BELLINI NORMA
INTERPRETI M.J. Siri, R. Pellizzari, S.
Ganassi
DIRETTORE Michele Gamba REGIA Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi
AUDITORIUM Sferisterio FESTIVAL Macerata Opera “Direi che l’idea registica abbia puntato soprattutto sul fantasioso impianto scenico, ma non sulla gestualità, in genere piuttosto tradizionale e prevedibile”
La sorpresa maggiore della Norma, proposta come secondo pannello (nonostante la sua cornice gallica, ma grazie al suo autore siciliano) al Festival “Mediterraneo” dello Sferisterio di Macerata, è data senz’altro dalla lettura registica di Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi, che han- no sottolineato dell’opera belliniana il tragico scontro - quanto contemporaneo! - tra Galli e Romani, e l’hanno raffigurato attraverso un suggestivo intrico di reti oscure e altre figurazioni simboliche (forse foreste, altari lignei, una bianca immagine lunare sbranata elevata in cielo dalle sacerdotesse) disegnate da Federica Parolini e appoggiate al petroso Muro maceratese: una sorta di barriera che separa i personaggi che agiscono nel dramma, ed entrano ed escono sulla scena violentando le reti. Impossibile l’unione tra Norma e Pollione, pur presenti fin dalla sinfonia come una coppia moderna che gioca con due bambini di diverse stirpi, e forse un sogno ideale la loro fuga attraverso il portale centrale, invece del rogo cui li condanna il libretto belliniano. Naturalmente, in questa radicale lettura vanno perduti gli elementi drammaturgici classico-romantici come la rivalità (e poi l’alleanza affettuosa) di Norma e Adalgisa all’interno del triangolo amoroso, la figura di Pollione rimane tendenzialmente generica nel suo ruolo di eroe-amatore; e, soprattutto, la componente musicale belcantistica, cardine della scrittura belliniana, può apparire di un sapore quasi arcaico all’interno della rilettura moderna di una tragedia classica. Direi che l’idea registica abbia puntato soprattutto sul fantasioso impianto scenico, ma non sulla gestualità, in genere piuttosto tradizionale e prevedibile (braccia tese verso l’alto, fissità dei cori e di Oroveso, abbracci tra Norma e Adalgisa); e il direttore Michele Gamba, pur richiedendo sonorità più consistenti all’Orchestra Regionale delle Marche, ha affrontato tutto il primo atto con tempi tendenzialmente agitati, bypassando la componente sacrale degli interventi corali; poi, al secondo atto, i tempi si sono fatti più distesi; gli interventi dell’ottimo coro “Vincenzo Bellini” valorizzati in quanto di monumentale Bellini ha richiesto: autentica presenza commentatrice in una tragedia di taglio classico.
Per quanto riguarda gli interpreti vocali, eccellente la prova tenorile di Rubens Pelizzari, un Pollione dai bellissimi, robusti centri e dagli acuti squillanti, personaggio credibile anche sul piano drammatico nonostante la contraddittorietà del dramma; Sonia Ganassi, che abbiamo ascoltato altre volte in prestazioni magnifiche, ci è apparsa ancora sicura nella scrittura virtuosistica, ma un po’ più fragile come sonorità, e con acuti tendenti al grido. Sicuro Oroveso, anche se di timbro piuttosto baritonale, Nicola Ulivieri. Ma Norma, si sa, è opera da protagonista, e francamente la vocalità di Maria José Siri ci è sembrata poco adatta a questo ruolo: timbro chiaro (che ha avuto qualche bel momento lirico, come nel toccante arioso di apertura al II atto, ma ha deluso in “Casta diva”), agilità insicura, scarsa incisività drammatica (ad esempio in tutto il finale). Pure, il pubblico ha riservato applausi calorosi alla componente musicale, e non ha in alcun modo contestato l’originale impianto scenico-registico di Giacomazzi e Di Gangi.