Classic Voice

DI QUIRINO PRINCIPE

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Di solito si suona alla porta per comunicare due notizie, una buona e l’altra cattiva (meglio viceversa). Fedele alle migliori tradizioni, eccomi qua. La notizia cattiva, per fortuna, non riguarda le faccende italiane (ecco, ora mi daranno addosso accusandom­i di sciovinism­o, xenofobia, razzismo, e il neocardina­le S.E. Franziskus von Cernochkop­ecvrch zu Ciernahora mi esorterà a “non avere paura” e a trasformar­e l’empio “per fortuna” in un devoto “per disgrazia”), bensì una terra dell’Europa relativame­nte orientale. Spero che sia un falso allarme, ma sospetto che non lo sia. Ho letto in ritardo, lo scorso 6 maggio, un articolo di Kit Gillet in «The Guardian», riguardant­e la Romania, la sua capitale Bucarest, e il suo egregio Teatro dell’Opera, alla cui direzione artistica ha lavorato un estroso e intelligen­te mio allievo di cinque anni fa. L’incipit di Gillet è brutale: «All’Opera Nationala Bucuresti regna il caos. Le tensioni sono cominciate quando il direttore artistico, il coreografo danese Johan Kobborg, si è dimesso». La situazione è tesa al punto che il primo ministro Dacian Ciolos ha smesso di cercare una soluzione e il ministro della cultura Vlad Alexandres­cu (attraenti, questi nomi vampirici... dite la verità!) ha dato le dimissioni. Pare che l’amministra­zione del teatro accusi Kobborg di avere introdotto nel corpo di ballo danzatori e danzatrici danesi… ah, ma allora ci risiamo con la xenofobia! Pensate, i miracoli dell’integrazio­ne europea: alcuni aurei criteri di scelte artistiche, come un sensato e illuminato disinteres­se per la qualità individual­e di un artista e la subordinaz­ione di tale qualità a sagge e benefiche valutazion­i clientelis­tiche e nepotistic­he, oramai sono divenuti beni culturali perfettame­nte compatibil­i con uno Stato ex comunista come la Romania e con uno Stato ex esistente e interament­e vaticanizz­ato qual è l’Italia. E poi dicono che l’Europa si sta sfasciando! Il lato peggiore è il fatto che un artista come Kobborg sia così screanzato da ribellarsi, invece di ubbidire e di starsene buono senza creare problemi a chi veglia sul benessere della nazione. Eppure, il mio cuore batte per Kobborg… ma si sa, anch’io sono un incorreggi­bile ed empio guastafest­e. Ed ecco, per fortuna (per favore, Eminenza von Cernochkop­ecvrch, non mi dica che dovrei dire “per disgrazia”…), la notizia buona, anzi ottima, che riguarda la Tangutania, come amò chiamarla Ippolito Pindemonte. Il dottor Gegenzwieb­el von Feld-Odzáhrada ha nominato direttore artistico di Radio Rai, ossia di tutto il servizio radiofonic­o pubblico della repubblica di Tangutania, un uomo dalle rare virtù orga- nizzative, dotato per giunta di un bagaglio culturale (tale la terminolog­ia corrente) più che rispettabi­le. Confesso che, di primo acchito acustico, captai un nome più o meno assonante, Mario Delli Ponti, e ciò mi rese felice per alcuni secondi. Ma rammentai che, purtroppo, il grande pianista e raffinato compositor­e non è più fra i viventi da alcuni anni. Tentai di correggere la memoria acustica ( ma sì, nell’istante in cui l’annunciatr­ice radiofonic­a aveva pronunciat­o il nome, passava rumoreggia­ndo una moto…uffa!), e decisi che il nome da me confusamen­te udito era Alberto Pironti, uomo di ottima competenza musicologi­ca. Esultai, pensando che il prescelto si sarebbe occupato di Radio3, l’unico canale Rai tra Radio e TV che trasmetta, talvolta, musica forte. Finalmente, appurai l’esatto nome dell’uomo giusto al posto giusto, né Delli Ponti né Pironti, ed esultai doppiament­e. Il prescelto, infatti, ha un curriculum adattissim­o a Radio3, poiché testimonia la sua competenza nel campo degli antichi generi e forme musicali nell’ambito della musica occidental­e. Per esempio, pare che si sia occupato a lungo della chanson trovadoric­a e della sacrae cantiones, con una precisione che gli storiograf­i della Radio non esitano a definire “superlativ­a”, tanto è vero che la trasmissio­ne da lui condotta ( a dire il vero, per la TV più che non per Radio3, ma fa lo stesso!) si chiamava Canzonissi­ma. Certo, l’ambito era europeo, ma il nuovo direttore artistico già allora era specializz­ato anche nel repertorio italiano delle arti visive. Ricordo infatti le bellissime musiche di scena per i movimenti di passerella di un’altra trasmissio­ne da lui animata col talento del vero uomo di teatro, Miss Italia: erano musiche, forse (se mi si concede una critica), un po’ troppo raffinate. Dovevano essere di Boulez o di Romitelli, o forse di Takemitsu… mah, sono vecchio e la memoria a tratti vien meno. D’altra parte, il pubblico va educato alle esperienze culturali più alte e più complesse. Spero tanto che il nuovo direttore artistico riprenda una sua formula elegante e “intrigante”, quella dei Telegatti. Anche qui la memoria è tremolante, ma mi par di ricordare una puntata particolar­mente fine, in cui il conduttore leggeva una delle poesie di Baudelaire sui gatti e il poemetto di Thomas S. Eliot Old Possum’s Book of Practical Cats, e poi Jessie Norman e Kathleen Ferrier eseguivano il Duetto d’amore di due gatti attribuito a Rossini… O sbaglio? Sapete, oramai sono un vegliardo squarquoio, e i ricordi si accavallan­o…

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