Interpretazioni pensanti
Egregio direttore,
Ho ascoltato il Don Giovanni di Mozart (Sony, 2016) diretto da Teodor Currentzis, il greco-russo che vive e lavora in Siberia con i suoi fedelissimi di MusicAeterna. Mi ha talmente colpito che ho cominciato a chiedermi cosa significhi veramente interpretare (e trasferire la propria visione agli orchestrali di turno) una pagina di musica. Chiedo a lei, in qualità di critico musicale attento conoscitore delle più raffinate sfumature di chi lavora a una partitura assieme a una compagine sinfonica o da camera, quale scintilla scaturisca da un Currentzis tale da distanziare altre, pur autorevoli, letture dello stesso autore?
Laura De Magistris
Gentile Laura, il caso vuole che questo mese dedichiamo la storia di copertina proprio a Currentzis. Dunque rimando alle pagine successive e passo a un esempio concreto. Nella Ouverture del Don Giovanni (chi non ha il cd può ascoltarla come traccia plus) mi ha colpito il fatto che l’inizio, drammatico e solenne al tempo stesso, sia staccato con un tempo più veloce del solito. D’altra parte Mozart nell’autografo scrive Andante, non Lento. E per contrasto l’Allegro che segue, abitualmente gioioso, con Currentzis risulta all’ascolto più trattenuto, più accentato, più “serio”. Così facendo il direttore elimina in un colpo solo sia la patina romantica dell’opera, sia quella buffa. Ci dice che Don Giovanni è prima di tutto una grande opera tragica. Ecco: quello che fa la differenza – accanto alle prove, alla bravura dei musicisti, alla loro solidarietà e responsabilità – è il pensiero. E Currentzis dimostra di averne, in profondità.