Classic Voice

CLASSIC VOICE ALBUM

Se confrontat­o al Pollini coevo, il sentire di Cortot filtrato attraverso Dino Ciani è più attento alla retorica romantica schumannia­na nelle Davidsbünd­lertänze. Mentre con la Wanderer Fantasie di Schubert si riapre la questione di come avrebbe potuto evo

- DI LUCA CHIERICI

Se confrontat­a al Pollini coevo, si riapre la questione di come avrebbe potuto evolversi una personalit­à vivace e inquieta come quella di Dino Ciani

Fu grande l’ondata di commozione che accompagnò la notizia della scomparsa di Dino Ciani a causa di un incidente d’auto avvenuto il 27 marzo del 1974 nei pressi di Roma. Ma al di là della sentita testimonia­nza di molti amici e colleghi che ebbero l’occasione di far musica con lui, da direttori come Gianandrea Gavazzeni e Carlo Maria Giulini fino a Claudio Abbado e Riccardo Muti, a pianisti come Nikita Magaloff e Maurizio Pollini, a una cantante come Leyla Gencer, l’acquisizio­ne critica dell’arte del pianista fiumano si consolidò nel tempo sia andando a rileggere ciò che avevano scritto di lui figure come quella di Duilio Courir e tutti gli altri critici che avevano assistito ai suoi concerti, sia esaminando il lascito discografi­co di Ciani, un lascito piuttosto anomalo composto sì da alcune incisioni ufficiali ma soprattutt­o da molti nastri registrati in occasione di concerti pubblici o addirittur­a nella casa del pianista sul Lago Maggiore, meta di molti incontri conviviali durante i quali si era soliti far musica fino a tarda notte.

Il repertorio contenuto nel primo disco inciso da Dino Ciani nel 1960, a diciannove anni, per la Ricordi francese fu molto probabilme­nte ispirato dagli studi compiuti dal pianista a partire dal 1958 (e poi fino al 1962) a Parigi, Siena e Losanna alla scuola di perfeziona­mento di Alfred Cortot. Le registrazi­oni di alcune ore di lezioni tenute da Cortot a Parigi, recuperate qualche anno fa a cura di Murray Perahia, non comprendon­o esempi schubertia­ni e schumannia­ni e quindi in particolar­e non toccano la Wanderer Fantasie e le Davidsbünd­lertänze. Abbiamo però documenti ineccepibi­li che testimonia­no l’interesse (diremmo proprio l’amo-

re) di Cortot per queste pagine bellissime, e in particolar­e l’ incisione in studio delle Davidsbün dl ertänze effettuata dal grande pianista nel 1929 e le éditions de travail relative alle due opere. Nel primo caso Ciani non si avvicina che in parte al fascino immenso di una delle incisioni più toccanti di tutta la storia del disco, ma segue gli insegnamen­ti di Cortot attraverso la sensibilit­à di un interprete alla soglia degli anni Sessanta, rievocando non tanto il gusto per la sonorità (inimitabil­e) ma il tipo di retorica utilizzata da Cortot per ricreare lo spirito profondame­nte romantico del capolavoro schumannia­no. Nella Wanderer Fantasie, Ciani sembra seguire le indicazion­i di fraseggio di Cortot, che peraltro non interviene su questo testo così in profondità come aveva fatto nel caso di Schumann.

Se alle incisioni comprese nel nostro download aggiungess­imo quella relativa alle Novellette op. 21 di Schumann, effettuata da Ciani in epoca più tarda, ci renderemmo conto di come il lascito del giovane pianista sia importanti­ssimo anche per proporre al nostro esame un esempio sufficient­emente veritiero di quella che avrebbe potuto essere l’ interpreta­zione da parte di Cortot sia dellaWan de rer che appunto dell’op. 21 di Schumann, opere delle quali purtroppo non esiste testimonia­nza sonora da parte del pianista svizzero. E l’ esame delle Davidsbün dl ertänzee soprattutt­o dellaWande­rer suonate da Ciani riapre un altro argomento, quello relativo al ruolo del pianista scomparso confrontat­o a quello che negli stessi anni ebbe Maurizio Pollini nel panorama musicale italiano e internazio­nale. L’incisione e le esecuzioni dal vivo della Wanderer da parte di Pollini (e parliamo ora di un periodo appena successivo alla scomparsa di Ciani) ci presentano un retroterra completame­nte diverso, nel quale non esistono più suggestion­i pur felicement­e datate come quelle cui fanno riferiment­o il disco e il sentire di Cortot filtrati attraverso le dita di Ciani. A maggior ragione si viaggia in tutt’altro universo se si ascoltano le Davidsbünd­lertänz e suonate da Pollini in pubblico a partire dal 1986 e incise più tardi. Si è compiuta nel frattempo, in altre parole, una trasformaz­ione epocale che ha tenuto conto di molti nuovi parametri: dal rinnovamen­to del gusto alla naturale inclinazio­ne interpreta­tiva del pianista milanese rispetto a quella propria di Ciani, allo studio degli Urtexte. In questo contesto di mutazioni, a mio parere, l’ incisione pollini anadellaWa­nderer esce assai avvantaggi­ata, per brio, livello tecnico, concezione generale dei tempi. Non così avviene perle Davi dsbün dl ertänze,dov el’ interpreta­zione, seppur di alt olivello, di Pollini - più rigida, meno flessibile e meno attenta alla retorica romantica - non fa rimpianger­e certo la poesia del messaggio di Cortot-Ciani. Resta poi da vedere, infine, quali altre strade avrebbe potuto intraprend­ere un personaggi­o inquieto e culturalme­nte vivace come Ciani, a quali altri lidi sarebbe potuto approdare una volta smaltita una pur evidente infatuazio­ne per l’insegnamen­to di Cortot. Nessuno potrà mai saperlo, anche se l’atteggiame­nto di Dino Ciani verso un repertorio moderno centrato sui nomi di Bartók o di Dallapicco­la, studiato solamente attraverso la propria, personale sensibilit­à, ci dà oggi una indicazion­e del livello di intuito musicale e di analisi cui il pianista era giunto nel percorso della sua intensa seppur breve esistenza.

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