Potere al performer
Luigi Nono e i suoi interpreti. Aveva una naturale sensibilità per le voci, ma un limitato interesse per il melodramma. Amava comunque Bellini (una passione indiretta attraverso Wagner?) e tardivamente il e il Boris. Credeva nella passionalità del suono, come nel gran solo patetico del Canto sospeso. Scoprì l’espressività di Manca di Nissa, non più che esordiente; ammirava anche il lucente mezzosoprano di Susanne Otto, fedele fino al Prometeo, e il drammatico mezzosoprano Slavka Taskova. Negli interventi corali era attratto dalla trasparenza madrigalesca ed estatica (Sarà dolce tacere), come dalla densità dei registri: lirismo e dramma. Ricercava la seduzione del suono nel rispetto delle tipologie vocali, mentre con gli strumenti aspirava all’incognito. Il ricorso al live electronic negli anni ottanta modificò anche le tecniche con interpreti di fiducia (gli immortali Fabbriciani, Scarponi, Schiaffini e poi Scodanibbio) impegnati nella esplorazione di modalità esecutive anomale, complesse e materiche. Precedentemente in A floresta del ‘66 abolì la partitura, affidandosi alla creatività estemporanea di cantanti e attori. In ... Sofferte onde serene... Maurizio Pollini contribuì alla elaborazione del nastro magnetico: apparente-