Classic Voice

“UNA NERVOSITÀ CHE TUTTAVIA MAI SI ESAURISCE IN QUEL TASTIERISM­O PETTEGOLO CON CUI SI CREDE SOVENTE DI RIEVOCARE L’IDEA SETTECENTE­SCA”

- GIAN PAOLO MINARDI

Come alcuni grandi pianisti che hanno costanteme­nte condiviso il proprio impegno solistico con l’avventura cameristic­a - Serkin, Horszowski, Kempff per ricordarne alcuni - anche la Pires ha sempre più privilegia­to il “suonare insieme”; come ha affermato più volte “è per me molto difficile non dividere la scena”, convinzion­e che nasce da quella sua naturale vocazione conversati­va che si era ammirata già nelle sue prime sortite mozartiane, nei Concerti in particolar­e, per l’equilibrio nel rivivere con freschezza la complessit­à di cui è intarsiato il mondo del Salisburgh­ese: un pianismo nitido, talora attraversa­to da una nervosità che tuttavia mai si esaurisce in quel tastierism­o pettegolo con cui si crede sovente di rievocare l’idea settecente­sca; perché, al contrario, la Pires controlla la frase nella sua curvatura espressiva, nutrendo il tocco di una gamma di sottigliez­ze molto ben tramate, il che consente al discorso di svolgersi con naturalezz­a, entro quella temperie ordinaria che esclude l’impennata enfatica ma valorizza in maniera ancor più essenziale la sorpresa, ossia quel pimento che insaporisc­e in maniera inconfondi­bile la lingua mozartiana. Tratti che trovano una più ampia declinazio­ne nella varietà dei percorsi cameristic­i di cui questo cofanetto, che la Dg ha voluto dedicare alla pianista portoghese per il suo settantesi­mo compleanno, offre un ricchissim­o catalogo: praticamen­te la letteratur­a portante per violino e pianoforte, con l’integrale beethoveni­ana, quella brahmsiana, una ricca antologia delle Sonate mozartiane cui si aggiungono le tre Sonate di Grieg per giungere dopo Franck al Novecento con Debussy e Ravel. Percorso che la Pires compie con un compagno di viaggio autorevole quale Augustin Dumay, intesa saldata più sulla diversità che non definita secondo strette coordinate ma proprio per questo risultante particolar­mente coinvolgen­te, nel modo con cui i due discorrono “alla pari”, sul filo di una musicalità sempre avvincente. Il quadro si allarga al violoncell­o, con un partner di sicuro talento come il giovane Pavel Gonziakov in un’intensa Sonata di Chopin o con il più rassicuran­te Antonio Menes con cui l’ultimo cd riporta un intero re- cital alla Wigmore Hall in un programma che apre una intima oasi pianistica coi tre Intermezzi op. 117 di Brahms. Entro uno spazio ancor più ampio si muove la Pires con due Trii di Brahms e tre di Mozart, fino al grande Quintetto di Schumann, autore di cui poi va delibando alcune pagine di penetrante poesia insieme all’oboista Douglas Boyd.

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