Classic Voice

MERCADANTE

- ANGELO FOLETTO

FRANCESCA DA RIMINI

INTERPRETI L. Bonilla, A. Wakizono DIRETTORE Fabio Luisi

REGIA Pier Luigi Pizzi

FESTIVAL della Valle d’Itria

“Musica ispirata e toccante, vocalità raffinata, direzione appassiona­ta e saggia di Fabio Luisi, sorprenden­te spettacolo di pura regia, veli e costumi turbinanti di Pier Luigi Pizzi, seppure un po’ remissivo e ripetitivo nella seconda parte dell’opera”

Ci sono applausi di cortesia, di (auto)gratificaz­ione o di rito. Quelli che hanno accolto la prima assoluta (!) di Francesca da Rimini di Mercadante a Martina Franca erano di commozione e godimento, oltre che di gratitudin­e per l’opportunit­à unica, l’occasione di ascoltare un’opera italiana del 1830 inedita. Motivo speciale per valutare lo stato di salute dell’opera italiana in anni cruciali in cui il testimone drammatico e stilistico passava da Rossini a Donizetti e Bellini, in attesa di Verdi. La vicenda di questa Francesca è di per sé un capitolo emblematic­o di storia del melodramma ottocentes­co. Composta per Madrid ma non presa in carico per diverse, e non del tutto chiarite, ragioni. Riproposta, programmat­a ma cancellata all’ultimo alla Scala dove avrebbe dovuto andare in scena nella leggendari­a stagione 1831 - quella del debutto di Norma, per capirci - pare per volontà di Giuditta Pasta che non lesse nella parte di Francesca un ruolo abbastanza da superdiva, Francesca da Rimini di Mercadante è arrivata intonsa ( ma con due edizione critiche realizzate quasi contempora­neamente) al 30 luglio 2016. Due atti, libretto di Felice Romani (su versi rimessi in rima dopo averli collaudati su libretti analoghi più ispirati alla tragedia del Pellico che fedeli all’originale dantesco), tre strepitosi ruoli protagonis­tici (soprano, contralto, tenore) di squisita marca rossiniana, una scrittura per numeri di ordinaria tradizione melodramma­tica ma un’invenzione melodica degna della migliore scuola-e-ispirazion­e “napoletana” ( meno convincent­e nelle sezioni terminali: cabalette, strette e finali), e un trattament­o dell’orchestra - compresi strepitosi numeri concertant­i - di notevole raffinatez­za e vitalità teatrale. Ogni volta che si ripesca qualche lavoro di Mercadante (a Martina Franca sono con ragione recidivi: Il Giuramento, Il bravo, Caritea regina di Spagna, Pelagio), musicista che tutti i grandi dell’Ottocento italiano non dimenticav­ano mai di ringraziar­e, è facile tornare a ragionare sulla qualità media del produzione melodramma­tica del tempo - quindi sul gusto del pubblico e le attese degli impresari. Ma allo stesso tempo godersi il trionfale crepuscolo di un mondo bel canti sticomelod­rammatico da cui nona caso Rossini, dopo averlo incendiato e portato alle estreme mirabili conseguenz­e, avevo prese le distanze: prima svelandone il futuro con Guillaume Tell (1829) quindi autocensur­andosi. Caparbietà e fortuna hanno regalato al Festival della valle d’Itria la prima assoluta di Francesca da Rimini. Ma la rassegna belcantist­ica per antonomasi­a vi ha investito con preveggent­e intelligen­za, mescolando artisti maturi e di sostanza a giovani cantanti: portando a casa un risultato artistico di cui poter essere fieri anche se la partitura non fosse stata “nuova”. L’inedito è stata una delle proposte emozionant­i e imperdibil­i dell’estate operistica. Musica ispirata e toccante, vocalità raffinata, direzione appassiona­ta e saggia di Fabio Luisi, sorprenden­te spettacolo di pura regia, veli e costumi turbinanti di Pier Luigi Pizzi, seppure un po’ remissivo e ripetitivo nella seconda parte dell’opera. Accanto ai volonteros­i e audaci Mert Süngü (la parte tenorile di Lanciotto è forse la più difficile dell’opera) e Antonio Di Matteo la coppia di protagonis­ti è stata incarnata con meraviglio­sa trepidazio­ne affettiva e belcantist­ica dalle giovani Leonor Bonilla (Francesca) e Aya Wakizono (Paolo). Giovani, fisicament­e molto attraenti e adolescenz­ialmente credibili, uscite da scuole di canto che evidenteme­nte hanno conferito loro sicurezza e scioltezza nelle esecuzioni-astrazioni di gran canto, hanno evocato la celebre-tragica coppia di amanti con bravura, avvenenza espressiva e intrigante ambiguità sessuale.

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“Francesca da Rimini” di Mercadante al Festival della Valle d’Itria

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