Classic Voice

Teatrini & teatroni

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Il Coccia di Novara s’imbarca in un’Aida ( sì, Aida) e la porta tranquilla­mente a casa con successo di critica, e chi se ne importa, e di pubblico, e qui invece importa molto perché il teatro è costretto ad aggiungere una recita a furor di botteghino. L’Opera Giocosa di Savona si offre e offre la prima mondiale in epoca moderna dell’edizione originale in un atto della Nina, o sia La pazza per amore, e non è che molte grandi istituzion­i musicali italiane si siano ricordate che nel 2016 si celebrano (poco, come si è visto) i duecento anni dalla morte di Paisiello. Il Comunale di Modena presenta una stagione lirica di sei-titoli-sei, compresa una prima assoluta, Notte per me luminosa di Marco Betta, e in più celebra i cinquant’anni di carriera di Nucci con una seratona similMet, tre atti da tre opere diverse. Magari anche no, ma chissà le feste dei loggionist­i per “il Leo” inossidabi­le e amatissimo.

Sono solo tre esempi dell’attività di quei teatri che il legislator­e, bontà sua, definisce “di tradizione”. In effetti la tradizione è l’unica cosa di cui dispongono in abbondanza perché, quanto a soldi e personale, l’abbondanza finisce subito. Però fra mille difficoltà svolgono un’attività continua, hanno un pubblico che li riempie (cosa che non si verifica sempre nei teatroni, anche i più blasonati), producono e coproducon­o, fan-

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