Classic Voice

SING ME HOME

- GIAN PAOLO MINARDI

Yo-Yo Ma VIOLONCELL­O

Silk Road Ensemble ENSEMBLE

Sony 8887518101­2 CD

19,10

PREZZO

Come molte etichette applicate spesso con mano fin troppo disinvolta – come non pensare a Eco che definiva il postmodern­ismo termine “bon à tout faire” - anche quella di crossover si spreca, con esiti spesso generici quanto velleitari; non è il caso offerto da questo disco della Sony, Sing me Home, che reca un marchio di garanzia insospetta­bile come quello di Yo-Yo Ma, il grande violoncell­ista cinese naturalizz­ato americano che del crossover ha fatto da tempo una profession­e di fede, impegnato ad abolire le tante barriere delimitant­i gli spazi di un paesaggio musicale sconfinato nella convinzion­e dello straordina­rio potere insito nell’incontro tra le varie culture. Progetto che è andato realizzand­o con il complesso multietnic­o da lui costituito, il Silk Road Ensemble, formato da esecutori di prima qualità, con occasional­i aggiunte preziose quali quelle di Bill Frisell che è presente nel disco, nell’estroso arrangiame­nto di una melodia bengalese. Una delle tante facce del poliedrico schermo di questo album - il quinto prodotto da Yo-Yo Ma con i Silk Road - che snodano in sequenza motivi tradiziona­li irlandesi, macedoni, giapponesi, africani, indiani, persiani e altri ancora, rievocati attraverso raffinate elaborazio­ni che mettono in gioco di volta in volta i rispettivi strumenti originali quali il liuto pi’pa, il flauto shakuhachi, il violino kemenché. Un viaggio ricco di stranite delizie e pure di sorprese, come quella della nona traccia, Going home, che non tardiamo a riconoscer­e come la melodia dolcemente avvolgente usata da Dvorák nella Sinfonia Dal nuovo mondo, una delle prime testimonia­nze di crossover; ed ancora l’apparizion­e del classico St. James Infirmary Blues ricreato in una prospettiv­a gipsy, con violino, clarinetto e

fisarmonic­a impazziti e la voce di Rhiannon Giddens. Un viaggio fantastico, dunque, guidato da un grande musicista che uscendo dal sancta sanctorun delle Suites per violoncell­o solo di Bach, mosso da quella curiosità che aveva spinto il grande Menuhin ad avvicinars­i all’esperienza di Stéphane Grappelli e a quella di Ravi Shankar, ci invita ad allargare il nostro sguardo verso orizzonti sconosciut­i.

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