CHOPIN
LE REGISTRAZIONI COMPLETE PER LA DEUTSCHE GRAMMOPHON Martha Argerich PIANOFORTE Mstislav RostropoVIOLONCELLI vich e Mischa Maisky Claudio Abbado e DIRETTORI Mstislav Rostropovic 5 CD Dg 4796068 26,50 PREZZO
Il primo periodo discografico della Argerich coincide con quella oramai mitica stagione che la vedeva ancora presente in pubblico in qualità di protagonista di un intero recital. Sembra ancora oggi impossibile il fatto di averla potuta ascoltare a Milano l’ultima volta nel lontano 1982, in una Kreisleriana e una Settima di Prokofiev davvero di fuoco. Nel 1982 erano ancora vivi, vegeti e attivi nelle sale da concerto pianisti come Michelangeli, Arrau, Horowitz, Serkin, Kempff, Gilels: come a dire gli esponenti più in vista di un mondo che oggi ci appare così lontano. Ed era altrettanto naturale pensare che la pur bravissima Martha, al cospetto di costoro, non potesse essere paragonata in quanto a doti di saggezza, di analisi, di fascino del fraseggio e ovviamente di esperienza. Il caso Argerich appare oggi ancora più strano se consideriamo il suo silenzio trentennale, rotto solo da qualche parziale apparizione come solista. Trent’anni durante i quali la grande pianista ha continuato d’altro canto indefessamente a far musica di alta qualità, a fianco di altri colleghi o dell’orchestra.
Con interesse si riascoltano oggi queste incisioni che vanno ancora più indietro nel tempo, soprattutto al periodo della vittoria allo “Chopin” del 1965, incisioni che a quei tempi erano state quasi prese sottogamba dalla critica, come se si trattasse solamente del prodotto di una fantastica manualità associata a un istinto musicale piovuto dal cielo. E il contenuto di questo box della Dg si inoltra in un passato ancora più remoto, quello della vittoria a Bolzano e a Ginevra del 1957 o addirittura a quello delle prime uscite pubbliche della fanciulla prodigio nella sua città natale, testimoniate purtroppo da registrazioni amatoriali di bassa qualità.
A distanza di tanto tempo il giudizio non varia però in maniera considerevole. Pure avvezzi a ben altre “licenze” da parte di alcuni pianisti di grido delle giovani generazioni, si notano ancora qui molte devianze dal tactus “classico” - soprattutto in termini di velocità molto elevate - accettabili solamente in quanto sostenute da un controllo favoloso della meccanica e del suono, ma non del tutto convincenti nel senso del fraseggio. È questo un discorso complesso che coinvolge altri artisti della medesima generazione come ad esempio Pollini, interessati a una lettura dei classici che poco concede all’arte della retorica. Ma se i finali del secondo e del terzo Scherzo o della terza Sonata di Chopin incisi dalla Argerich possono far balzare dalla sedia in quanto ad abilità digitale, ci chiediamo ancora oggi quale sia il senso ultimo (in termini di musicalità) di queste esecuzioni. Lo stesso Pollini non cade mai in effetti del genere, che possono generare l’impressione di una perdita di controllo o appunto di una mancata comprensione dei significati del testo. E anche nelle Mazurke, dove all’inizio la Argerich sembrerebbe mostrare un lato più “umano” e in linea con il pathos di queste pagine straordinarie, spesso prevale il gioco pianistico fine a se stesso (l’op. 59 n. 3 o l’op. 33 n. 2 servano come esempio).
Il box contiene alcuni numeri registrati sia in studio che dal vivo (di Chopin le op. 58 e 59), testimonianza indubbia del fatto che non vi sono trucchi né inganni ma anche riprova di come, nella Argerich di quegli anni, prevalga la sfida virtuosistica fine a se stessa, poiché le velocità estreme sembrano essere ancora più spinte nel caso dell’evento pubblico. Altrettanto interessanti per i nostri scopi sono i paragoni tra la Sonata e l’Introduction et Polonaise brillante per violoncello e pianoforte nelle esecuzioni a fianco di Rostropovic e di Maisky. Nel primo caso (1980) vi è il fascino del suono e dell’aplomb del grande Slava, ma la parte pianistica è ancora condotta all’insegna della velocità e del virtuosismo poco diretto a nobili fini musicali. Nel secondo (Anno Domini 2000) ci troviamo di fronte a una pianista molto più matura, che sa tenere a freno una manualità incontenibile, una facilità troppo miracolosa, e che al contempo ha compiuto un notevolissimo cammino di approfondimento. Che il cielo ci conceda, da qui in poi, la possibilità di ascoltare ancora la bravissima e ora più saggia Martha in un intero concerto, tutto per noi.