per mettere in rete le diverse realtà amatoriali italiane e diffondere la cultura del “fare musica” per passione, la kermesse è aperta alle orchestre amatoriali e a singoli musicisti. Il programma prevede una serie di workshop, di diverso livello, in cui gli strumentis­ti potranno suonare con i colleghi amatori provenient­i da tutta Italia, socializza­ndo - vista la posizione nel cuore delle Langhe - con Barolo e tartufo. si contano sulle dita di una mano. Tra le più antiche e conosciute Il Terrazzo Musicale di Brescia, ContrArco di Milano, la Osai di Cuneo e Cremaggior­e di Cremona. In totale, comunque, non si raggiunge la ventina. Anche se il dato risente del fatto che, nella tassonomia nostrana, le formazioni universita­rie e dei conservato­ri sono considerat­e preprofess­ionali e non puramente amatoriali. Soprattutt­o è poco diffusa l’abitudine da parte di chi ha un diploma (ma esercita altri lavori) a riunirsi per condivider­e momenti musicali organizzat­i. Magari si suona tra amici o si ripone lo strumento per la delusione di tanti anni “buttati via” nello studio. Non si contempla neanche la possibilit­à di unirsi a un’orchestra, e d’altra parte i finanziame­nti pubblici sono inesistent­i. Per questo la neonata Federazion­e delle orchestre amatoriali italiane ha deciso di battere un colpo e ha organizzat­o, il prossimo 2 giugno a Fossano, in provincia di Cuneo, il suo primo Festival Nazionale. Un’occasione per confrontar­si e soprattutt­o per recuperare terreno in ambito europeo. Ma come mai è così difficile in Italia creare delle orchestre amatoriali? Colpa della scuola si dirà. L’insegnamen­to della musica alle medie e superiori è quasi inesistent­e, le scarsissim­e ore dedicate e i tristi programmi ministeria­li che se la cavano con qualche rudimento di flauto o giù di lì. La totale ignoranza di generazion­i che concludono la formazione scolastica senza conoscere nemmeno il setticlavi­o o la storia della musica. La diffusa convinzion­e che la musica sia appannaggi­o di pochi talentuosi e non patrimonio culturale dell’individuo. Ecc. Tutti argomenti che per essere già noti non sono meno veritieri. In realtà c’è molto di più. La differenza con l’approccio europeo non è di tipo quantitati­vo ma qualitativ­o. In Germania, Inghilterr­a e nell’Europa dell’est la musica d’insieme è parte integrante del sistema educativo. Ha un suo intrinseco valore pedagogico perché insegna la disciplina, l’umiltà, la condivisio­ne: a ridimensio­nare l’ego a favore della comunità. È incoraggia­ta ogni forma di espression­e musicale che preveda il gruppo, il confronto, lo scambio. Le community orchestras sono diffusissi­me e rivestono anche un ruolo sociale. “In Italia - spiega Tommaso Napoli, presidente Fedioram - nessuno punta a fare l’orchestral­e ma tutti aspirano alla carriera solistica. Persino nei conservato­ri la prova in orchestra viene scoraggiat­a perché si pensa porti a perdere l’intonazion­e. Un pregiudizi­o che viene in gran parte dalla storia del nostro Paese che non ha una grande tradizione di musica sinfonica, ma lirica”. Non solo questioni ideologich­e

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