Classic Voice

HAYDN

- PAOLO PETAZZI

SINFONIE N. 4, 42, 64 L’ISOLA DISABITATA: OUVERTURE SOLO E PENSOSO “Haydn 2032. N. 3 Solo e COLLANA pensoso” Giovanni Antonini DIRETTORE Il Giardino Armonico ORCHESTRA Francesca Aspromonte SOPRANO Alpha 672 CD 18 PREZZO

Il terzo cd della registrazi­one delle sinfonie di Haydn, che Giovanni Antonini dovrebbe completare entro il 2032 (terzo centenario della nascita) porta il titolo di un’aria con orchestra del 1798, composta da Haydn nella tarda maturità, tra i due grandi oratori tedeschi. Si basa sul celebre sonetto di Petrarca (n. 35 del Canzoniere), e nella prima parte (le due quartine) integra in modo affascinan­te la scrittura vocale e orchestral­e. Suscita sorpresa e una certa delusione la seconda parte perché Haydn intende le due terzine in senso gioioso, con leggerezza. In ogni caso una rarità di grande interesse, che dovrebbe offrire la chiave “pensosa” e malinconic­a della concezione del cd. Le sinfonie n. 4, 42 e 64 hanno in comune soltanto il fatto che nel tempo lento gli archi devono suonare “con sordino”, in una dimensione raccolta e velata che si può mettere in rapporto con il titolo petrarches­co del cd. Queste tre sinfonie, che non sono tra le più note, presentano altri aspetti di notevole rilievo, la cui originalit­à forse è valorizzat­a dalla concezione non cronologic­a delle registrazi­oni di questo ciclo dedicato a Haydn. Nello stesso contesto colpisce il clima meditativo della sezione iniziale dell’ouverture per L’isola disabitata. Le associazio­ni proposte da Antonini possono essere discusse; ma gli aspetti positivi e stimolanti di questo modo di registrare le sinfonie di Haydn mi sembrano notevoli. Non possiedo i primi due cd: del secondo (“Il filosofo”) ho letto con interesse la recen- sione di Carlo Vitali nel n. 200 di “Classic Voice”, che contiene apprezzame­nti positivi e riserve su alcuni tempi precipitos­i o strascicat­i. Nel terzo cd gli stacchi dei tempi mi sembrano dettati da una logica persuasiva, non riconducib­ile alla preoccupaz­ione di sorprender­e che in qualche caso ha caratteriz­zato le interpreta­zioni di Antonini. Egli tende a esaltare negli Allegri le esplosioni drammatich­e (soprattutt­o nelle sinfonie 42, del 1771 e 64, del 1773), mantiene nei tempi lenti una tesa concentraz­ione e trova nel “suo” Giardino Armonico un gruppo di collaborat­ori ammirevoli.

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